giovedì 24 ottobre 2013
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«Il nostro obiettivo è trovare il giusto equilibrio tra la protezione della sicurezza e la privacy dei nostri cittadini...». Sono da poco scoccate le 11 del mattino, quando il segretario di Stato americano John Kerry assicura la disponibilità e collaborazione dell’amministrazione a stelle e strisce, in risposta alla richiesta appena formulata dal premier Enrico Letta di «verificare le indiscrezioni su eventuali violazioni» della riservatezza delle comunicazioni dei cittadini del nostro Paese.

All’incontro, durato un’ora e un quarto nella sala dei Galeoni di Palazzo Chigi, partecipa anche il ministro degli Esteri Emma Bonino: i temi sul tavolo sono di rilievo (Medio Oriente, Iran, Libia, Siria), ma c’è il tempo per affrontare anche lo spinoso dossier del Datagate, scoppiato dopo le rivelazioni di Edward Snowden, ex contractor dell’agenzia americana per la sicurezza nazionale Nsa. Uno scandalo riacceso nei giorni scorsi da un’inchiesta del quotidiano Le Monde (che ha denunciato una presunta attività di spionaggio su almeno 70 milioni di conversazioni, telefoniche e informatiche, di cittadini francesi) e subito divampato a livello internazionale, al punto da indurre il Garante per la privacy Antonello Soro a sollecitare con una lettera il governo a chiedere dettagli all’amministrazione Usa. Nell’incontro con Letta, (condito da ampi sorrisi, strette di mano e persino un accenno d’abbraccio immortalato dai fotografi) Kerry mostra un «atteggiamento cooperativo» di fronte alle preoccupazioni italiane: «È stata posta la questione per capire la veridicità delle informazioni di questi giorni, circa eventuali attività di violazione della privacy - riferiscono fonti di Palazzo Chigi –. Abbiamo riscontrato un atteggiamento cooperativo. E ci è stato confermato che l’amministrazione Usa ha posto la tematica under review, sotto revisione».

Oggi a Bruxelles, è facile immaginare che la questione ritornerà nei pourparler fra i capi di Stato e di governo, soprattutto per le clamorose voci relative al cancelliere tedesco Angela Merkel, ma anche in virtù del fatto che uno dei punti all’ordine del giorno del Consiglio europeo sia il tema della «digitalizzazione».

L’esito dell’incontro di ieri sembra comunque escludere frizioni fra Italia e Usa. Solo qualche ora prima, il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano, rispondendo alle sollecitazioni dei cronisti, era stato perentorio: «Non guarderemo in faccia a nessuno. Abbiamo un dovere di chiarezza verso i cittadini italiani e dobbiamo acquisire e dire tutta la verità». Segnali "distensivi" paiono anche quelli venuti fuori in serata dopo l’audizione, a Palazzo San Macuto, del sottosegretario con delega ai servizi d’intelligence, Marco Minniti, davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Ai membri del Comitato, presieduto dal leghista Giacomo Stucchi, Minniti ribadisce che il governo e gli 007 italiani non sono mai stati a conoscenza del programma occulto di sorveglianza telefonica e informatica della Nsa, chiamato «Prism». Fin dalle prime notizie di stampa sul caso Snowden, ha aggiunto il sottosegretario, «sono stati attivati canali diretti con gli Usa, con lo svolgimento di importanti incontri bilaterali, ai massimi livelli tecnici, che si sono aggiunti agli incontri svolti dal gruppo di lavoro Ue-Usa costituito appositamente lo scorso mese di luglio». In ogni caso, ha concluso Minniti, «con ragionevole certezza, è stata garantita la privacy delle comunicazioni tra cittadini italiani all’interno del territorio nazionale, oltre che delle comunicazioni originate dalle sedi diplomatiche all’estero».

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