mercoledì 1 aprile 2020
Ecco come vengono spesi i 10 milioni messi a disposizione dalla Conferenza episcopale italiana. Beni di prima necessità, ascolto, didattica online tra le principali attività in 2 18 diocesi
La coda davanti la mensa Caritas di Palermo

La coda davanti la mensa Caritas di Palermo - Fotogramma/ Alessadro Fucarini

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Sempre più persone, in questa fase di emergenza sanitaria, chiedono aiuto per i beni di prima necessità. E a loro danno una risposta le Caritas diocesane, grazie ai fondi messi a disposizione dalla Conferenza episcopale italiana sin dall’inizio della pandemia. Tutte le Caritas, infatti, segnalano un aumento significativo delle richieste di aiuti alimentari dal 20 al 50%, nelle varie forme in cui sono stati rimodulati i servizi: pasti da asporto, pacchi a domicilio, empori, buoni spesa. Anche i servizi per senza dimora sono stati adattati all’emergenza, in parte trasformati in comunità protette, oppure ridistribuiti su più strutture. Tutti interventi resi possibili grazie agli oltre 2 milioni di euro dei 10 milioni messi a disposizione dalla Conferenza episcopale italiana, utilizzati sin da subito dalle 218 Caritas diocesane per interventi di prima emergenza. La Presidenza ha inoltre deciso di destinare subito altri 4 milioni di euro per le attività delle Caritas diocesane che sono state maggiormente colpite dalla pandemia.

«Radicati nella fede, è importante camminare insieme con spirito, cuore e testa», si è rivolto il presidente di Caritas Italiana, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli ai delegati regionali e agli altri membri del Consiglio nazionale, ringraziandoli per quanto stanno facendo nelle varie diocesi per non far mancare la presenza concreta accanto ai più bisognosi.

Un altro intervento che accomuna tutte le diocesi – sottolinea Caritas italiana - è quello dell’ascolto, per via telematica o telefonica, con un’attenzione in particolare ad anziani e malati, ma anche pensato come sostegno psicologico per quanti sono provati e disorientati da questa pandemia. Altro fronte di impegno comune è quello della fornitura di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, igienizzanti) per operatori, o anche per strutture che ospitano le persone più fragili. Là dove sono più carenti alcune Caritas hanno anche iniziato a produrle. In molte diocesi, inoltre, vengono anche distribuiti aiuti alimentari e attivate iniziative specifiche per nomadi, circensi e giostrai costretti alla stanzialità; in altre vengono realizzati interventi di sostegno a iniziative per carcerati (accoglienza in caso di dimissioni dalle strutture o per chi può usufruire di pene alternative, supporto nelle necessità ordinarie data la sospensione delle visite dei familiari).

Non mancano poi iniziative rivolte alla povertà educativa in particolare dei minori con un sostegno allo studio e alla didattica a distanza. In altre diocesi si cerca pure di affrontare la difficile situazione dei migranti e richiedenti asilo, ora che sono sospesi i tirocini e i percorsi di inserimento e integrazione. Sempre mantenendo costante la ricerca di un lavoro in rete con altri organismi e la piena disponibilità a collaborare con gli enti locali nel rispetto delle rispettive competenze. In 65 diocesi in più si sono messe a disposizione le strutture diocesane per l’accoglienza di 1.100 persone tra medici, infermieri, persone in quarantena e senza dimora.

La somma rimanente del contributo Cei sarà utilizzata per i successivi interventi su tutto il territorio nazionale. Più di tutto infatti la Caritas è preoccupata che, come già avvenuto nelle precedenti crisi del 2008 e del 2012, l’attuale emergenza porti ad un aumento delle diseguaglianze sociali ed economiche fra le persone. «Questo invece è un tempo che richiede più solidarietà», ribadisce il Consiglio nazionale, che poi sottolinea l’importanza di continuare ad essere in prima linea e dare un segno di presenza e di speranza. Nelle prove c’è la fatica ma ci sono anche tanti segni positivi, come testimoniano ad esempio i tantissimi giovani che hanno dato disponibilità ad attività di volontariato e grazie ai quali le Caritas riescono ad assicurare molti servizi, anche mentre i volontari più anziani hanno temporaneamente sospeso il loro impegno in via precauzionale.

È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 - 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite: Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111 oppure Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474 o ancora Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013 oppure ancora attraverso UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

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