domenica 22 settembre 2019
Dopo 6 anni di costante calo, nel 2019 aumentano del 25% gli incendi di rifiuti, soprattutto domestici. Più efficaci invece i controlli sulle aziende responsabili degli abbandoni
Campania, si riaccendono i roghi
COMMENTA E CONDIVIDI

«Il dato di questi ultimi mesi mostra, rispetto allo scorso anno, un aumento dei roghi». Effetto delle nuove difficoltà del sistema rifiuti in Campania, del perdurante smaltimento degli scarti delle aziende in nero, ma anche della diminuzione dei controlli.

Non è la denuncia di qualche comitato della "terra dei fuochi" ma quanto scritto in una nota dell’incaricato per il contrasto del fenomeno dei roghi di rifiuti in Campania, il viceprefetto Gerlando Iorio. Documento ufficiale, dunque. Dati negativi, ma anche positivi. Strettamente intrecciati. «In questi mesi del 2019 i roghi di rifiuti sono tornati a crescere, dopo il calo del 2018, tornando ai livelli del 2017», ci spiega il commissario antiroghi. I dati non sono ancora disponibili in forma aggregata, ma è già possibile affermare che l’aumento è stato del 25%.

Infatti nell’area delle province di Caserta e Napoli caratterizzata da sversamenti e incendi, gli interventi di spegnimento dei Vigili del fuoco erano stati 1.978 nel 2017 e 1.511 lo scorso anno con un calo di 467, pari al 25%. In particolare, in provincia di Napoli vi sono stati oltre 317 roghi in meno rispetto al 2017, mentre in provincia di Caserta gli interventi dei Vigili del Fuoco sono stati 150 in meno. Dunque se quest’anno, nei primi sette mesi, siamo tornati ai roghi del 2017, non è azzardato affermare che l’aumento è stato del 25%. Un aumento preoccupante che viene dopo una costante diminuzione: nel 2012 gli interventi erano stati 3.984. A bruciare sono rifiuti 'prevalentemente domestici', con un incremento del 30%, e l’aumento dei roghi «ha riguardato anche i comuni napoletani e casertani non facenti parte dell’area cosiddetta Terra dei fuochi, ciò a dimostrazione che sul quadro generale influiscono le attuali difficoltà del sistema di gestione del ciclo ordinario dei rifiuti». Che come, abbiamo più volte scritto, è tornato a livelli di emergenza.

Ma questi dati sicuramente negativi sono probabilmente causati anche da un fatto positivo. La nota del commissario sottolinea, infatti, che «va anche evidenziato il dato positivo dell’assenza di incendi presso i siti di stoccaggio e trattamento rifiuti di Napoli e Caserta a seguito delle misure adottate attraverso i piani di controllo del territorio che vedono impegnati in larga parte i militari dell’Esercito». Una misura presa lo scorso anno dopo alcuni gravissimi incendi. Ma per farlo si è dovuto spostare una parte dei militari impegnati nel controllo quotidiano del territorio. La classica coperta troppo corta. «Alla vigilanza presso tali siti sono destinati 155 dei 200 militari che operano per la terra dei fuochi con la conseguenza che il numero delle pattuglie (ognuna composta da tre militari) disponibili per il controllo dinamico si è ridotto a una nel Casertano (che svolge 5 turni giornalieri impiegando complessivamente 15 militari) e due nel Napoletano (che svolgono sempre 5 turni giornalieri impiegando complessivamente 30 militari)». A fine giugno il contingente dell’operazione Strade sicure (compresi quelli destinati al presidio presso i siti di stoccaggio) è stato incrementato di 55 unità, 30 su Napoli e 25 su Caserta.

Ma evidentemente non basta. «I militari dell’Esercito – scrive il commissario – hanno segnalato che da quando è stato avviato il pur indispensabile presidio dei siti di stoccaggio di rifiuti a scapito del pattugliamento, sono diminuite le operazioni di controllo dei territori in collaborazione con le Polizie locali e sono aumentati i rinvenimenti di nuovi siti di sversamento di rifiuti». Un fenomeno che, avverte il viceprefetto, «necessita di accurata riflessione anche per individuare per tempo eventuali accorgimenti ai dispositivi di vigilanza eseguiti dall’Esercito in grado di rafforzarne l’impiego».

Va, invece, molto meglio il contrasto a monte, alla fonte dei rifiuti, con operazioni mirate sulle aziende. Grazie alle operazioni congiunte tra Forze dell’ordine e militari, svolte nei primi sette mesi del 2019, l’attività sanzionatoria ha registrato un incremento medio di circa il 50% rispetto allo stesso periodo del 2017, ma il miglioramento si riscontra anche rispetto al 2018 che già era stato un anno molto positivo. Infatti tra gennaio e luglio è ulteriormente aumentato il numero delle attività imprenditoriali e commerciali controllate, e delle aziende sequestrate. Le prime sono passate da 746 a 968 (+23%), le seconde da 208 a 370 (+44%). Nel 2018 il 27,8% delle aziende controllate è stato poi sequestrato per violazioni delle norme sui rifiuti, cioè 1 ogni 3,6, quest’anno si è saliti al 38,2%, cioè 1 ogni 2,6. Sicuramente un brutto segnale, perché dimostra che ancora oggi molti imprenditori scelgono l’illegalità. «L’abbandono di rifiuti, infatti, continua ad essere alimentato anche da aziende o piccoli produttori che smaltiscono illecitamente i materiali di risulta».

La conferma viene anche da altri dati. I veicoli controllati sono passati da 2.078 a 3.685, quelli sequestrati da 139 a 169. Le persone denunciate sono cresciute da 584 a 709 e le sanzionate da 309 a 572. «Ma il dato più rilevante – segnala il viceprefetto Iorio – è costituito dal numero degli arresti, che nel periodo gennaio-luglio 2019 sono stati 30, il 37% in più rispetto allo stesso periodo del 2018 quando ne erano stati effettuati 19». La conferma della gravità della situazione, di come il sistema economico, per gran parte in nero, continui a scaricare rifiuti illegalmente. Ma anche di come operazioni mirate possano colpire efficacemente gli ecocriminali. Per questo sarebbe molto importante potenziare le forze in campo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI