sabato 1 settembre 2018
Spostare ogni sei mesi le lancette dell'orologio è utile o dannoso? Le opinioni di un antropologo, un economista e uno psicobiologo
(Ansa)

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Tenere le lancette tutto l'anno su quella che oggi è l'ora legale, in vigore in estate? La maggior parte degli europei sarebbe favorevole, stando ai risultati di un sondaggio dell'Unione Europea. Risultati che hanno portato il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ad annunciare l'addio al cambio d'ora. Magari a vantaggio di quella legale, come vorrebbe la maggioranza degli intervistati (ma la scelta del fuso orario è competenza dei singoli Stati).

Sarebbe davvero vantaggioso avere più luce alla sera (e meno al mattino) tutto l'anno? O invece sarebbe meglio tenere sempre l'ora solare? E poi: è davvero un grosso disagio spostare le lancette ogni sei mesi? Abbiamo sentito le opinioni di un antropologo, di un economista e di uno psicobiologo.

L'antropologo: «Come ogni misurazione, è funzionale a chi la usa»

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È un vantaggio per l’economia. E anche per il turismo: la tesi è sostenuta con forza da chi non vuole rinunciare all’ora legale, da quanti la vorrebbe estendere a tutto l’anno. Se possono essere intuibili eventuali risparmi elettrici, cosa ci azzecca il turismo? Va da sé, spiega Tourism Alliance, una delle organizzazioni che nel Regno Unito si sono coalizzate per la campagna a favore dell’ora legale permanente: si allungano le mezze stagioni turistiche, in autunno e primavera, e c’è più luce di sera, quando la gente è in giro e le attrazioni turistiche sono aperte. L’ideale per l’Homo turisticus, un concetto introdotto nell’atropologia del turismo da Duccio Canestrini: «È vero, il prolungarsi della luce pomeridiana consente più escursioni. Come non apprezzarlo, visto che il turismo è diventato un lavoro? Per molti, il senso del viaggiare – spiega Canestrini – e poter dire “ho visto, sono stato, ho fatto”. Più alta la performance, più alta la soddisfazione. Quanto a me, quando arriva il momento di spostare le lancette dell’orologio, non so mai come comportarmi. Bisogna farle avanzare o tornare indietro?». Si intuisce che Canestrini non sia un sostenitore dell’ora legale a tutti i costi. «La sua normatività – spiega – contrasta con i bioritmi, introduce una disarmonia ed è comprensibile, di conseguenza, una riluttanza anarchica ad adeguarsi».

L’Homo sapiens ha sempre piegato la natura alle proprie opere, alle proprie necessità di misurazione. «L’ora legale – prosegue l’antropologo – nasce per ragioni di efficienza, secondo una logica industriale ed economicistica, per rispondere a esigenze di risparmio. È, comunque, l’ora, legale o solare che sia, è una convenzione culturale, non esiste in natura. Come qualsiasi misurazione del tempo, è funzionale a chi la usa. Il calendario venusiano andava bene per i Maya, quello lunare è stato adottato, tra gli altri, dagli indiani d’America, la maggior parte dei Paesi occidentali si regola con quello gregoriano, che è un sistema imperfetto come dimostra l’anno bisestile necessario per rimettersi in pari». Utile finché utile.

L'economista: «È una spinta ai consumi e ostacolo al microcrimine»

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Gli effetti principali dell’ora legale «fissa » proposta dalla commissione Ue sarebbero soprattutto sull’economia, vale a dire sui consumi legati ad una maggiore attività nelle ore serali, e sulla riduzione della microcriminalità. Oltre che sul benessere dei cittadini. Vittorio Pelligra, professore di Politica Economica presso l’università di Cagliari, è convinto che la questione ambientale, in termini di risparmio energetico e di riduzione dell’inquinamento sia invece a questo punto marginale.

«La questione è abbastanza complessa» spiega Pelligra. La storia dell’ora legale è una storia antica. L’idea dello spostamento delle attività quotidiane nella finestra di maggior illuminazione venne attuata per la prima volta nel 1916 in Germania. La finalità era quella del risparmio energetico, avendo più ore di luce. Ma oggi la situazione si è cambiata. «La stragrande maggioranza dei nostri consumi, circa il 95%, non è legato all’illuminazione degli ambienti – sottolinea il professore – . Il risparmio è diventato marginale: negli Usa è dello 0,3%, in Europa comunque al di sotto dell’1%». La revisione del sistema 'duale' per l’economista è necessaria ma non per tutelare l’ambiente. «Era un provvedimento nato in altri tempi, con motivazioni che sono venute meno. In alcuni casi l’ora legale porta ad aumento del consumo di energia perché spendiamo di più per condizionare gli ambienti. E l’inquinamento causato dalle auto potrebbe aumentare». Il vero vantaggio invece sarebbe a livello di consumi: avendo più luce si posso fare più cose, più attività all’aperto, più sport, più acquisti. Da non sottovalutare gli aspetti negativi dell’ora solare fotografati da alcuni studi epidemiologici. Pelligra cita tra gli altri l’aumento degli incidenti stradali nella prima settimana (6%), degli infarti (24% in più il lunedì successivo all’introduzione dell’ora legale) e in generale la riduzione del benessere soggettivo, vale a dire di «quanto ci si sente bene da zero a dieci». Secondo Pelligra i paesi nordici sono quelli che avrebbero minori benefici dall’introduzione dell’ora legale fissa, mente i paesi del Sud ne trarrebbero maggiori vantaggi. La Russia però ha già scelto lo switch all’ora legale permanente. Indispensabile il coordinamento tra tutti i Paesi. «Un altro aspetto che va sottolineato è che questa consultazione non è stata pubblicizzata» conclude Pelligra.

Lo psicobiologo: «Ma il corpo sa adattarsi senza grossi problemi»

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Seguire il ritmo naturale del sole: alzarsi all’alba con la luce, terminare la giornata al tramonto, con il buio. Cosa c’è di più naturale? Un tempo – neppure tanto lontano – alternative non ce n’erano: la luce del sole scandiva il tempo della vita e del lavoro, specie in campagna. Ma oggi che i campi sono spopolati e l’illuminazione artificiale è tale e tanta da essere diventata inquinante un’ora in meno o in più di luce naturale, la mattina o la sera, non può diventare un problema. Per nessuno, neanche per i bambini, i più sensibili al cambiamento.

«Può essere un fastidio, forse, ma non un problema. È vero – spiega Alberto Oliverio, medico e biologo – che alcuni individui riescono a resettarsi più velocemente. Significa che affrontano il cambiamento con più facilità riuscendo in poche ore ad assorbirlo. Per altri, sono necessari vari giorni e, quindi, è comprensibile che accusino un disagio». Fastidi come la stanchezza o il mal di testa, problemi con il sonno: niente di grave, in fondo, sebbene diverse ricerche – le più citate sono quella dell’Insespital di Berna e quella del ministero dei trasporti canadese – abbiano messo in relazione l’avvio dell’ora legale con un aumento degli incidenti stradali (una ricerca dell’Insespital di Berna e del ministero dei trasposti canadese).

I ritmi circadiani, influenzati dalla luce, non regolano solo l’alternanza sonno e veglia: «Anche la temperatura corporea di giorno e più alta, cala di notte. Ma il nostro fisico – spiega Oliverio – sa come regolarsi. Lo sperimenta anche chi viaggia. Arrivando a Tokyo o a New York, ci normalizziamo solo quando la temperatura corporea si armonizza con il ritmo solare e non con quello endogeno».

E non è un caso che tra i più strenui sostenitori dell’abolizione dell’ora legale ci siano i Paesi del Nord: «Ho abitato a Stoccolma e, lì, quando arriva la primavera e con essa la luce impazziscono di gioia perché a quelle latitudini gli inverni sono lunghi e bui. Anche le case sono fatte in modo da non creare ostacoli alla penetrazione della luce».

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