
Seraphine vive in una comunità rurale del Madagascar e dopo la nascita del suo bambino Ethan ha dovuto occuparsene da sola per mesi. Ethan è nato con la labiopalatoschisi, una malformazione congenita del palato e del labbro, ed è stato abbandonato dal padre che, come gli abitanti del villaggio, non ha accettato il bambino. Un giorno il pediatra di una clinica locale ha spiegato a Seraphine come nutrire correttamente Ethan e le ha parlato della possibilità di farlo operare nella città vicina, Antsirabe. Così Seraphine ha trascorso 21 ore in autobus con il piccolo Ethan per portarlo nella clinica.

Gruppo di mamme e pazienti dal Madagascar - Operation Smile - Lorenzo Monacelli
La peruviana Gabriela è stata lasciata sola dopo la nascita del suo bambino Leao, anche lui affetto da labiopalatoschisi. Come Seraphine, pure Gabriela non si è data per vinta e ha viaggiato sei giorni per arrivare a Lima e far operare il piccolo Leao.
Valeria ha perso il lavoro nel periodo della pandemia e, contemporaneamente, è rimasta vedova durante gli ultimi giorni di gravidanza. Sua figlia Lilia è nata con la labiopalatoschisi ma le restrizioni per il Covid-19 hanno reso quasi impossibile assisterla correttamente. Valeria ha dovuto aspettare diversi mesi prima di poter vedere sua figlia Lilia sorridere e nutrirsi senza problemi.
Sandy credeva di aver provocato lei stessa la labioschisi di suo figlio Dilan durante la gravidanza. Dilan poteva essere curato però l’intervento era troppo costoso e nel frattempo il piccolo cresceva costretto a subire gli sguardi intimoriti degli altri bambini. Poi Sandy è venuta a sapere dei programmi medici di Operation Smile in Guatemala e, dopo mille ostacoli, è riuscita a vedere il sorriso del suo bambino.

Janat e sua mamma dal Marocco - Operation Smile - Jasmin Shah
Queste storie mostrano come l’amore di una mamma superi ogni ostacolo e la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Il sorriso nasce anche dalla forza di una mamma” di Fondazione Operation Smile Italia ETS è dedicata proprio a loro, per celebrarne la forza e la tenacia. «Ho visto la resilienza e la determinazione dei genitori, in particolare delle mamme – afferma Marcella Bianco, direttrice della Fondazione Operation Smile Italia ETS – ne ho incontrate alcune che hanno superato molti ostacoli per dare questa opportunità di cura ai propri figli e donare loro il sorriso. Ho conosciuto una mamma che ha camminato per ore e ore con il proprio bimbo e perché per lei raggiungere il nostro centro di cura era la cosa più importante per offrire un futuro al figlio, che altrimenti avrebbe rischiato di essere emarginato». In alcune zone esiste un timore tale per alcune patologie, soprattutto verso queste malformazioni congenite, per cui i bimbi che ne sono affetti rischiano di essere esclusi dalla vita sociale e le loro madri, spesso, vengono abbandonate dalla famiglia e dalla comunità.
Luca Autelitano, coordinatore clinico del Centro di cura e formazione Operation Smile di Milano presso l’ASST Santi Paolo e Carlo, l’unico Centro dell’organizzazione in Europa, e dal 2013 medico volontario, racconta: «In Malawi mi ha colpito vedere che, dopo averci affidato i loro bimbi per essere operati, le mamme si sono riunite e hanno danzato di gioia perché per loro è stato un momento di grande liberazione e commozione».

Jobito, sua mamma e una nutrizionista volontaria di Operation Smile dal Guatemala - Operation Smile - Rohanna Mertens
«La labiopalatoschisi – spiega Autelitano – è una malformazione dovuta alla mancata fusione delle strutture che formano labbro e palato e rimane una fessura che crea problemi morfologici, estetici, funzionali e di socializzazione». L’origine di questa malformazione, diffusa ovunque nel mondo, è ancora sconosciuta, però c’è un insieme di fattori che possono aumentare il rischio di svilupparla. «Le condizioni igieniche, la malnutrizione, le malattie infettive – prosegue Autelitano – possono aumentare l'incidenza dei casi di labiopalatoschisi. Nei Paesi dove le risorse economiche sono limitate e le condizioni igieniche e di nutrizione sono scadenti può esserci un tasso di incidenza più alto».
È importante intervenire con un approccio multidisciplinare nei primi mesi di vita per scongiurare l’ipotesi di isolamento sociale dei bambini e assicurare un corretto modo di parlare. Gli adulti affetti da questa malformazione possono comunque essere curati ma il recupero di una condizione di normalità può essere più complesso.
Operation Smile è un’organizzazione internazionale che dal 1982 si occupa di bimbi e adulti nati con la labiopalatoschisi nei Paesi a basso e medio reddito. «In alcuni posti l’accesso alle cure è un privilegio di pochi e il nostro obiettivo – dice Bianco – è renderlo un diritto di tutti. Lo facciamo tramite programmi chirurgici e interventi strutturali, come percorsi di formazione per medici locali, per consentire una continuità di cure nei Paesi in cui operiamo». Nel corso degli oltre quarant’anni di attività, l’organizzazione ha guarito più di 400mila persone e ora si è posta l’obiettivo di arrivare a 1 milione di pazienti assisti gratuitamente entro il 2032. «Formare i medici – prosegue Bianco – significa creare dei moltiplicatori di salute. Più sono i medici e più pazienti verranno trattati. Creando le condizioni per l’accesso alle cure potremo raggiungere questo proposito ambizioso».
Curare questi bambini non significa solo guarirli da una malformazione, ma vuol dire dare a loro e alle famiglie la possibilità di avere una vita serena, di non essere emarginati, di mangiare e parlare senza problemi. «C’è una storia che mi commuove tantissimo – rivela Autelitano – ogni anno per il giorno della festa del papà ricevo un messaggio dalla mamma di un bambino che ho curato, mi fa gli auguri e mi dice che io sono il papà di tutti i bimbi che operato».
Per maggiori informazioni, consultare il sito di Operation Smile.