mercoledì 17 agosto 2022
È scontro FdI-Pd sul presidenzialismo. Renzi: meglio l'elezione diretta del premier, ma impariamo a rispettarci anche da avversari. Lega contro la Fornero, Meloni: no allo Ius scholae
Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in un comizio a Monza per le comunali di giugno

Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in un comizio a Monza per le comunali di giugno - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

«Il centro-destra italiano non ha nulla a che spartire con i movimenti populisti di estrema destra che hanno successo in altri Paesi europei». Silvio Berlusconi esce allo scoperto per rassicurare. Per spiegare che con una vittoria del centrodestra la lealtà all’Unione europea non sarà mai messa in discussione. «Noi, ma anche i nostri alleati, siamo un centro-destra europeo, occidentale, atlantico, che ha come unico riferimento la democrazia liberale», assicura il Cavaliere che chiosa: «Non parteciperei ad una maggioranza di governo se non fossi assolutamente sicuro della correttezza democratica, del senso di responsabilità, della lealtà all’Europa e all’Occidente, di tutti i nostri alleati». Poi subito attacca il Pd. «È il Partito Democratico - non certo noi - che ha appena stretto un’alleanza con l’estrema sinistra, con quelli che hanno votato contro l’allargamento della Nato a Svezia e Finlandia», sottolinea Berlusconi.

La campagna elettorale entra nel vivo e i toni si fanno, giorno dopo giorno, più accesi, anche se per Fi è ancora alle prese con il rebus liste, dopo le ultime polemiche interne. C’è un tema lealtà all’Europa. E c’è il presidenzialismo. «Nel congresso di Napoli del Msi si proponeva il presidenzialismo come viene proposto oggi da FdI e da Berlusconi», aveva attaccato Enrico Letta nei giorni scorsi alla Direzione del Pd. Ora arriva la reazione. «È il Pd ad aver reso necessaria la riforma presidenziale. Anche una Repubblica parlamentare può essere stabile, se i partiti rispettano il responso delle urne. Non è così però in Italia, a causa della spregiudicatezza del Pd. Per questo serve il presidenzialismo», scrive la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. E insiste: «Negli ultimi 20 anni, in Italia, ci sono stati undici presidenti del Consiglio: un’instabilità che penalizza gli italiani e il nostro rapporto con gli altri Stati. Per la sinistra, però, il presidenzialismo è un problema, per alcuni addirittura un pericolo per la democrazia».

Nel botta e risposta si infila Matteo Renzi. «In molti gridano alla deriva antidemocratica perché la destra ha proposto il presidenzialismo. Follia. Il presidenzialismo è radicato in tante moderne democrazie occidentali. Io preferisco l’elezione diretta del premier, non del Capo dello Stato, ma questo non significa che la proposta della destra sia un attentato alla libertà», chiarisce il leader di Italia Viva che bacchetta Letta: «Impariamo a rispettarci anche da avversari. Meloni e Salvini non sono un pericolo per la democrazia: quando si vota, è sempre una festa della democrazia. Meloni e Salvini sono un pericolo per l’economia, non per la democrazia: hanno fatto promesse assurde, irrealizzabili, flat tax insostenibili e ingiuste».

Le polemiche si accavallano e Berlusconi pensa alla campagna elettorale. «Molti italiani, troppi, quasi la metà, sembrano intenzionati a non votare. Il nostro compito è quello di far capire agli italiani delusi che andare a votare, e naturalmente votare per noi, è il solo modo per tutelare i propri interessi», ripete il Cavaliere che punta il dito contro le cose da correggere: «Solo chi è soddisfatto delle tasse, della burocrazia, della giustizia, degli stipendi, delle pensioni, della sanità può votare per la sinistra, che è il vero partito della conservazione».

I programmi si prendono la scena. «La Lega ha le idee chiare in materia previdenziale: vogliamo rendere strutturali Quota 41, opzione donna e Ape sociale. Sono tutti sistemi alternativi alla sciagurata riforma Fornero - difesa dal Pd anche se ingiusta e sbagliata - e che potranno essere scelti liberamente dai lavoratori italiani», dicono in una nota il responsabile Dipartimento lavoro della Lega, Claudio Durigon e il sottosegretario all’Economia, Federico Freni. Meloni attacca sul cosiddetto Ius soli: «È uno dei principali obiettivi della sinistra e a ribadirlo è Roberto Speranza, definito un punto di riferimento da Enrico Letta. Le loro priorità rimangono sempre le stesse, lontane dalla realtà e dai bisogni degli italiani».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: