giovedì 24 maggio 2018
Nel giorno delle consultazioni con i partiti, l'ex Cav ribadisce che Fi sarà all'opposizione. M5s e Lega difendono la scelta di Savona. Il no di Fdi, Pd e Civica popolare
Conte trova i numeri alla Camera e al Senato. Berlusconi dice «no»
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Si rafforza il governo guidato da Conte al Senato che, dopo le consultazioni di oggi, incamera nuovi 4 «sì» che gli consentono di far salire la sua maggioranza a 171 voti, dieci in più rispetto a quella assoluta (pari a 161). Durante le consultazioni a Montecitorio del presidente del Consiglio incaricato emerge infatti che i due senatori del Maie (Movimento associativo italiani all'estero) e gli altri due ex M5s si sono aggiunti ai 109 colleghi pentastellati e ai 58 della Lega. Portando dunque il totale, a 171 senatori su 318. Ma il numero dei sostenitori del governo M5S-Lega a Palazzo Madama e a Montecitorio potrebbe ancora salire, visto che i rappresentanti delle Autonomie tengono aperta l'interlocuzione con Conte. I senatori di Svp-Patt e Uv sono quattro.

Alla Camera sei deputati del Maie ed ex M5s voteranno il sostegno al nuovo esecutivo: si tratta di Silvia Benedetti, Alejandro Mario Borghese, Salvatore Caiata, Andrea Cecconi, Antonio Tasso e Catello Vitiello. A Montecitorio la maggioranza potrà comunque contare su numeri molto larghi, con un totale di 352 deputati su 630: 222 del M5s, 124 della Lega e sei del Misto.

Guardando alle prime fiducie dei governi immediatamente precedenti, Paolo Gentiloni ebbe alla Camera 368 sì e 169 al Senato. Matteo Renzi incassò 169 sì al Senato e 378 alla Camera. Enrico Letta ebbe alla Camera dei deputati 453 sì e al Senato 233. L'ultimo governo Berlusconi ricevette 335 sì alla Camera e 173 a Palazzo Madama. Andando a guardare ai due governi del centrosinistra guidati da Romano Prodi, nel primo (1996) i voti favorevoli sulla fiducia al Senato furono 173 e 322 alla Camera.
Nel secondo (2006) i numeri furono più risicati: quel Gabinetto ottenne la fiducia al Senato con 165 voti favorevoli e 344 voti alla Camera.

Conte: ora la lista dei ministri da presentare al Presidente, saranno politici

"Dedicherò l'intera giornata di venerdì ad elaborare una proposta da sottoporre a al presidente della Repubblica, i ministri che proporrò saranno politici, così come il sottoscritto, saranno persone che condividono obiettivi e programmi del governo del cambiamento e che avranno dato prova di poter adempiere alle funzioni pubbliche loro affidate con disciplina e onore". Ha detto il premier incaricato Giuseppe Conte al termine delle consultazioni.

Poi ha fatto sapere che al termine della giornata ha deciso di incontrare "una delegazione di risparmiatori che hanno sofferto per il
default di alcune banche: queste persone hanno il diritto di essere ascoltate dalle istituzioni, chiedono il rispetto dei loro diritti e che il loro risparmio venga tutelato, essendo frutto spesso di sacrifici. Questa tutela sarà uno di principali impegni di questo governo, il governo del cambiamento. Chi ha subito truffe o raggiri sarà risarcito".

Di Maio felice: andiamo avanti, ci sono tanti problemi da risolvere

"Poche parole per esprimere tutta la felicità del momento: abbiamo incontrato Conte e avuto modo di fare il punto su quello che ci aspetta nei prossimi mesi qualora il governo dovesse partire. Ci sono tante soluzioni da mettere in piedi per coloro che un'impresa ce l'hanno ma pagano il 60% di tasse, penso ai tanti imprenditori che pagano tasse per servizi che non vedono". Lo dice il leader del M5s Luigi Di Maio, al termine delle consultazioni con il premier incaricato Giuseppe Conte. "Siamo una delle due forze della
maggioranza che mira a governare 5 anni, vogliamo fare poche leggi e fatte bene. Spero che il Parlamento non continui a sfornare leggi in modo bulimico, ci sono tante legge da eliminare come il redditometro, lo spesometro, gli studi di settore. Non da sostituire con altra burocrazia, ma da eliminarle"

"Bisogna superare la buona scuola - ha aggiunto -, introdurre il salario minimo orario che è nel contratto del governo. E poi la sanità, con il merito al vertice delle aziende del Paese. C'è tanto da fare. Ci sono tanti problemi da risolvere".

Salvini: convinceremo anche il centrodestra che ora non ci appoggia

"Col massimo rispetto per tutto e per tutti non vediamo l'ora di realizzare ciò che nel contratto è stato sottoscritto. Siamo sereni, ottimisti e felici che il Paese possa avere finalmente un governo che passi dalle parole ai fatti", ha detto il leader della Lega Matteo Salvini dopo le consultazioni con il premier incaricato Giuseppe Conte."Ci piacerà - sostiene Salvini - che questo governo rappresenti il meglio settore per settore, e siamo sicuri che quando si passa dalle parole ai fatti tutti quelli che avevano qualche preoccupazione la smetteranno".
"Ci siamo confrontati - ha aggiunto- su come iniziare a realizzare le nostre proposte su tasse, pensioni, giovani, lavoro, immigrazione, infrastrutture da fare e non da smontare. Noi non vogliamo distruggere ma solo aiutare l'Italia a tornare a contare in tutti i contesti europei e mondiali. E siamo convinti che nelle prossime ore si possa partire con la soddisfazione di tutti, anche di
coloro che non voteranno la fiducia. Sapremo convincere gli amici del centrodestra non con i posti, perché sarebbe irrispettoso per noi e per loro, ma con i progetti".

La giornata

(di Alessia Guerrieri) Ancor prima che il suo partito fosse convocato alle consultazioni del premier incaricato Giuseppe Conte - il suo appuntamento è infatti fissato per le 17.40 di oggi pomeriggio - il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ricorda da che parte starà Fi con il nuovo governo. «Tale governo non potrà vedere il sostegno di Forza Italia, sia per la partecipazione di una forza politica con noi del tutto incompatibile come il Movimento Cinque Stelle - dice in una nota l'ex Cav - sia per i programmi già annunciati, gravemente insufficienti a dare una risposta ai bisogni degli italiani». Berlusconi infatti definisce il contratto tra M5s e Lega «un ingenuo libro dei sogni», in cui sono contenute «scelte preoccupanti».

In più, aggiunge, «questi primi segnali non sono affatto incoraggianti, e quindi non possiamo che confermare la nostra scelta di votare no alla fiducia e di stare all'opposizione di un governo che - al di là dei nomi - porta chiarissimo il segno dell'ideologia pauperista e giustizialista dei grillini».

Tutto questo mentre si apprestano a cominciare i colloqui tra il giurista Conte e i partiti, con una lista dei ministri già praticamente pronta (parola di Di Maio) che vede comunque ancora al dicastero dell'Economia il nome di Paolo Savona, gradito alla Lega. «Con Salvini e la Lega siamo perfettamente allineati ma è chiaro che adesso c'è il lavoro che passa tra il presidente incaricato e il Quirinale - conferma conversando con i cronisti a Montecitorio il leader pentastellato - Stiamo cercando i migliori profili per riuscire a portare questo Paese al cambiamento: tra i nomi c'è sicuramente quello del professor Savona». Ai M5s, sempre stando alle parole di Di Maio, dovrebbero invece andare il ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico.

A rincarare la dose sul nome di Savona all'economia che il responsabile del Carroccio Matteo Salvini: «Savona è la figura in grado di rimettere l'Italia al centro del dibattito in Europa». In diretta su Fb, infatti, il leghista ricorda che «pare che Savona in passato abbia avuto dubbi sull'efficacia sull'Euro: mi domando se ha senso il voto libero degli italiani, se va rispettato e qual è il problema se qualcuno mette a disposizione la propria competenza per discutere in Europa per il bene degli italiani».

Le consultazioni di Conte

Il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, accelera sulla composizione della squadra dei ministri e, a quanto si apprende da fonti parlamentari, punta a chiudere la partita entro sabato. Ma dal Quirinale, alla domanda se ci siano eventuali veti
presidenziali su alcuni ministri si risponde che il tema all'ordine del giorno non è quello di presunti veti ma, al contrario, quello dell'inammissibilità di diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell'esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti due.
Intanto il primo incontro del premier incaricato non è andato come si sperava. «Faremo un'opposizione in Parlamento che sarà costruttiva», dice infatti la leader di Civica popolare Beatrice Lorenzin al termine dell'incontro con Conte a Montecitorio. Vigileremo «con attenzione rispetto alle misure di un contratto davanti al quale abbiamo molte perplessità - prosegue - sia sulla sostenibilità delle misure rispetto alla economia reale del Paese sia sulla una visione dell'Italia nel contesto internazionale».
Anche la presidente di Fdi, Giorgia Meloni, al termine dell'incontro col premier incaricato Giuseppe Conte a Montecitorio, ha ribadito il suo no al nuovo governo, anche perché «secondo noi nasce con una fortissima impronta di M5s, a dispetto del fatto che le elezioni del 4 marzo sono state vinte dal centrodestra. Abbiamo purtroppo avuto la conferma di questo nostro timore perché Conte ha detto chiaramente di essere stato designato da M5s». Insomma sarà all'opposizione, ma non su tutto. «Noi ci saremo sui provvedimenti sulla sicurezza, sui temi del nostro programma, ci saremo - conferma - Ci saremo sulla flat tax, su cui vedo timidezza, per questi provvedimenti ci si consideri in maggioranza. Ma quando arriveranno provvedimenti che non condividiamo, non ci saremo».
Non va meglio, ma non è una sorpresa con il partito democratico. «Al presidente Conte abbiamo confermato le nostre valutazioni politiche, i nostri giudizi negativi rispetto a quello che è accaduto fin qui e alle scelte e ai contenuti del contratto di Lega e M5S che abbiamo trovato - replica al termine dell'incontro con Conte il reggente Pd Maurizio Martina - Se si parte da quelle scelte non si può che trovare il Pd su un fronte alternativo».
Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in realtà dopo il colloquio con Conte ha lasciato Montecitorio senza rilasciare dichiarazioni, anche perché forse aveva già stamane espresso il suo punto di vista sul nuovo governo. Tuttavia, prima di uscire si è fermato in un lungo faccia a faccia privato con il numero uno della Lega Matteo Salvini.

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