martedì 9 luglio 2019
Secondo l'accusa dei magistrati l'ex giudice avrebbe imposto un "dress code" e umiliato le allieve dei suoi corsi per la preparazione al concorso in magistratura
"Manipolava le borsiste", ai domiciliari Francesco Bellomo
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Galeotto fu il dress code. Un’ordinanza di arresti domiciliari per maltrattamenti ed estorsione è stata notificata a Francesco Bellomo, ex giudice barese del Consiglio di Stato assurto alle cronache dall’autunno 2017, quando furono svelate le umilianti condizioni che avrebbe imposte alle allieve dei suoi corsi per la preparazione al concorso in magistratura.

A Bellomo, che è stato destituito dal Consigliere di Stato nel gennaio 2018 (ma ha continuato a tenere lezioni nella scuola di formazione da lui diretta), il gip del Tribunale di Bari contesta «comportamenti sistematici di sopraffazione, controllo, denigrazione e intimidazione» nei confronti di 5 aspiranti ad entrare in magistratura, «offendendone in tal modo il decoro e la dignità personale, limitandone la libertà di autodeterminazione e riducendole in uno stato di prostrazione e soggezione psicologica».

L’ordinanza in affetti allinea pesanti testimonianze. Non solo l’ormai celebre dress code, secondo il quale le borsiste state tenute a vestirsi anche in modo provocante e comunque secondo i precetti di Bellomo, o l’altrettanto noto "contratto" che il docente avrebbe fatto firmare che avrebbe previsto per esempio «fedeltà nei confronti del direttore scientifico», «obbligo di segretezza sul contenuto delle comunicazioni» e persino «il divieto di contrarre matrimonio a pena di decadenza automatica dalla borsa»; ad esempio a un’allieva il giudice avrebbe imposto che «si inginocchiasse e gli chiedesse perdono», di un’altra avrebbe rivelato «dettagli intimi sulla sua vita privata» sulla rivista della scuola, una terza ha dichiarato di sentirsi vittima di «un contratto di schiavitù sessuale».

Irriferibili poi i messaggi e gli sms finiti nell’inchiesta, nei quali Bellomo a ogni minimo sgarro avrebbe infierito sulle ragazze con epiteti, denigrazioni, minacce di espulsione o di divulgazione di particolari scabrosi, «ritorsioni sul piano personale e professionale», azioni legali; «Mi sentivo messa in vendita», rivela una vittima. Un «sistema Bellomo» che mirava «alla manipolazione psicologica mediante condotte di persuasione e svilimento della personalità della partner nonché dirette ad ottenerne il pieno asservimento se non a soggiogarla, privandola di qualunque autonomia nelle scelte». In sostanza, secondo il gip, l’uomo utilizzava le borse di studio offerte dalla sua società per selezionare le allieve verso cui nutriva interesse, anche per esercitare un controllo personale e sessuale.

Il caso venne denunciato nel 2017 dal padre di una studentessa, quindi furono avviate due inchieste, a Bari e Piacenza, e il procedimento disciplinare poi approdato alla destituzione.

Ma l’ordinanza indaga l’ex giudice anche per calunnia e minaccia ai danni dell’attuale premier Giuseppe Conte. Quest’ultimo infatti, all’epoca dello scandalo, era presidente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi sul collega barese e da costui venne citato per danni insieme a un’altra componente della commissione, Concetta Plantamura, «incolpati falsamente» di aver esercitato «in modo strumentale e illegale il potere disciplinare», svolgendo «attività di oppressione» contro lo stesso Bellomo. Il tutto – ipotizza oggi il gip Antonella Cafagna – «per turbarne l’attività nel procedimento disciplinare a suo carico e impedire la loro partecipazione alla discussione finale, influenzandone la libertà».

Aggiornamento del 16 novembre 2020

Francesco Bellomo è stato assolto dal Tribunale di Piacenza, nel processo in cui era accusato di stalking e lesioni volontarie ai danni di una giovane allieva della scuola di formazione "Diritto e Scienza" dello stesso Bellomo. Per quanto riguarda le lesioni, Il giudice lo ha assolto perché "il fatto non sussiste" ed è caduta anche l'accusa di stalking perché nel frattempo era stata ritirata la querela già nel 2018 dopo una conciliazione tra le parti. Già a Milano era stata archiviata l'inchiesta in cui Bellomo era accusato di atti persecutori e violenza privata nei confronti di 4 studentesse della sua scuola. Ancora in corso a Bari il processo (il 3 dicembre davanti al giudice monocratico) per maltrattamenti ai danni di alcune ragazze.

Aggiornamento del ​27 settembre 2022

Il gup di Bergamo Vito Di Vita ha disposto il non luogo a procedere perché "il fatto non sussiste" nei confronti dell'ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo, accusato di stalking e violenza privata nei confronti di tre delle quattro ex allieve della scuola per aspiranti magistrati 'Diritto e scienza' con sede a Bari, alle quali era accusato di avere imposto un 'dress code'. I fatti si riferiscono agli anni 2015-2018. Per il quarto episodio il gup lombardo ha disposto il trasferimento degli atti a Massa Carrara, derubricando l'accusa in tentata violenza privata. Dalle stesse accuse di stalking e violenza privata è stato prosciolto, con la stessa formula, anche l'ex pm Davide Nalin.

A seguito di queste vicende, nell'ambito del parallelo procedimento disciplinare, Bellomo è stato destituito dalla magistratura. Le quattro ex allieve non hanno mai sporto denuncia né si sono costituite parte civile. L'inchiesta partì dopo alcuni articoli pubblicati sui quotidiani. Il procedimento penale, avviato dai pm di Bari, nel febbraio scorso era passato a Bergamo per competenza territoriale essendo il luogo di residenza della prima delle presunte vittime di Bellomo.

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