giovedì 11 aprile 2019
Intanto una delle donne incinte sulla nave di Sea-Eye nella notte è stata portata all'ospedale de La Valletta da una motovedetta maltese, ma al marito è stato impedito di andare con lei
Una motovedetta della Guardia costiera in porto a Lampedusa in una recente immagine d'archivio (Ansa)

Una motovedetta della Guardia costiera in porto a Lampedusa in una recente immagine d'archivio (Ansa)

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Un barcone con 70 migranti è arrivato indisturbato fino a poche miglia dalle acque territoriali italiane, a sud della Sicilia, dove è stato intercettato da due motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza che hanno poi trasferito i migranti a Lampedusa. «Stiamo lavorando per rispedirli a casa loro nelle prossime ore» dice Matteo Salvini, che però questa volta non ha potuto invocare i porti chiusi e bloccare la nave.

Il barcone è stato agganciato a 23 miglia dalla costa, all'interno della cosiddetta "zona contigua", un'area che è fuori dalle acque territoriali e che però ricade comunque sotto la competenza e la giurisdizione delle autorità italiane.

Ma la novità di quanto accaduto oggi al largo della Sicilia è un'altra: nonostante la centrale operativa della guardia Costiera avesse ricevuto una chiamata dal barcone, non è scattata l'operazione di ricerca e soccorso (Sar), che si sarebbe dovuta concludere con l'approdo dei migranti in un porto sicuro. Perché?

Ufficialmente nessuno fornisce una versione ma diverse fonti di sicurezza sottolineano che al termine di una serie di contatti tra la stessa Guardia Costiera, la Gdf e il Viminale si è deciso di procedere con un'attività di «law enforcement».

«La chiamata di soccorso è di fatto una richiesta strumentale per realizzare un ingresso irregolare sul territorio nazionale - spiega una qualificata fonte di sicurezza - Dunque scatta un'attività di intercettazione dell'imbarcazione e successivamente una di polizia finalizzata a identificare i responsabili ed avviare le procedure di espulsione».

Ed è, in sostanza, quello che dice Salvini quando sottolinea che «in Italia si entra rispettando le regole» e che si sta «già lavorando affinché i clandestini vengano rispediti a casa loro nelle prossime ore». La decisione di trasferirli nell'hotspot di Lampedusa è funzionale proprio a questo scopo, anche se sarà difficile che possano essere rimpatriati in tempi rapidi.

A bordo dell'imbarcazione ci sono 69 uomini e una donna; 53 hanno dichiarato di essere tunisini e con la Tunisia c'è un accordo che prevede procedure semplificate per rimandare indietro chi sbarca sulle coste siciliane con un massimo di 80 rimpatri a settimana. Ma altri 17 hanno detto di essere libici ed è molto difficile che torneranno a Tripoli vista la battaglia in corso tra Serraj e Haftar.

La presenza dei libici ha però un significato che l'Italia non può sottovalutare: se, come è presumibile, il barcone è partito dalla Tunisia, significa che nel paese sta già confluendo l'avanguardia di chi scappa dalla Libia e che, se la situazione a Tripoli dovesse peggiorare, potrebbe diventare un'ondata di migliaia di persone.

Prosegue l'odissea della Alan Kurdi

Nel frattempo la nave Alan Kurdi è da otto giorni in balia delle onde e in ostaggio dell'Europa che non trova un accordo politico sul porto di sbarco. E nella notte una seconda persona viene evacuata: si tratta di Osumah, 23enne incinta che - come scrive in un tweet la ong Sea-Eye - ha avuto una crisi epilettica ed è stata evacuata da una motovedetta maltese" sottolineando anche che al marito della donna è stato impedito dalle autorità maltesi di accompagnarla. "Insieme a lui - dice ancora la Ong - altri 61 naufraghi sono bloccati in alto mare".

Da quattro giorni la nave Alan Kurdi si trova a sud est di Malta e si continua a tenere a poca distanza dal limite delle acque territoriali dopo che sia La Valletta sia l'Italia si sono rifiutate di assegnare un porto per sbarcare i migranti.

RIPORTATI IN LIBIA I 20 NAUFRAGHI. ALARMPHONE: È UN RESPINGIMENTO ILLEGALE

Nella notte è arrivata notizia che sono stati recuperati dalla cosiddetta Guardia costiera libica e riportati indietro i 20 naufraghi che avevano lanciato l'allarme attraverso il numero di emergenza di AlarmPhone già delle 6 del mattino di mercoledì.

Ne ha dato notizia il ministro dell'Interno Matteo Salvini. "I famosi 20 che 'stavano affondando' sono stati prontamente salvati dalla Guardia Costiera libica e riportati a terra. Molto bene!", è il commento del ministro.
Su Twitter Alarm Phone: "La cosiddetta Guardia costiera libica ha intercettato la barca. Le 20 persone saranno riportate in una zona di guerra da una milizia finanziata dall'Ue. È una vergogna che questo respingimento illegale e disumano avvenga nell'indifferenza generale".

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