lunedì 11 aprile 2016
Una buona notizia nel pasticcio delle adozioni internazionali dal Paese africano. Ma ne mancano all'appello ancora 82. (Viviana Daloiso
Sette domande al governo (L. Moia)
Adozioni, attesa finita per 51 famiglie
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C’è una buona notizia nel caos delle adozioni internazionali. Che ufficialmente non è stata ancora comunicata dalla Cai (la Commissioni adozioni internazionali) e che trova riscontro soltanto da fonti interne alla Farnesina, dal racconto di qualche membro della Polizia aeroportuale di Fiumicino e da un’agenzia di stampa battuta dopo mezzogiorno. Lì all’alba di stamane, finalmente, i 51 bambini del Congo i cui visti erano stati sbloccati settimana scorsa sono sbarcati in Italia. È la gioia più grande, attesa da alcune famiglie per oltre tre anni, ma giù dalla scaletta i genitori non ci sono, e nemmeno all’aeroporto. I piccoli, con un numero e un elenco ancora imprecisato di accompagnatori (13 persone pare, ma i testimoni oculari parlano di 7 o 8), sbarcano alle 5.39 all’aeroporto romano con un volo di linea da Addis Abeba della compagnia Ethiopian Airlines, nel semideserto dello scalo. Qui comincia la cronaca di un mistero incomprensibile e, via via che le ore passano, inaccettabile sia per molte famiglie che per gli enti coinvolti. Questi ultimi, come prassi degli ultimi mesi, non vengono avvertiti. Con la Cai per molti di loro è ormai una guerra aperta, documentata nei giorni scorsi da Avvenire (Guerra sulle adozioni), anche se tra gli accompagnatori dei 51 bambini ci sarebbero anche funzionari di alcuni enti. Le famiglie, però, non c’entrano eppure dell’arrivo dei piccoli nemmeno loro vengono avvertite. O almeno, non tutte, visto che già da venerdì in Rete e sui social qualcuna delle coppie coinvolte parla di una notizia “importantissima” che arriverà forse già nel weekend. Chi sa e chi non sa? Non è chiaro, visto che ancora alle 12 di oggi e poi intorno alle 16 e addirittura alle 17 e alle 18 alcune coppie ricevono la telefonata della Cai in cui vengono convocate seduta stante a Roma con la scusa di firmare «delle deleghe urgenti». Intuiscono che incontreranno i loro bambini, ma nessuno glielo dice e non capiscono perché. Alcune vivono a centinaia di chilometri dalla Capitale e presumibilmente vi arriveranno a tarda sera. Forse dovranno dormire in un albergo, non sanno se coi propri figli oppure no. E neppure dove dormiranno loro, i piccoli. Altre sono arrivate a Roma nel pomeriggio e girano a vuoto nel traffico: la Cai continua a cambiare la destinazione del loro viaggio, c’è chi viene mandato all’Eur, chi sarà prelevato con un pick up in una piazza. L’ultima, terribile odissea: la Cai ha deciso di fargli incontrare così i loro figli tanto desiderati, a cui chissà quali spiegazioni saranno date.   Eppure la notizia del via libera per il ritorno in Italia (con la lista dei nominativi) era stata data dall’ambasciata a Kinshasa già la settimana scorsa. Infine, la sorte altrettanto misteriosa dei restanti 82 bimbi, ancora in Congo senza un perché. I loro passaporti sono nella maggior parte rinnovati, i dossier sbloccati, l’ambasciata pronta a rilasciare i visti. L’auspicio è che possano tornare in Italia al più presto.
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