Mille in 3 anni: i nuovi ingressi legali di rifugiati con i corridoi umanitari
Governo, Comunità di Sant’Egidio, Fcei e Tavola valdese firmano un accordo per l’ingresso legale in Italia di altri rifugiati dal Libano

pino ciociola
Roma
Una firma che per un migliaio di persone vale la vita o poco meno. Quella di ieri mattina, al Viminale, in calce al nuovo accordo tra Stato italiano (ministeri dell’Interno e degli Esteri), Comunità di Sant’Egidio, Fcei e Tavola Valdese, per l’ingresso appunto di mille profughi che hanno diritto alla protezione umanitaria. Cioè donne, uomini e famiglie vulnerabili, provenienti da diversi Paesi a rischio per le guerre in corso e la violenza diffusa e che attualmente sono rifugiati in Libano. Un protocollo d’intesa prevede il loro arrivo, in diversi scaglioni, nell’arco di non oltre tre anni (al massimo) a partire dal primo ingresso.
I rifugiati, che in questo modo vengono sottratti al rischio di finire nelle mani dei trafficanti di esseri umani, sbarcheranno nel nostro Paese e saranno trasferiti - con un sistema ormai collaudato - in diverse regioni italiane, dove le locali comunità, le associazioni, le parrocchie, accompagneranno la loro integrazione, l’apprendimento della lingua italiana, l’inserimento dei minori nel circuito scolastico e l’avviamento al lavoro per gli adulti.
«Un segnale di speranza e di pace in un momento carico di gravi tensioni nel mondo e nel Medio Oriente – ha spiegato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, subito dopo la firma dell’accordo al Viminale –. Con l’accoglienza e l’integrazione, ormai collaudata, dei corridoi umanitari possiamo restituire il futuro a persone e famiglie fuggite da Paesi in guerra, che da mesi, alcune da anni, attendevano una chiamata dall’Europa. E possiamo dimostrare che può esistere una via diversa, per chi chiede di entrare nel nostro continente, che è quella di ingressi regolari, che fanno bene a chi viene salvato come anche a chi accoglie».
Complessivamente, i corridoi umanitari portati avanti da Sant’Egidio fin dal 2015, in sinergia con la Federazione delle Chiese evangeliche, la Chiesa Valdese, la Cei attraverso la Caritas e negli ultimi anni anche l’Arci, finora hanno permesso l’arrivo in sicurezza in Europa di oltre 10mila rifugiati. Il progetto, che è interamente autofinanziato, viene realizzato grazie ad una rete di accoglienza diffusa, sostenuta dalla generosità di tanti cittadini italiani, rappresentando un modello di successo, che mette insieme solidarietà, sicurezza e integrazione. E ormai la tradizione dei corridoi umanitari è di lungo corso.
Quanto alle intese per i corridoi umanitari, Governo e Cei cominciano a realizzarle otto anni fa e tuttora resta esperienza pilota nella Ue, ideata dalla società civile e finanziata con i fondi otto per mille Cei e dalle Chiese evangeliche, quindi a costo zero per lo Stato italiano. Via via, l’accoglienza è allargata ai profughi coinvolti nelle evacuazioni umanitarie compiute dallo Stato, per esempio con persone prigioniere in Libia e coi profughi ucraini, tutti accolti in Italia nelle parrocchie dalle Caritas diocesane. Senza contare i corridoi sanitari dalla Giordania per chi aveva necessità di cure, come i profughi di Gaza di oggi, e quelli lavorativi aperti dal Pakistan.
Il primo accordo per i corridoi umanitari risale così a gennaio 2017, firmato con il ministero degli Esteri e il ministero dell’Interno e aveva tra i promotori la Cei e la stessa Comunità di Sant’Egidio. Il secondo è stato concluso nel maggio 2019 e ha portato in Italia 600 persone al giugno 2022, con una proroga di otto mesi (oltre la scadenza biennale prevista) sia per la pandemia da Covid sia per l’esplosione nel novembre 2020 del conflitto in Tigrai, all’interno dell’Etiopia. Nell’ottobre 2022 è stato firmato al Viminale un terzo Protocollo tuttora in corso per proroga per l’apertura di corridoi umanitari verso l’Italia con le attività di sostegno offerta in maniera gratuita dalla Cei attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes.
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