Meloni ai conservatori Usa: «Trump non si allontanerà dall’Ue»

La premier interviene al Cpac: «Kiev combatte un brutale aggressore, la guerra finisce con leadership forti». Poi l’orgoglio conservatore: «Con noi l'Europa non sarà persa»
February 21, 2025
Meloni ai conservatori Usa: «Trump non si allontanerà dall’Ue»
ANSA | Un momento dell'intervento di Giorgia Meloni alla Cpac, sabato 22 febbraio
Giorgia Meloni esce dal suo “fortino”, e dopo giorni di silenzio si presenta in collegamento alla convention dei conservatori americani (chiusa in serata dal presidente Usa) ancora certa di poter fare la differenza come anello di congiunzione tra l’Europa e gli Stati Uniti di Donald Trump. Non curante delle polemiche sul saluto nazista di Steve Bannon, che pure hanno convinto alla ritirata i suoi colleghi francesi, dunque, la premier si prende la scena, con tanto di standing ovation finale, per la sua terza volta all’incontro del Cpac, ma questa in qualità di premier, sottolineando orgogliosamente di parlare in rappresentanza dell’Italia. E ringrazia gli italo-americani per essere stati «ambasciatori eccezionali del genio italiano». Quei migranti, esordisce, che da generazioni hanno creato il legame «indissolubile» del nostro Paese con l’America.
Quello della premier è il discorso dell’orgoglio. Orgoglio per un’Italia in cui «l’occupazione è a livello record», l’economia cresce, «il flusso degli immigrati si è ridotto del 60 per cento». Un Paese che smentisce «la macchina propagandistica mainstream» che «aveva predetto che con i conservatori al governo l'Italia sarebbe stata isolata e cancellata dal mappamondo. Gli investitori sarebbero fuggiti e le libertà fondamentali soppresse. Si sbagliavano», sorride soddisfatta. «Noi conservatori facciamo quello che diciamo, quello che è giusto», e se «qualcuno dice che il governo deve educare persone, noi invece serviamo il popolo».
E qui la premier ostenta sicurezza, soprattutto che i rapporti con i conservatori americani, non sono cambiati dall’esordio pirotecnico della presidenza di Trump. La «rete globale» creata negli anni resiste. E resiste per la sua battaglia, dice, per la conservazione del « mondo occidentale», come «civiltà nata dalla fusione della filosofia greca, del diritto romano» e dei valori cristiani. Senza vergogna, ma con orgoglio, appunto, e con i valori di sempre: la sacralità della vita, l’uguaglianza tra gli uomini e la libertà. «Noi non ci scuseremo per il nostro passato - dice -. Possiamo essere orgogliosi di noi e del nostro ruolo. Diciamolo a chi sta sabotando il mondo occidentale con diverse ideologie. Noi stiamo riaffermando la nostra identità».
E qui la premier, dal suo scranno di Palazzo Chigi e con gli occhi degli alleati americani puntati, coglie l’occasione per attaccare gli avversari: «La sinistra radicale vuole cancellare la nostra storia, noi invece non ci lasceremo dividere». Ancora, «se l'Occidente non può esistere senza l'America, o meglio le Americhe, pensando ai tanti patrioti che lottano per la libertà in Centro e Sud America, anche quei Paesi non esisterebbero senza l’Europa». E qui Meloni “rassicura” gli europei che stanno a guardare: «I nostri avversari sperano che Trump si allontani da noi» europei, ma, continua, «io lo conosco, è forte e efficace, scommetto che dimostreremo che si sbagliano. Qualcuno può vedere l'Europa come distante, lontana, persa, io vi dico che non è così». E qui il lavoro di tessitura. «Io - incalza la premier - sono orgogliosa di essere europea: se chi si è arrabbiato» per le critiche del vicepresidente Vance «avesse mostrato lo stesso orgoglio quando l’Ue ha perso autonomia strategica legandosi a regimi autocratici o con l’immigrazione massiccia adesso vivremmo in una Europa più forte». E qui il richiamo all’unità dei conservatori europei. Poi Meloni legge le mosse del tycoon: «Trump ha parlato non di dazi ma di democrazia, molti si sono detti sconvolti». Lo stesso è accaduto sull’Ucraina, dove, per la presidente italiana, c’è «un popolo orgoglioso, che combatte per la libertà, contro un aggressore brutale. Bisogna andare avanti per costruirei una pace duratura», ripete con il «contributo di tutti e con leadership forti». E, aggiunge, «con Trump noi non vedremo mai più il disastro visto in Afghanistan» (dove però fu proprio Trump a decidere il ritiro delle truppe alla fine della sua prima presidenza). Ma, si lamenta, «quando parlano Trump, Meloni, Milei o magari Modi, vengono definiti una minaccia per la democrazia». Ora, però, continua orgogliosa, l’aria è cambiata. I conservatori sono in maggioranza. E, sostiene, garantiscono «la sicurezza e la libertà».

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