Manovra e pace: ecco per cosa si mobilita la Cisl
La segretaria generale Daniela Fumarola: per i contratti di partecipazione lavoratori-imprese servono 200 milioni, manifestiamo perché entrino nella Finanziaria

Si conclude oggi dalle 9,30 all’Auditorium del Massimo all’Eur, la “Maratona per la Pace”, organizzata dalla Cisl. Un percorso collettivo che nelle ultime settimane ha attraversato tutto il Paese per rilanciare i valori della pace, del dialogo e della responsabilità condivisa. Tra gli ospiti i Premi Nobel per la pace Oleksandra Matviichuk e Oleksandra Romantsova (Ucraina) e Shirin Ebadi (Iran) che porteranno le loro testimonianze sul valore universale dei diritti umani e della libertà. Aprirà i lavori il segretario confederale, Mattia Pirulli, seguirà poi la consegna al presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro, dei fondi raccolti dalla Cisl attraverso la campagna “Sos Gaza” destinati a sostenere gli interventi umanitari per la popolazione civile colpita dal conflitto. Previsti gli interventi del ministro degli Esteri Antonio Tajani e di numerosi testimoni internazionali. Chiuderà l’incontro la segretaria generale Cisl, Daniela Fumarola
Impegno per la pace nel mondo e partecipazione lavoratori-imprese in Italia. Sintetizzando al massimo è questo il duplice obiettivo della mobilitazione della Cisl in queste settimane. Oggi con la conclusione della maratona della pace e il 13 dicembre con una manifestazione perché la legge di bilancio venga corretta e cambiata. «Quel che vogliamo è arrivare a un vero “Patto della responsabilità” tra istituzioni, parti sociali e forze produttive per tutelare i lavoratori e far crescere il Paese», spiega la leader Cisl Daniela Fumarola.
Segretaria Fumarola, quale è il significato della maratona per la pace della Cisl che sabato troverà la sua conclusione a Roma?
La Maratona per la Pace è nata come un cammino di responsabilità, testimonianza, non come una singola manifestazione. Abbiamo voluto attraversare l’Italia per incontrare lavoratrici, lavoratori, pensionati, famiglie, giovani, associazioni, comunità religiose e civili, raccogliendo fondi e lanciando un messaggio semplice e potente: la pace non è uno slogan, è un cammino di consapevolezza e azione, un traguardo da costruire e da difendere affondando e sporcandosi mani e gomiti nella creta della realtà che è sempre complessa.
Nel vostro incontro avrete ospiti tre premi Nobel per la pace e molti attivisti. La Cisl ha sempre sostenuto la resistenza ucraina, ma non c’è contraddizione con il ripudio della violenza?
La pace non è solo assenza di conflitto, ma perseguimento di giustizia sociale, parità di diritti, lotta alle discriminazioni, consolidamento della partecipazione, della libertà e della democrazia. Principi che quando vengono aggrediti vanno difesi anche con la resistenza armata, come ci insegnano i nostri partigiani.
Ma perché avete preferito questo percorso a una manifestazione in piazza o all’adesione a una di quelle organizzate da altri soggetti?
Abbiamo scelto convintamente la forma del cammino partecipato, costruttivo, piuttosto che forme di protesta legate a una singola giornata e dal carico antagonista e politico molto forte. Abbiamo voluto attivare una mobilitazione diffusa, che mettesse al centro una impostazione proattiva, direi quasi pedagogica, per trasmettere il messaggio che ognuno di noi ha un grado di responsabilità verso il traguardo. Ci sono nel mondo più di cinquanta conflitti. C’è l’Ucraina, martoriata dalle bombe criminali di Putin, verso cui bisogna rafforzare enormemente gli sforzi. C’è Gaza, con la sua fragile tregua, su cui abbiamo concentrato la nostra raccolta fondi, che domani conferiremo alla Croce Rossa. E poi tanti altri teatri di guerra di cui si parla troppo poco: Nigeria, Sud Sudan, Mozambico, Birmania… conflitti che colpiscono milioni di persone, a cui si aggiungono feroci autocrazie e dittature. Bisogna allargare lo sguardo, dare anche alla narrazione mediatica una maggiore capacità di analisi, rifiutare le letture semplicistiche o ideologiche, richiamare l’Europa e l’occidente all’unità e ridare alla comunità internazionale e al multilateralismo funzione realmente incisiva.
Intanto sulla manovra economica, dopo un consenso di massima iniziale, avete avanzato perplessità e indetto una manifestazione, ma non uno sciopero. Perché?
La manovra deve rappresentare il primo tassello di un vero “Patto della responsabilità” tra istituzioni, parti sociali e forze produttive, fondato su partecipazione, concertazione e corresponsabilità, per poter costruire insieme una crescita equa e sostenibile in vista anche della conclusione dell’esperienza del Pnrr. Ecco perché abbiamo scelto di mobilitarci in tutti i territori e con le nostre categorie con l’obiettivo di migliorare la legge di bilancio ma nello stesso tempo di porre le basi per una grande alleanza riformista su obiettivi condivisi per affrontare le sfide cui sarà chiamato il Paese nei prossimi mesi, a cominciare da retribuzioni, produttività e coesione sociale.
Su che cosa non siete d’accordo della legge di bilancio?
Abbiamo incontrato in questi giorni i gruppi parlamentari, ai quali abbiamo illustrato un dettagliato pacchetto di proposte di emendamenti. Riteniamo centrale il nodo dei contratti e la necessità di fare riferimento esplicito ai contratti comparativamente più rappresentativi per attivare le defiscalizzazioni al primo e secondo livello: senza questa indicazione si rischia di favorire i cosiddetti contratti pirata, tema sollevato di recente anche dal Presidente della Repubblica. Inoltre, la soglia fissata a 28mila euro e la scarsa retroattività, rischiano di penalizzare intere categorie a partire da commercio e metalmeccanici, dunque vanno riviste. È indispensabile intervenire con determinazione su scuola, università e ricerca, garantendo risorse adeguate per i rinnovi contrattuali e avviando piani di reclutamento e stabilizzazione che superino il blocco del turnover. E poi stiamo fortemente sollecitando il finanziamento del Fondo previsto dalla legge sulla partecipazione, che per la Cisl rappresenta un punto centrale di innovazione nelle relazioni industriali. Anche sul fronte previdenziale chiediamo il rafforzamento di Opzione Donna, e l’apertura di un confronto strutturato per una riforma complessiva.
Ora si vocifera di un aumento della dotazione del fondo per i contratti di partecipazione di altri 49 milioni per il 2026, può essere sufficiente?
Tra le ipotesi ventilate c’è anche la possibilità, che sarebbe ottima, di un finanziamento pluriennale: oltre 200 milioni per tre anni. Sarebbe un passo importante verso un sostegno strutturale alla Legge. La partecipazione non è solo un principio: è un nuovo modello di relazioni industriali, che richiede trasparenza, formazione e coinvolgimento reale dei lavoratori nelle scelte strategiche delle imprese. È su questo terreno che bisogna investire, non solo in termini economici ma anche culturali e organizzativi. Occorre prevedere incentivi duraturi e favorire la diffusione dei modelli partecipativi in tutti i settori, non solo in alcune grandi imprese.
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