Le vittorie di Genova e Ravenna sono un segnale anche in vista dei referendum

Nelle affermazioni del centrosinistra nei Comuni più grandi, c'è un primo campanello d'allarme per il governo. E la tenuta della partecipazione (a sorpresa) rilancia i quesiti dell'8-9 giugno
May 25, 2025
Le vittorie di Genova e Ravenna sono un segnale anche in vista dei referendum
Fotogramma | Silvia Salis esulta dopo la vittoria nel centro di Genova
La politica, evidentemente, riesce ancora a sorprendere e a suscitare passioni, seppure intiepidite. Capita così che in un pigro lunedì pomeriggio di fine maggio, proprio mentre addetti ai lavori e osservatori si apprestavano a lanciare l’ennesimo allarme sul crollo dell’affluenza alle urne, la tornata elettorale di amministrative che si è tenuta domenica e ieri ha restituito due risultati inattesi: una tutto sommato imprevista affermazione del centrosinistra e una tenuta della partecipazione al voto rispetto alle precedenti comunali. Sempre troppo bassa, intendiamoci, perché il coinvolgimento diretto dei cittadini è indice di una democrazia sana e dovrebbe perciò tendere sempre al 100%, soprattutto quando si vota per scegliere il sindaco della propria città. Certo è che il mini-test elettorale fornisce alcune non banali indicazioni politiche. La prima è per la premier Giorgia Meloni e per i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, spesso in contrasto fra loro anche su temi chiave delle politiche del Governo: un piccolo ma significativo campanello d’allarme dopo tre anni di sostanziale “luna di miele” con la maggioranza degli elettori votanti. La seconda sembrerebbe dare ragione, invece, alla segretaria del Pd Elly Schlein, che incurante delle critiche di una fetta del suo partito (nonché di importanti sfaldamenti locali, come a Matera) e delle bordate di alcuni alleati, sta proseguendo sulla linea della coalizione allargata ovunque si può e sulla ricerca di intese su temi precisi, come la sanità pubblica e il lavoro. La terza ma non meno significativa indicazione riguarda i promotori dei cinque quesiti referendari - quattro in materia di lavoro, uno di cittadinanza - sui quali gli italiani sono chiamati a votare l’8 e il 9 giugno, nelle stesse date in cui si terranno i ballottaggi di queste amministrative. Referendum che soltanto il Pd (non senza mal di pancia interni per la scelta di Schlein), insieme alla sinistra di Avs, ha deciso di sostenere integralmente con l’indicazione dei cinque “Sì”. Da ieri Maurizio Landini, il segretario generale della Cgil che ha promosso i quesiti sul lavoro, e il plurale Comitato per il Sì al dimezzamento dei tempi per la concessione della cittadinanza italiana sono un po’ più convinti: il traguardo del quorum (50% più uno degli elettori) necessario per rendere valido il risultato è ancora distante e molto difficile da raggiungere, ma forse non impossibile.

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