Le storie dei rifugiati ucraini in Europa, che adesso vogliono restare
Sono 4,3 milioni le persone fuggite dalla guerra è accolte in Europa. Molti hanno trovato lavoro e si sono radicati nel Paese che li ha accolti: con il passare dei mesi l'idea di tornare sfuma

«A un certo punto ho dovuto pormi una domanda: dovrei tornare in un Paese dove ad ogni momento un drone o un missile possono entrare dalla finestra e toglierti la vita, oppure provare a costruire la mia esistenza qui in Italia?». È rimasta qui, Anna Petrova, ucraina di 41 anni, che ha lasciato casa sua a Kiev nel marzo del 2022, poche settimane dopo l’avvio dell’invasione russa. «Non è accaduto nessun miracolo in Alaska, e così la guerra continua. All’inizio del conflitto vivevamo nell’attesa di rientrare, pensavamo che sarebbe stato in autunno, poi nel nuovo anno, poi in primavera. Quel momento non è mai arrivato» racconta ad Avvenire. Tre anni e mezzo dopo, i suoi connazionali rifugiati sono ancora all’estero come lei. Secondo gli ultimi dati Eurostat diffusi questa settimana, al 30 giugno scorso erano 4,31 milioni le persone fuggite dall'Ucraina titolari di protezione temporanea nell'Unione europea (ma sono oltre cinque milioni quelle che dall’inizio del conflitto hanno lasciato il Paese per diverse destinazioni anche extra Ue, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite Unhcr). Rispetto a maggio, c’è stato un lieve aumento di 32.940 nuovi beneficiari di protezione (+0,8%), ma il totale è rimasto pressoché sempre stabile almeno dall’ottobre del 2023, con un’oscillazione tra i 4,2 e i 4,3 milioni, segno che non è in corso alcun rientro permanente in patria.
Così a giugno l’Ue ha prorogato fino al marzo del 2027 il diritto a questa particolare forma di protezione, introdotta da una direttiva del 2001 dopo gli sfollamenti su larga scala seguiti alle guerre nei Balcani occidentali, ma all’epoca mai impiegata. È scattata per la prima volta proprio per gli ucraini, in tempi record, meno di dieci giorni dopo l'invasione russa del 24 febbraio 2022. A ospitare la metà dei beneficiari sono due Paesi, la Germania, dove si trovano oltre 1.196.000 persone, e la Polonia con circa 992.000 rifugiati ucraini. Segue, a distanza, la Repubblica Ceca con 378.000 titolari, mentre l’Italia sta accogliendo “solo” 168.800 ucraini con questo tipo di status.
La sfiducia nella diplomazia internazionale (soprattutto per la diffidenza verso Vladimir Putin), i tempi che si allungano all’infinito, la mancanza di sicurezza in patria e il susseguirsi di nuove offensive russe sul terreno hanno segnato, intanto, destini e progetti di chi è fuggito all’estero. Dalla fine del 2022 il Centre for Economic Strategy (Ces) di Kiev conduce rilevazioni periodiche sulle intenzioni degli ucraini di rientrare stabilmente in patria. A marzo i ricercatori riferivano che «la quota di rifugiati che pianificano di tornare in Ucraina continua a diminuire. Alla fine del 2024, per la prima volta, è scesa al di sotto della metà degli intervistati. Molti di coloro che in precedenza avevano espresso un'intenzione certa o probabile di fare ritorno, ora ci hanno ripensato». Nel novembre del 2022, aveva risposto di pianificare “con certezza” o “con probabilità” un ritorno il 74% dei partecipanti al sondaggio. Nel maggio del 2023 si era scesi al 63%, poi al 52% nel gennaio del 2024 e, appunto, lo scorso dicembre al 43%.

Con il passare del tempo, chi ha trovato protezione nell’Ue è di frequente riuscito a integrarsi bene. «Sebbene coloro che si sono rifugiati all'estero si trovassero, in generale, in condizioni economiche migliori rispetto all’ucraino medio, quasi il 40% aveva dovuto ridurre le spese per cibo e vestiario durante il primo anno di guerra» rileva un altro studio del Ces. «Alla fine del 2024, la maggior parte dei rifugiati ucraini aveva quasi riacquistato lo stesso tenore di vita di prima della guerra» proseguono gli studiosi. «Questa ripresa è stata trainata dalla loro capacità di trovare un lavoro e dalle misure di sostegno attuate dai governi stranieri per favorirne l'integrazione». Che, va sottolineato, sono molto più favorevoli di quelle in genere garantite a chi ottiene il tradizionale status di rifugiato nell’Ue. Così, in un sondaggio condotto dall’istituto, ha affermato di “poter acquistare tutto ciò di cui ha bisogno, in qualsiasi momento” il 65% del campione intervistato nel dicembre del 2024. Nel novembre del 2022, primo anno di guerra, la percentuale si fermava al 26%. Il resto degli interpellati riferiva di dover risparmiare per l’acquisto del cibo.
Con una buona integrazione, anche economica, la probabilità che gli ucraini facciano ritorno in patria è diminuita. Anche a conflitto concluso, in molti potrebbero scegliere di rimanere, ed essere raggiunti da familiari maschi, finalmente liberi di varcare i confini nazionali una volta revocate le attuali restrizioni di viaggio per chi è in età di leva. Un’analisi del Ces si concentra proprio sul potenziale esodo di uomini ucraini dopo la guerra, specificamente di chi ha una moglie o una partner già all'estero, magari con un lavoro sicuro e figli ben integrati nel sistema scolastico locale. Secondo le stime elaborate, fra 290.000 uomini ucraini (in uno scenario definito ottimistico) e 532.000 (in uno considerato pessimistico) potrebbero lasciare il Paese quando la pace sarà tornata.
«Non faccio piani a lungo termine, come tutti, attendo la fine del conflitto e la liberazione dei nostri territori e dei nostri prigionieri, ma non posso mettere la mia vita “in pausa”, aspettando la fine della guerra. Per questo ora studio la lingua, frequento corsi, lavoro, mi integro, cerco nuove amicizie» aggiunge Anna Petrova che non sembra nutrire grandi speranze nel fatto che il rientro in patria si avvicini. Soprattutto non grazie allo sforzo dell’amministrazione Usa. «Non credo che Trump aiuterà l’Ucraina: è un ammiratore di Putin e del denaro. Temo, alla fine, un “accordo di pace” alle condizioni del tiranno. E se si arriverà a una “pace” di questo tipo, non durerà a lungo».

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