Le associazioni cattoliche: «In preghiera insieme per il cessate il fuoco

Ieri la Veglia di preghiera per la pace nella basilica di santa Maria in Trastevere promossa dalla Comunità di sant'Egidio e presieduta dal cardinale Bassetti: «Uniti siamo un segnale potente»
September 22, 2025
Le associazioni cattoliche: «In preghiera insieme per il cessate il fuoco
Ora è il momento dei gesti concreti per la pace, perché il tempo, per la popolazione di Gaza, sembra davvero scaduto e si rischia di non contare più i morti. «E’ il momento, fratelli e sorelle, di “forzare l’aurora a venire”!», ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, che dall’altare della basilica di santa Maria in Trastevere ieri ha lanciato l’appello alla mobilitazione concreta dei credenti, durante l'omelia della veglia di preghiera che ha riunito insieme le associazioni cattoliche a Roma. Nella serata di lunedì, con l'iniziativa che ha chiuso una giornata di manifestazioni e scioperi in Italia e in Europa per il cessate il fuoco, mentre le forze di sicurezza israeliane stanno continuando le operazioni militari a Gaza city, centinaia di persone hanno partecipato alla veglia promossa dalla comunità di Sant’Egidio, e presieduta dall’ex presidente della Conferenza episcopale italiana.
La miccia è stata accesa da papa Leone, durante l’udienza giubilare di mercoledì scorso, quando ha rinnovato, senza stancarsi, «l’appello al cessate il fuoco, al rilascio degli ostaggi, alla soluzione diplomatica negoziata, al rispetto integrale del diritto umanitario internazionale» e ha invitato tutti gli uomini e le donne di “buona volontà”, da piazza san Pietro, ad unirsi alla sua «accorata preghiera», «affinché sorga presto un’alba di pace e di giustizia». Nell’Angelus di domenica, poi, il Papa ha ringraziato le associazioni ecclesiali per l’impegno al fianco della popolazione della Striscia di Gaza.
Dagli appelli del Pontefice, la risposta pronta dei cattolici. A Santa Maria in Trastevere, infatti, come una voce unica e armonizzata ieri era presente il «mondo cattolico italiano nelle sue variegate espressioni e sensibilità», come ha sottolineato Bassetti, presenza discreta ma viva che ha rappresentato «un segnale potente che nessuno dovrebbe sottovalutare». Come cattolici, ha aggiunto il cardinale, «siamo parte di questo movimento pluriforme che vuole il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Lo siamo con ciò che più intimamente e al tempo stesso più politicamente dà senso alla nostra vita: la chiamata a contemplare, in obbedienza alla Parola del Signore, la presenza del Regno di Dio che viene, che è già e non ancora, in questa tensione che raccoglie l’angoscia per l’orrore cui assistiamo e la speranza che non arretra».
Forte la commozione dei fedeli presenti, che hanno scelto di “manifestare” la loro vicinanza al popolo di Gaza, martoriato dalla guerra, attraverso la preghiera, ma promuovendo richieste concrete ai leader internazionali. «Ci troviamo insieme a pregare per le popolazioni di Gaza - ha detto Bassetti, davanti a una chiesa gremita - nella consapevolezza che la nostra vocazione a essere operatori di pace chiama tutto il nostro essere all’agire». Il punto è, come ha sottolineato il cardinale sulla scia del Papa, che i buoni propositi non bastano più e occorre chiamare per nome le cose. Lo sforzo ad operare per la pace, dunque, «non è mai un’operazione astratta», come non lo è «la guerra», e infatti ieri sera non si è pregato “genericamente” per la pace, «ma in maniera particolare per la pace nella striscia di Gaza». Era così forte il bisogno di riunirsi insieme, che molti fedeli hanno scelto di partecipare anche restando in piazza, fuori dalla basilica piena, nonostante la pioggia battente.
All’iniziativa di Sant’Egidio, infatti, hanno risposto in pochissimo tempo, tra le sigle cattoliche, anche le Acli, Agesci, Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Comunità Papa Giovanni XXIII, e ancora il Movimento dei Focolari e Rinnovamento nello Spirito Santo. «Voi rappresentate il mondo cattolico italiano nelle sue variegate espressioni e sensibilità: - ha sottolineato Bassetti - e il fatto che siamo raccolti insieme è un segnale potente che nessuno dovrebbe sottovalutare». Ciascuna associazione, poi, ha letto una preghiera di intercessione per la pace.
Pregare e vigilare su Gaza, tuttavia, ha proseguito il cardinale commentando il brano evangelico delle Beatitudini, «non implica affatto dimenticare tutte le vittime di atrocità, ma la coscienza che ogni guerra, ogni atrocità, ogni violazione dei diritti umani è il frutto di decisioni puntuali che generano sofferenza in punti precisi della terra». Le vittime, infatti, hanno un nome e un cognome, e «non sono mai “astratto” frutto di fatalità» ma «sono sempre il risultato di una concatenazione di scelte puntuali». Davanti alle bombe che continuano a cadere sulla Striscia, all’avanzare dei tank israeliani, alle lacrime degli sfollati e di chi piange i propri cari massacrati, anche i cristiani sono chiamati a interrogarsi sul fallimento di ogni tentativo di spingere i leader globali a lavorare per i negoziati di pace. «Non siamo stati in grado di fermare questa concatenazione di scelte prima che producesse gli effetti più atroci. Dobbiamo acquisire la consapevolezza, e questa giornata di mobilitazione ci incoraggia, che queste scelte possono e devono essere rovesciate, la violenza può e deve essere fermata», ha continuato Bassetti.
Nell’anno del Giubileo, però, i credenti sono ancor più esortati a non perdere la speranza, anche quando tutto sembra perduto, e ad essere uomini e donne “operatori di pace”. Sulla presenza dei “miti” che sono ultimo baluardo di speranza in Terra Santa, è intervenuto ieri sera in videomessaggio anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei latini, ringraziando i presenti per la preghiera. In questi mesi di violenza e guerra, a colpire il cardinale è la presenza silenziosa ma vitale dei “miti”, proprio perché oggi a «dominare il mondo e a ereditare la Terra» sembrano piuttosto la forza e la potenza.
«Siamo affranti, siamo profondamente feriti da questa situazione», ha detto Pizzaballa, «dal clima di odio che ha creato questa violenza, che a sua volta crea altro odio», però «vedo anche tanti miti, tante persone che si mettono in gioco, che amano la giustizia, che fanno giustizia pagando anche un prezzo personale in questo senso. Israeliani, palestinesi, ebrei, cristiani, musulmani, qui non è questione di appartenenza, ma di umanità innanzitutto. E questo per me fa sperare». Per il cardinale, il momento presente è senza dubbio il più duro degli ultimi 35 anni, ma «dobbiamo come tutti i miti sperare nel Signore e continuare a fare la giustizia», consapevoli che «quando tutto questo castello di violenza crollerà, in quel momento noi dovremo essere pronti», per «portare la forza di questa mitezza e ricostruire».
L’ultimo appello di Bassetti è stato poi ai rappresentanti delle nazioni, parti in causa nel conflitto o interlocutori di possibili negoziati. «Non è lecito ingannare i popoli: la pace e la sicurezza non sono garantiti dalla guerra, dal riarmo, dalla chiusura egoistica verso i poveri. - ha sottolineato - Non chi vince la guerra, ma solo chi vince la pace costruisce la pace: bene fragile, custodito dalla solidarietà, dalla giustizia e (noi cristiani dobbiamo gridarlo) dal perdono». Dalla veglia di ieri, l’invito agli uomini di buona volontà è chiaro: essere «animatori» di una cultura di pace, mitezza e fraternità. Citando un messaggio del teologo Martin Buber a Giorgio La Pira, politico cattolico, il cardinale ha esortato i credenti in particolare a parlarsi «come solo loro sanno fare». Tutti i credenti che «in questo momento caotico», vedono «in comune la realtà della situazione umana e tendono in comune verso un consorzio comune umano. Che si aiutino a guardare, a desiderare, a parlare veramente, che si ascoltino veramente e allora i popoli li seguiranno e i governi seguiranno i popoli».
Il gesto finale della veglia è stato accendere luci. Ognuno ha acceso la propria candela da quella del vicino e poi l’ha alzata in alto, recitando la preghiera del Padre nostro, raccontando una Chiesa che vuole essere luce per il mondo. «Noi crediamo che la preghiera abbia la forza pacifica, non violenta per smuovere i cuori perché finisca la guerra», ha detto il presidente della comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo. È questo il momento dei miti.

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