La Russa vorrebbe entro Natale un decreto per il “fine pena a casa”
La proposta arriva dopo un’altra denuncia dell'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno da Rebibbia e sembra, di nuovo, in contrasto con la linea del Governo

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha chiesto al Parlamento un decreto per permettere a chi ha scontato «quasi interamente» la propria pena in carcere di poterla terminare in un altro luogo o «dentro di sé». Non è chiaro dalle parole, pronunciate in occasione della presentazione del libro “L’emergenza negata. Il collasso delle carceri italiane” di Gianni Alemanno e Fabio Falbo, se la seconda carica dello Stato sia favorevole a un aumento degli sconti per buona condotta (come già aveva suggerito a giugno). Espliciti sono, invece, gli intenti della riforma: «In nessun caso la pena può ledere la dignità della persona – spiega La Russa – e la prima occasione in cui viene lesa è quando si sconta in una condizione di sovraffollamento». Anche sui tempi il presidente del Senato ha le idee chiare: «Cerchiamo prima di Natale, quando la bontà aumenta, di lanciare un invito a chi ha il potere di farlo di dare un po’ di respiro a quelle carceri al collasso».
L’occasione per l’appello è stata l’intervento dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, ora detenuto nel carcere di Rebibbia, alla clubhouse di Ceoforlife in piazza Montecitorio, a Roma. La denuncia è arrivata solo virtualmente dalla casa circondariale, perché Alemanno non ha ottenuto il permesso di uscire dalla cella e ha parlato al pubblico tramite un ologramma realizzato con l’intelligenza artificiale. Nelle carceri italiane, «non esagero, ci sono condizioni di vita non riscontrabili in nessun’altra parte della società italiana, se non forse nei campi nomadi e nei centri di assistenza per clochard», ha contestato Alemanno. Secondo l’ex sindaco della Capitale, la causa del «degrado» è da cercare nel sovraffollamento carcerario che ad aprile, secondo i rilevamenti dell’associazione Antigone, ha raggiunto il 133%. Ad Alemanno ha risposto La Russa, mostrandosi scettico sulla possibilità di alleggerire le condizioni carcerarie costruendo nuovi posti detentivi – soluzione, invece, prospettata dal “piano carceri” del Governo: «Anche se l’edilizia penitenziaria potesse essere la soluzione quantomeno del sovraffollamento – commenta il presidente del Senato –, ci vuole tempo. Almeno due anni». E, nel frattempo? «Dobbiamo fare dei piccoli passi – aggiunge La Russa –. Vorrei che ci rendessimo conto che se chiediamo la Luna non otteniamo neanche una lampadina. Vorrei cominciare, ad esempio, ad avere la possibilità che gli autori di questo libro possano girare, nei momenti in cui decide chi ha l’autorità di farlo, per far conoscere un problema vero e reale». La sensibilizzazione è, per La Russa, «la migliore pressione che possiamo fare verso il Governo».
Non è la prima volta che il presidente del Senato si mostra sensibile alle condizioni dei detenuti nelle carceri sovraffollate. E, anche stavolta, il suo intervento è arrivato in seguito a una lettera di denuncia di Gianni Alemanno. Già quest’estate, l’ex sindaco di Roma aveva chiesto una legge di liberazione anticipata speciale per ridurre la pressione sugli istituti penitenziari. La proposta di Alemanno e di Fabio Falbo, anche lui detenuto a Rebibbia, è un incremento dello sconto di pena per chi mantiene una condotta esemplare, aumentando i giorni di liberazione anticipata. La richiesta, arrivata per trovare una soluzione immediata all’emergenza estiva, rilanciava una proposta di legge presentata alla Camera da Roberto Giachetti (Italia Viva), ormai nel novembre 2022, per aumentare da 45 a 75 giorni ogni sei mesi lo sconto per buona condotta. Nonostante la bocciatura della maggioranza di centrodestra nel 2024, a riproporla al Governo a giugno è stato proprio La Russa dopo aver ricevuto lo stesso Giachetti a Palazzo Madama. Oggi il disegno di legge è bloccato in commissione Giustizia, ma è probabilmente a quella proposta – con qualche emendamento – che il presidente del Senato fa cenno quando sprona la maggioranza a cercare nuovi canali per «proposte concrete». Il tentativo di avere un decreto, spiega La Russa, «l’abbiamo fatto prima di Ferragosto perché c’era l’emergenza caldo. Proviamo ora con un altro tipo di emergenza, quella della bontà. Sotto Natale la bontà aumenta e a Natale non manca molto».
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