La fragilità dei registri elettronici preoccupa molte scuole italiane
Le pene per gli studenti-hacker raggiungono i tre anni di reclusione, ma la vulnerabilità resta un problema. Intanto, c'è chi oscura le valutazioni ai genitori

Da quando il registro elettronico ha mandato in pensione i faldoni cartacei nel 2012, le famiglie sono sempre a conoscenza di tutto quel che succede a scuola. Sui software a disposizione di ogni classe, i docenti possono annotare voti, assenze, compiti e note disciplinari informando genitori e studenti in tempo reale. Ma la rivoluzione digitale non ha portato ovunque i frutti sperati. A partire da quest’anno scolastico, alcuni istituti hanno deciso di fare un passo indietro, oscurando i voti sulle piattaforme online per «stimolare gli studenti a prendersi la responsabilità di comunicare i propri risultati di persona alle famiglie». Altre scuole, invece, sono dovute correre ai ripari per arginare gli attacchi informatici ai fascicoli digitali, i cui autori sono per la maggior parte alunni. Nel frattempo, cresce anche la pressione sui genitori, che confessano ai dirigenti scolastici «di vivere in modo ansiogeno quei pallini rossi che arrivano sul cellulare e fanno subito preoccupare tutti per quello che succede a scuola». Tradotto: le notifiche dei voti sulle app degli smartphone.
A segnalare il disagio è Rossana Vircgilio, preside del liceo classico “Ugo Foscolo” di Canicattì, in provincia di Agrigento, che per primo ha introdotto limitazioni all’accesso al registro elettronico. A partire da quest’anno, il collegio dei docenti dell’istituto ha proibito ai genitori la visualizzazione online dei voti scolastici, ma – come tiene a precisare la dirigente scolastica – non si tratta di una punizione per le famiglie: «Abbiamo deciso, assieme a tutti gli insegnanti, di attuare questa sospensione temporanea per portare i ragazzi a parlare più spesso, e meglio, con le famiglie». In pratica, il software a disposizione di docenti e studenti, ormai da settimane, non informa più in tempo reale i genitori degli alunni, per i quali le valutazioni scolastiche tornano visibili solo a qualche giorno dai colloqui – individuali o collegiali – con gli insegnanti. «L’accelerazione tecnologica – commenta Vircgilio – ha molti aspetti positivi, ma talvolta ostacola il confronto in famiglia. Quando i genitori vengono a conoscenza della valutazione nell’arco di un minuto, anche gli studenti perdono le motivazioni per affrontare in casa i turbamenti di un “quattro” o la gratificazione di un “nove”». D’altro canto, l’oscuramento del registro elettronico dovrebbe alleggerire anche il lavoro dei docenti: «Ad alcuni insegnanti – contesta la dirigente scolastica – i genitori vengono a bussare alla porta appena vengono a sapere del voto, per fare precisazioni o rivendicazioni. L’oscuramento dei voti è uno stimolo alla relazione vera, e non mediata dagli algoritmi, anche per le famiglie». Ai genitori, in ogni caso, sarà sempre garantito l’accesso alle valutazioni durante i colloqui con i docenti, che possono essere richiesti ogni settimana.
Gli studenti del liceo “Ugo Foscolo” di Canicattì – assicura la dirigente scolastica - «vivono in modo molto sereno, senza nessuna protesta, il rapporto con il nuovo registro elettronico». Ma non è ovunque così. Ogni anno, dal 2012, si registrano attacchi hacker o violazioni ai registri elettronici di tutta Italia per “ritoccare”, nella maggior parte dei casi al rialzo, i voti scolastici. L’ultimo, in ordine di tempo, ha coinvolto due alunni delle medie in provincia di Mantova che, secondo una indagine condotta a fine ottobre dalla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Brescia, avrebbero violato i software della scuola e alzato i voti di «numerosi altri studenti». «Non parliamo di sciocchezze: in questi casi siamo di fronte a ipotesi di reato con pene da uno a tre anni di reclusione», avverte l’avvocato Dino Caudullo, presidente della Società italiana di diritto e legislazione scolastica (Sidels). Le violazioni degli studenti sono sempre di due tipi: o “rubano” le credenziali dei docenti o praticano veri e propri attacchi hacker ai sistemi informatici della scuola. «Nel caso in cui ottengano indebitamente le password – commenta Caudullo – l’ipotesi principale di reato è l’accesso abusivo ai sistemi informatici. Quando invece si decide di alterare le valutazioni scolastiche o di cancellare alcuni dati presenti nel sistema, le ipotesi di reato diventano più di una: danneggiamento dei dati o, addirittura, diffusione illecita di informazioni. Le pene variano in base alla condotta, ma tutti gli studenti sono imputabili nel momento in cui raggiungono i 14 anni di età». In altre parole, dalla secondaria di secondo grado in poi. Secondo il presidente Sidels, però, la soluzione non è il ritorno ai documenti cartacei ma la formazione all’uso delle tecnologie: «Nella maggior parte dei casi – conclude l’avvocato – gli studenti violano i registri elettronici entrando in possesso delle credenziali dei docenti. È opportuno che gli insegnanti siano educati a non commettere l’imprudenza di lasciarle a disposizione di chi non è autorizzato. È una condotta che potrebbe avere conseguenze disciplinari anche per loro».
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