“Insieme” è meglio di “io”: la pace comincia dalle parole

A Verona si è riunito il Forum delle scuole per l'educazione nonviolenta. Pronta la Flotilla dei bambini: lettere contro la guerra ai grandi del mondo
November 9, 2025
“Insieme” è meglio di “io”: la pace comincia dalle parole
È “insieme” la parola chiave per educare alla pace e alla nonviolenza. Una parola semplice e potente allo stesso tempo, che ha fatto da filo conduttore della seconda edizione del Forum Scuole per un’educazione nonviolenta, che si è svolto ieri a Verona, nei locali dell’istituto comprensivo 06 Chievo-Bassona-Borgo Nuovo. Per l’intera giornata, gli insegnanti del Forum si sono confrontati sulle iniziative portate avanti nei territori, scambiandosi buone pratiche e progetti operativi, sulle dieci aree tematiche su cui lavorano le scuole in tutta Italia. Il Forum è anche uno spazio permanente di lavoro cui partecipano docenti, educatrici e educatori di tutta Italia che, durante l’anno, si incontrano e confrontano online; l’incontro nazionale annuale - che si svolge ogni volta in città diverse (il primo a Milano nel 2024, quest’anno a Verona e il prossimo sarà in una città pugliese) - è, invece, l’occasione di lavorare “fisicamente” insieme, conoscersi e aprirsi a sempre più operatori del settore scuola interessati a capire come poter mettere in pratica l’educazione nonviolenta nelle loro classi e situazioni educative.
«La scuola è un microcosmo della società, capace di riflettere e trasformare dinamiche sociali più ampie – sottolinea Stefano Cobello, coordinatore del Polo Europeo della Conoscenza, promotore del Forum con la Rete Edumana –. Una scuola che insegna a gestire i conflitti è una scuola dove la collaborazione, l’ascolto e il rispetto delle identità e potenzialità personali diventano un elemento cardine dell’educazione per prevenire le varie forme di violenza e di autoritarismo e costruire un futuro migliore per tutte e tutti».
Un lavoro educativo che si fonda su “parole di pace” che rimandano a valori come la solidarietà, l’altruismo e la coesione. «Parole che si contrappongono ad un modello di scuola elitaria, fondata su parole come “Io” e come “Vincente” – riprende Cobello –. Un modello in cui, appunto, c’è chi vince e chi perde e che non può che generare una società conflittuale. Noi crediamo, invece, che la parola per eccellenza per educare alla nonviolenza a scuola sia la parola “Insieme”. Su questo si può fondare un modello sociale coeso e condiviso».
Un modello che, appunto, lavora molto sul linguaggio e anche sui comportamenti personali e di gruppo. Di fronte alla recrudescenza di fenomeni come il bullismo, il razzismo, l’intolleranza, mentre la violenza, la prepotenza e la prevaricazione del più debole sembrano i modelli “vincenti”, il Forum delle scuole per la nonviolenza insiste, caparbiamente, nel formare docenti capaci di trasmettere ai ragazzi la consapevolezza dei danni gravissimi che questi atteggiamenti procurano a se stessi e alla società.
«La risposta degli studenti è molto positiva e incoraggiante – sottolinea Cobello –. Soprattutto nella scuola primaria, con i bambini più piccoli, vediamo una partecipazione e un entusiasmo straordinari. Loro sentono moltissimo questo momento storico, sconvolto da guerre e povertà sempre più diffusa. Farli riflettere su che cosa, ciascuno di noi, può fare per contrastare queste derive è il nostro compito. La speranza è coinvolgere sempre più scuole e insegnanti in questo lavoro».
Tra le molteplici iniziative delle scuole che mettono a tema il valore della pace, c’è quella del Movimento di cooperazione educativa (Mce), di cui a Verona ha parlato il coordinatore Roberto Lovattini. In occasione della Giornata dei diritti dell’infanzia, il prossimo 20 novembre, il Movimento lancerà la Flotilla dei bambini del mondo: lettere ai politici per la pace. Si tratta di un progetto globale, che vuole coinvolgere le scuole in una catena di lettere ai rappresentati delle istituzioni, da quelle locali ai vertici della Repubblica, arrivando fino al Parlamento Europeo e all’Assemblea generale dell’Onu. A tutte le scuole aderenti - dalla primaria alle superiori, ma l’invito è esteso anche agli universitari - è chiesto di scrivere e spedire le lettere dal 20 al 29 novembre. «Fermare le guerre non è facile ma abbiamo la possibilità di far sentire la nostra voce; la pace si comincia a costruire a scuola imparando ad ascoltare, parlarsi e risolvere i piccoli conflitti rispettando l’altro – si legge nell’invito alle scuole –. Se in molti spedirete le lettere, se i giornali e le TV ne parleranno, allora i politici potranno capire che il futuro che immaginano i bambini e le bambine del mondo si chiama: Pace».
L’iniziativa riprende l’esperienza del maestro Mario Lodi che, nel 1972, con una quinta elementare di Vho, in provincia di Cremona, stampava un ciclostile scritto a mano dai bambini con articoli, per esempio, sulla guerra in Vietnam. Gli alunni del maestro Lodi scrissero anche al presidente Usa Nixon, ad Andreotti e al Papa chiedendo la fine del conflitto. «La risposta di Andreotti dimostrò ai bambini che le loro voci, unite ad altre, potevano influenzare le decisioni dei governi – ricorda Lovattini –. L’iniziativa Flotilla di lettere è aperta alla partecipazione di tutti, non solo delle scuole. Scrivere fa bene. Scrivere lettere di pace ancora di più».

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