In Val di Non ricerche senza sosta per padre Flavio Paoli
Il missionario 68enne, religioso pavoniano da oltre trent’anni in Africa, è scomparso da due giorni nei boschi: l'ultimo contatto una sua telefonata lunedì sera in cui diceva di essersi perso
Una valle intera è in cerca da due giorni di un suo “figlio” missionario. Prega e confida di ritrovarlo a 48 ore dall’improvvisa scomparsa. Era uscito nel pomeriggio di lunedì per una passeggiata nei boschi attorno al paese nativo, Nanno, nel cuore della valle di Non, padre Flavio Paoli, 68 anni, religioso pavoniano da oltre trent’anni in Africa, pronto a ripartire a breve per la Nigeria. “Ancora nessuna traccia, ma andiamo avanti con fiducia”, ha fatto oggi il punto a metà pomeriggio il comandante del Vigili del Fuoco Volontari di Nanno, Stefano Tolotti, la cui caserma si è allargata con tanti gazebo per farsi centrale operativa della Protezione Civile provinciale. Si mette in campo ogni strumento tecnico (dai droni, ai cani molecolari, alla ricerca sulle celle telefoniche) e la passione in più dovuta alla popolarità della barba bianca di padre Flavio, una vocazione fiorita quassù fra i meleti per l’esempio di altri due zii missionari, uno a Cuba e l’altro in Brasile. L’ultimo contatto, lunedì sera, è stata una breve telefonata in cui alle 20.30 padre Paoli era riuscito a dire di essersi perso, prima che il suo cellulare si scaricasse. Da allora sono mobilitate a turno circa 200 persone con gli uomini di sei stazioni del Soccorso Alpino, di altrettanti gruppi di Vigili del Fuoco e poi Guardia di Finanza e Carabinieri, forti delle unità cinofile e dei mezzi per esplorare le forre del torrente Noce e del torrente Tresenica, in un rettangolo di due chilometri, via via sempre più battuto ed esteso.
Le prime ricerche nei campi
Nei paesi di Nanno, Portolo, Dermulo, Taio e Tassullo il passaparola è stato carico di affetto. “Padre Flavio qui è apprezzato – ci confida Fausto Pallaver, sindaco di Ville d’Anaunia – e la collaborazione è stata immediata, spontanea. Dapprima attraverso i canali social dei frutticoltori abbiamo chiesto di perlustrare i terreni agricoli e i giardini, altri si sono organizzati in gruppi spontanei o di supporto logistico. Purtroppo ancora nulla”. Centinaia di divise in movimento in zone anche impervie, a temperature sopra i 34 gradi, in uno sforzo interrotto solo nella notte e affrontato con alcune squadre esperte nella prevenzione dei grandi carnivori.
L’omelia di domenica sera
L’apprensione cresce, anche nel ricordo della grinta evangelica di padre Flavio fino a poche ore dalla sua scomparsa. “Al mattino di domenica aveva celebrato a Nanno e la sera aveva tenuto a Rallo un’omelia carica di passione missionaria – riferisce don Renzo Zeni, parroco dell’Unità Pastorale Santo Spirito che comprende anche Cles, capoluogo della valle – tanto che molti mi dicono di aver pianto commossi per la gioia entusiasmante con cui padre Flavio aveva richiamato alla missione”. Una testimonianza che mercoledì scorso aveva regalato – insieme ad altri due religiosi – ad un incontro promosso da gruppi e associazioni missionarie: padre Flavio, dopo le esperienze in Eritrea e Burkina Faso, si era recato in aprile in Nigeria dove stava per instaurare con il confratello messicano padre Victor una presenza pavoniana d’intesa con la Chiesa locale.
La speranza del Provinciale dei Pavoniani
In preghiera, come l’Arcivescovo di Trento Lauro Tisi e le realtà del Centro Missionario Diocesano, si raccoglie anche padre Dario Monza, responsabile della Provincia Italiana dei Pavoniani che comprende le dieci comunità italiane ispirate a san Lodovico Pavoni e le due del Burkina Faso. “Ho sentito Flavio lunedì in vista di un incontro nella nostra sede di Lonigo per programmare la missione in Nigeria – racconta il superiore – e mi ha colpito ancora una volta la sua disponibilità a ripartire per un contesto nuovo. Si sarebbe occupato dei giovani e della loro formazione al servizio e alla Chiesa locale con lo stesso entusiasmo con cui in Eritrea si era preso cura dei bambini di strada e in Burkina Faso dei ragazzi sordociechi, favorendo nella nostra scuola la loro integrazione”. Tanto che i ragazzi eritrei hanno pianto quando fu espulso dal regime nel 2010, dopo 17 anni, così come anche i ragazzi del Centro Effatà, in Burkina Faso. Queste lunghe ore di attesa e di preghiera sono condivise con preoccupazione anche nelle comunità africane in cui padre Flavio ha lasciato una traccia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA





