In Italia un bambino su dieci è obeso «Educazione alimentare a scuola»
di Cinzia Arena
La Fondazione Aletheia: dati preoccupanti sul consumo di snack e piatti pronti A livello mondiale dati quadruplicati rispetto al 1990 La proposta di usare le mense come luoghi di formazione

I bambini obesi nel mondo a sono quadruplicati rispetto al 1990 e oggi quasi uno su 10 ha gravi problemi di peso. Colpa di un’alimentazione sbagliata basata su snack e cibi pronti che oggi, a dispetto di quella tradizionale dieta mediterranea che tutto il mondo ci invidia, sono diventati i protagonisti anche sulle tavole di casa nostra. Il nuovo rapporto “Cibo e bambini” presentato ieri dalla Fondazione Aletheia, che si occupa di approfondire a livello scientifico il legame tra cibo e salute, analizza le abitudini alimentari delle nuove generazioni nel mondo ed evidenzia un netto peggioramento di quelle dei giovani italiani. La metà dei bambini consuma snack dolci più di tre volte a settimana, mente uno su dieci mangia regolarmente merende salate e uno su quattro beve quotidianamente bibite zuccherate. Frutta e verdura sono entità sconosciute per un ragazzo su quattro e la colazione sta scomparendo dai radar: il 10,9% la salta e il 33% non consuma cibi non adeguati.
Ricchi di additivi chimici, con bassa qualità nutrizionale ma spesso un ottimo sapore questi prodotti confezionati hanno un elevato apporto calorico e stanno di fatto modificando geneticamente il gusto delle nuove generazioni. Il risultato è che il 9,6% di bambini e adolescenti tra i 5 e i 19 anni è obeso mentre un altro 27,3% è in sovrappeso. Il nostro paese si colloca al 21esimo posto in Europa per obesità infantile e al 35esimo per sovrappeso. Se si prendono in considerazione i consumi l’Italia registra comunque uno dei valori più bassi in Europa con il 13,4% di calorie derivanti da cibi ultra-formulati a fronte di una media europea del 27% che vede la Svezia in vetta alla classifica con il 42,4%. A livello globale il trend è in forte crescita soprattutto negli Stati Uniti dove fino al 60% delle calorie giornaliere proviene da questi alimenti con punte che raggiungono il 70% tra i più giovani. Le vendite di questi alimenti a livello mondiale hanno superato i 2mila miliardi di dollari con una spesa europea di 310 miliardi in crescita del 29% rispetto al 2019. In media ogni cittadino europeo ha speso 690 euro l’anno in questi prodotti con l’Italia che si colloca al di sotto della media (580) e Grecia e Romania ai minimi con appena 386 euro. Sono i paesi del Nord Europa quelli che spendono di più in snack piatti pronti: la Finlandia 1357 euro e l’Irlanda 1283. Per invertire la rotta l’unica soluzione, secondo la Fondazione, è investire sulla prevenzione e sulla formazione anche in questo ambito.
Le mense scolastiche sono il luogo d’elezione per avviare questo percorso perché circa il 41% dei bambini europei iscritti alla scuola primaria pranzano a scuola, percentuale che sale al 61% nei Paesi ad alto reddito. Le mense sono quindi un prezioso “primo presidio pubblico” per promuovere stili di vita sani. Gli investimenti pubblici in programmi di alimentazione hanno raggiunto nel 2023 i 12 miliardi di euro l’anno solo nell’Unione Europea (48 miliardi di dollari a livello mondiale) coinvolgendo 25 milioni di bambini e adolescenti. «La scuola è un luogo fondamentale in cui diffondere comportamenti corretti, ridurre le disuguaglianze e arginare abitudini scorrette. Studi internazionali dimostrano che ogni dollaro investito in mense scolastiche nei Paesi a medio e basso reddito genera un ritorno economico e sociale 17 volte superiore » sottolinea il direttore Riccardo Fargione. Investimenti che rappresentano una leva efficace anche per i sistemi sanitari dei Paesi sviluppati: l’Italia, ad esempio, spende 12 miliardi l’anno per far fronte all’aumento di patologie croniche tra i giovani dovuti ad alimentazioni sbagliate. C’è un cibo che cura e uno che ammala, sottolinea il rapporto della Fondazione, evidenziando gli effetti della cattiva alimentazione su una serie di patologie, dal diabete di tipo 2 ai tumori, dalle malattie intestinali alle patologie cardiovascolari ai disturbi neuro-degenerativi.
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