Il Governo vedrà le carte. E s’indaga per diffusione di atti secretati

L’esecutivo temporeggiasull'informativaalle Camere: «Riferiremo quando avremo elementi», dice il ministro Ciriani. Il fascicolo è custodito in «un armadio cassaforte della Corte d'Assise».
July 11, 2025
Il Governo vedrà le carte. E s’indaga per diffusione di atti secretati
ANSA | I ministri Nordio e Piantedosi durante l'informativa di febbraio in Senato sul caso Almasri
La prima risposta del Governo, investito dalla nuova bufera del caso Almasri scatenata dalla pubblicazione su due quotidiani di parte degli atti dell’inchiesta, più che sul piano politico arriva su quello giudiziario. A muoversi, come aveva annunciato, è la senatrice leghista, e avvocato dei membri di Governo indagati, Giulia Bongiorno, alla quale il Tribunale dei ministri ha accordato ieri la possibilità di visionare gli atti dell'indagine sulla mancata consegna del comandante libico Osama Njeem Almasri alla Corte penale internazionale. Viene così accolta la richiesta della difesa dei 4 indagati: la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, accusati di favoreggiamento epeculato, e il Guadasigilli Carlo Nordio, sotto inchiesta per omissione di atti d’ufficio. Il Tribunale ha inoltre formalizzato la denuncia per la divulgazione di atti coperti da segreto, in seguito ad articoli di stampa. Atti che, si precisa, sono «custoditi nella cancelleria della Corte d’assise in un armadio cassaforte, salvi i passaggi procedurali previsti dalle leggi costituzionali». Già lo scorso 12 febbraio l’organo giudiziario ne aveva presentato una «a seguito della prima illecita divulgazione di notizie inerenti al procedimento».

I giudici: nessun atto conclusivo finora emesso

Il Tribunale dei ministri, che al termine delle indagini dovrà decidere se archiviare le accuse o chiedere il rinvio a giudizio dei quattro esponenti dell’esecutivo, precisa che «nessun provvedimento conclusivo è stato ancora emesso». Il 27 aprile, scaduti i 90 giorni di tempo previsti dalla legge per la fase d’accertamento, i giudici avevano inviato l'incartamento alla procura di Roma, determinando una proroga di altri 60 giorni per supplemento di attività istruttoria. Decorsi anche quelli, il termine (solo ordinatorio, non vincolante) è comunque scaduto il 27 giugno.

Il Governo prende tempo per leggere le carte

Quanto alla richiesta di Bongiorno di acquisire copia degli atti, le tre giudici che compongono il tribunale, Maria Teresa Cialoni, Donatella Casari e Valeria Cerulli, l’hanno accolta in parte, ossia «con riferimento alla sola visione degli atti d’indagine», escluso «il rilascio di copia ed esclusa, altresì, la visione del parere del pm, in attesa dell’interlocuzione col pm sul punto». Una decisione motivata anche dalla presenza di atti dell'Aise classificati, cioè coperti da segreto, di cui è vietata «la riproduzione sotto qualsiasi forma». Alle tre magistrate è prevenuta inoltre un’altra richiesta di visionare gli atti del procedimento, avanzata dal legale di Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture del generale libico Almasri, che nei mesi scorsi aveva presentato denuncia contro i rappresentanti del governo per favoreggiamento. La richiesta, informa l’avvocato Francesco Romeo, era stata respinta settimane fa poiché gli avvocati degli indagati non avevano ancora preso visione degli atti. Ma ora, alla luce dell’autorizzazione, lui stesso ha deciso di reiterarla. Sul piano politico, l’impressione è che l’esecutivo intenda prendere tempo per leggere con attenzione le carte del procedimento, prima di presentarsi alle Camere per quell’informativa sulla vicenda che le opposizioni invocano con vigore. «Sulla vicenda Almasri, il Governo non è mai scappato dal confronto», argomenta il ministro dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, ricordando che nei mesi scorsi «abbiamo riferito coi ministri Piantedosi e Nordio». E ciò di cui si discute in queste ore, aggiunge, «fa parte di un processo, una istruttoria che il Tribunale dei ministri deve ancora completare». Pertanto, prosegue Ciriani, «riferiremo al Parlamento senza paura e senza nascondere nulla, quando avremo elementi utili da riferire». Nessuna data, dunque, almeno per ora. Già il Guardasigilli, primo bersaglio degli strali delle opposizioni, l’altro ieri aveva messo le mani avanti, scartando l’ipotesi di un passo indietro: «Chi pensa che io sia dimissionario formula solo un wishful thinking». Ma la segretaria del Pd Elly Schlein torna alla carica: «Nordio ha mentito in Aula. Non può rimanere un ministro che ha mentito al Parlamento e quindi ha mentito al Paese». Le fa eco Elisabetta Piccolotti (Avs): «Noi crediamo che Nordio si debba dimettere immediatamente. Se poi Giorgia Meloni non pretende le dimissioni vuol dire che è complice».

Il nodo della mail della capo di gabinetto

In base alle ricostruzioni pubblicate da Corriere della Sera e Repubblica, uno dei passaggi chiave degli atti d’indagine riguarderebbe una mail inviata dalla capo di Gabinetto di via Arenula, Giusi Bartolozzi, a Luigi Birritteri, allora capo del Dipartimento affari di giustizia il 19 gennaio (giorno dell'arresto di Almasri), per chiedergli di trattare il caso con cautela e di comunicare con la app Signal per riservatezza. Un’ammissione in distonia con quanto affermato alla camera dal Guardasigilli, che disse di aver appreso dell’arresto solo il 20 gennaio. «O Nordio ha mentito o Bartolozzi gli ha nascosto informazioni», incalza il leader di Italia Viva , Matteo Renzi, a sua volta accusato da Fdi di aver diffuso il 5 luglio, in un comizio, «notizie secretate» sull’affaire Almasri. Un’accusa liquidata così dalla capogruppo Iv al Senato, Raffaella Paita: «No, quello è Delmastro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA