I mutamenti climatici non si fermano, neanche a Natale

Due lezioni dal maltempo di questi giorni in Emilia Romagna: il pericolo è sempre in agguato, ma proteggersi si può. E si deve.
December 28, 2025
L’ennesima alluvione in Emilia Romagna, questa volta evitata, ci dimostra due certezze. Da una parte i pur parziali interventi di prevenzione del sistema idrogeologico hanno evitato i disastrosi danni delle alluvioni del 2023 e 2024. Ma per ora. Perché i nuovi eventi, ripetuti in poco tempo, e sempre più intensi, confermano che i mutamenti climatici non sono il futuro ma il presente, anche da noi. Interventi intelligenti, leggeri ma diffusi, sono perciò sempre più necessari. «Questa volta il sistema ha retto», hanno commentato i sindaci emiliano romagnoli. Gli argini hanno retto, gli alvei hanno fatto scorrere senza ostacoli l’enorme quantità di acqua. Bene. Così come hanno fatto bene molti sindaci a ordinare l’evacuazione delle aree più a rischio. Così si fa Protezione civile pensando alla sicurezza dei cittadini più che al consenso. Certo è scomodo essere costretti a lasciare la casa, ancor più nel pieno delle festività natalizie. Ma meglio una “scomoda” messa in sicurezza, poi rientrata, che una conta dei morti per non aver “disturbato”. Perché c’erano tutte le ragioni. In due giorni è piovuta una quantità doppia della media dell’intero mese di dicembre.
Eventi di questo tipo che un tempo avevano una frequenza di cento e più anni, ora sono annuali. Giusto, dunque, un sistema di allerta severo e che informi bene i cittadini. Ma i cittadini, oltre a pretendere sicurezza, devono collaborare coni propri comportamenti. In gran parte dell’Italia, purtroppo manca una coltura del rischio malgrado il nostro Paese sia ad alto rischio sismico, vulcanico e idrogeologico. Eppure sono pochissime le esercitazioni, pochi comuni hanno i piani di Protezione civile aggiornati. Così tra scongiuri e “italico stellone”, continuano a crescere l’occupazione dei suoli e l’abusivismo edilizio e ritornano i tentativi di nuovi condoni. Così “piove sul bagnato”, anzi “sul cementificato”. E piove sempre più. I soliti “negazionisti” ricorderanno la lunga e secca stagione estiva. Appunto. Come ripetono i climatologi, tutto questo caldo in più, poi lo paghiamo con eventi atmosferici sempre più carichi di pioggia. L’acqua non fa altro che il suo mestiere: evaporare, tornare alla terra come pioggia, scorrere lungo percorsi precisi, accumularsi nei mari. Siamo noi uomini a accelerare alcuni di questi passaggi che da naturali diventano distruttivi.
«Il creato sta gridando attraverso inondazioni, siccità, tempeste e caldo implacabile» sono state le parole molto nette di papa Leone XIV in occasione della Cop30 a Belèm. Aggiungendo che «una persona su tre vive in situazione di grande vulnerabilità a causa di questi cambiamenti climatici». A pagare di più i mutamenti climatici sono gli ultimi, i fragili. «Il grido della Terra è il grido dei poveri», ci ha spiegato Papa Francesco nella Laudato si’. Bastano due immagini dei giorni scorsi. I lussuosi fuoristrada che sgommano sulla neve caduta abbondante nel deserto dell’Arabia Saudita, come non accadeva da 50 anni. L’acqua e il fango della tempesta Byron che hanno invaso le tendopoli degli sfollati di Gaza, provocando 20 morti. Ma come evacuare chi è già evacuato? Non sono solo drammi lontani, come ha denunciato la Caritas italiana nell’ultimo Rapporto sulla povertà. «La crisi climatica ha creato nuovi rischi ambientali e sociali, che incrementano le disuguaglianze e producono nuove forme di povertà». Intervenire sui mutamenti climatici non è, dunque, un lusso per ricchi ma necessità globale. «C’è ancora tempo per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto degli 1,5°C, ma la finestra si sta chiudendo», avverte ancora Papa Leone. A Belém ci sono state più marce indietro che progressi. Ancora tanti gas serra finiranno in atmosfera, facendo salire la febbre del Pianeta. Le alluvioni, in Emilia come a Gaza, sono sintomi di una grave malattia che richiede medicine e medici giusti. Lo denuncia Papa Leone. «Quel che manca è la volontà politica di alcuni. Vera leadership significa servizio e sostegno in una misura che faccia davvero la differenza. Azioni climatiche più forti creeranno sistemi economici più forti e più equi». 

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