Gli azionisti etici contro l'ipocrisia green di Zara & Co
All'assemblea annuale l'azionariato critico di Fondazione Finanza Etica e altri investitori istituzionali votano contro l'approvazione della Relazione di sostenibilità del colosso dell’abbigliamento

Da una parte un marketing che dà un’immagine di sostenibilità sociale e ambientale, dall’altro un sistema che alimenta l’emergenza climatica e mette sotto pressione i diritti dei lavoratori. È per questo lato oscuro del fast fashion che oggi l’azionariato critico di Fondazione Finanza Etica e altri investitori istituzionali hanno scelto di non approvare la Relazione di sostenibilità del colosso dell’abbigliamento Inditex durante l'assemblea annuale.
L'azienda spagnola, proprietaria di brand internazionalmente riconosciuti come Zara, Bershka, Pull&Bear e Massimo Dutti, viene messa sotto accusa da un voto contrario che ha complessivamente il peso di più di 56mila azioni, pari a un valore di mercato di circa 109 milioni: non si tratta dunque solo di un mero gesto simbolico. A denunciare insieme alla Fondazione l'uso massiccio del trasporto aereo e il permanere di tensioni sindacali nella filiera della multinazionale con i lavoratori in Bangladesh, anche Mandarine Gestion, società di gestione finanziaria francese specializzata in investimenti responsabili (5 miliardi di euro di capitale gestito), che non approva la Relazione.
«Nel 2024, le emissioni di gas serra da trasporto e distribuzione di Inditex hanno superato 2,6 milioni di tonnellate di CO₂, quasi pari al 20% dell’impronta climatica complessiva del Gruppo Inditex», osserva Mauro Meggiolaro, analista di Fondazione Finanza Etica, intervenuto in assemblea. «È un dato che evidenzia la contraddizione tra l’impegno dichiarato sul clima e l’aumento costante del ricorso ai voli per alimentare il fast fashion. Altri competitor, come H&M, mantengono la quota delle proprie emissioni di gas serra derivanti dal trasporto aereo al di sotto dell’1% del totale delle delle proprie emissioni da trasporto e hanno ridotto del 32,5% le emissioni di CO₂ legate alla logistica tra il 2019 e il 2024. Lo scorso anno avevamo già sollevato queste preoccupazioni, ma non abbiamo ricevuto risposte concrete».
Gli investitori non solo non hanno approvato la Relazione, ma hanno chiesto al consiglio di amministrazione di impegnarsi per colmare queste lacune sul tema della sostenibilità ambientale: pubblicando un piano dettagliato per ridurre ed eliminare gradualmente il trasporto aereo, con obiettivi annuali chiari; fornendo dati trasparenti su emissioni, modalità di trasporto e uso di carburanti sostenibili; integrando questi indicatori nei criteri di remunerazione Esg del management.
La Fondazione del Gruppo Banca Etica ha provato ad accendere i riflettori anche sulle questioni ancora aperte in Bangladesh, dove quasi tre mila persone lavoratrici della filiera Inditex rischiano procedimenti penali legati alle proteste del 2023 per il salario minimo. «Si tratta di un clima di tensione che non può essere ignorato», prosegue Meggiolaro. «Inditex ha la responsabilità di chiedere ai propri fornitori il ritiro di queste accuse e di garantire la libertà sindacale».
Le due organizzazioni azioniste capofila di questa azione di protesta sono tra le realtà fondatrici di SfC-Shareholders for Change, una rete europea di investitori istituzionali impegnata a promuovere la due diligence sociale, ambientale e sui diritti umani attraverso l’azionariato attivo e il dialogo con le imprese. In particolare, SfC, rappresenta oltre 45 miliardi di euro di asset in gestione e, nel complesso, riunisce investitori che detengono più di 110 mila azioni Inditex: una conferma, sottolineano dalla Fondazione, che le preoccupazioni su clima e diritti non riguardano solo il mondo della finanza etica.
L'intervento degli azionisti è affiancato da mobilitazioni pacifiche in queste ore in diverse città europee, tra cui Milano e Barcellona, per chiedere maggiore coerenza tra gli impegni ambientali e sociali e le pratiche effettive della multinazionale. A promuoverle Fair e Setem, organizzazioni aderenti alla rete della Clean Clothes Campaign in Italia e in Spagna.
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