Eduscopio 2025: ecco le scuole migliori d'Italia
Il portale della Fondazione Agnelli orienta alla scelta delle superiori. Sorpresa: chi ha fatto la maturità quadriennale fa più fatica all'università

È online l'edizione 2025 di Eduscopio, il portale della Fondazione Agnelli che, dal 2014, aiuta gli studenti di terza media e le loro famiglie nella scelta della scuola superiore, con dati aggiornati suddivisi per città e indirizzi di studio. Due i compiti educativi fondamentali indagati da Eduscopio: la capacità dei licei, ma anche degli istituti tecnici di preparare e orientare gli studenti a un successivo passaggio agli studi universitari; la capacità degli istituti tecnici e degli istituti professionali di preparare gli studenti a un positivo ingresso nel mondo del lavoro per quanti, dopo il diploma, non intendono frequentare l’università e vogliono subito trovare un impiego.
A Milano si conferma la bontà delle scuole paritarie: su nove indirizzi totali, tra licei e istituti tecnici, in cinque casi al primo posto si trova un istituto non statale. Tra i licei classici, al primo posto c’è il Giovanni Berchet, che supera il paritario Sacro Cuore (primo nel 2024). Il Volta si conferma in vetta ai licei scientifici, il paritario Istituto Comunità ebraica è il migliore tra i licei delle Scienze applicate e il paritario Maria Consolatrice mantiene la vetta tra i licei delle Scienze umane.
Una coppia di scuole paritarie (il Civico Manzoni e il Maria Consolatrice), si piazza ai primi due posti tra i licei scientifici, mentre il paritario Manzoni mantiene la prima posizione tra gli istituti Tecnico economici e il Sacro Cuore tra i licei artistici, con le Orsoline di San Carlo al secondo posto. Passando a Roma, l’Ennio Quirino Visconti è il miglior liceo classico, mentre il paritario Renzo Levi-Comunità ebraica è in testa tra i licei scientifici e il paritario Sant’Orsola è primo tra i licei artistici. Infine, a Napoli, il classico migliore si conferma il Convitto Vittorio Emanuele II. Tutti i risultati, città per città e scuola per scuola, sono consultabili su www.eduscopio.it.
L'edizione di quest'anno indaga, per la prima volta, i percorsi universitari dei diplomati del 2022 che, nel 2018, scelsero di frequentare un percorso quadriennale. Per analizzare quanto i percorsi quadriennali siano in grado di preparare gli studenti al passaggio all’università, la Fondazione Agnelli ha confrontato i risultati del primo anno di università di 1.885 diplomati quadriennali (per il 72% provenienti da istituti statali e per il restante 28% da paritari), con quelli di 8.558 loro compagni che, nella stessa scuola, avevano, invece, scelto di frequentare il tradizionale percorso quinquennale. Per quanto riguarda il voto di maturità, i diplomati quadriennali ottengono risultati leggermente migliori di quelli dei compagni che hanno sostenuto l’esame un anno dopo. Questo, però, osserva Fondazione Agnelli, potrebbe anche essere dovuto al fatto che ai percorsi quadriennali si sono iscritti in genere studenti più motivati e con risultati più elevati nella scuola media. Ma una volta all’università, la situazione si ribalta completamente.
Tre i parametri osservati: immatricolazione, voti e crediti ottenuti. Rispetto all’immatricolazione «non si osservano differenze significative» tra i diplomati quadriennali e quelli quinquennali. Per quanto riguarda i voti ottenuti agli esami del primo anno di università, i diplomati quadriennali ottengono, a parità di condizioni, «voti leggermente inferiori» a quelli dei loro compagni quinquennali. Un risultato «statisticamente significativo» secondo i ricercatori della Fondazione Agnelli. Infine, anche sul fronte dei crediti universitari ottenuti, la stima di Eduscopio «sembra suggerire una minore efficacia da parte dei diplomati quadriennali immatricolati al primo anno nel superare gli esami e raggiungere il numero di crediti richiesti». In questo caso, però, avvertono i ricercatori, «il risultato non è statisticamente significativo», anche se indicativo di una problematica che merita attenzione.
«I risultati della nostra analisi – commenta il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto – suggeriscono che un percorso quadriennale che anticipi a 18 anni l’uscita dalla scuola secondaria, in assenza di un profondo ripensamento didattico e organizzativo, potrebbe avere effetti negativi sulle competenze degli studenti e sulle loro prospettive successive. Non è vero, peraltro, che nella maggior parte dei Paesi europei la scuola secondaria finisca a 18 anni, come talvolta si afferma – ricorda Gavosto –. Più in generale, prima di mettere a sistema riforme con l’obiettivo di migliorare la qualità degli apprendimenti e le opportunità di successo degli studenti italiani, credo sarebbe doveroso valutare l’efficacia delle sperimentazioni che anticipano le riforme auspicate, così da poter ancora intervenire per tempo con aggiustamenti, allorché gli esiti non siano quelli originariamente attesi. Questo, purtroppo, non sempre avviene nel nostro Paese».
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