Due detenuti sono morti e sei agenti sono stati feriti: è sempre emergenza
di Redazione
Una persona è stata ritrovata senza vita nel carcere di Regina Coeli. Un uomo è morto per suicidio nel carcere di Brissogne. Sei agenti della polizia sono rimasti feriti in un'aggressione

In carcere si continua a morire, mentre non si fermano le rivolte dei detenuti e la polizia penitenziaria è la prima a farne le spese. È ancora una volta drammatico il bilancio dell'ultimo fine settimana per i penitenziati del nostro Paese.
Negli ultimi tre giorni, in due diverse case circondariali sono morte due persone. Un detenuto è stato ritrovato senza vita nella sua cella al carcere Regina Coeli di Roma. Al momento non si hanno maggiori informazioni sulle cause del decesso, che è stato comunicato dal sindacato autonomo di polizia penitenziaria. «Ancora una volta siamo chiamati a commentare una morte in carcere che forse poteva e doveva essere evitata», ha detto Maurizio Somma, il segretario del sindacato. L’altro decesso è avvenuto nel carcere di Brissogne, ad Aosta: un trentenne è morto per suicidio nella notte tra venerdì e sabato. Di lui si sa che era di origine libica e che era entrato nella casa circondariale per reati connessi allo spaccio di stupefacenti.
Sempre nella giornata di domenica, sei agenti di polizia penitenziaria del carcere di Porto Azzurro (Livorno) sono stati trasportati al pronto soccorso in codice giallo per intossicazione da fumo dopo quella che il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria definisce un’aggressione: «Tre detenuti di origine si sono resi protagonisti di gravissimi disordini all'interno della sezione ordinaria in cui erano ristretti. Il pretesto è stato quello di pretendere le celle aperte senza alcun vincolo di chiusura; al diniego del personale di servizio, è seguita un'escalation di atti di devastazione e aggressioni».
Il sindacato lancia anche un allarme specifico per la struttura di Porto Azzurro: «L’invio indiscriminato di detenuti responsabili di criticità in altri istituti della Toscana – ha detto Francesco Oliviero, segretario per la regione del Sindacato – sta trasformando la Casa di Reclusione di Porto Azzurro in una polveriera pronta a esplodere». «A ciò – prosegue – si aggiunge una gestione che, a nostro avviso, necessita di un'immediata inversione di rotta: occorrono provvedimenti urgenti, sia sotto il profilo organizzativo che nella selezione dei ristretti da destinare alla struttura».
La situazione nelle carceri italiane è particolarmente drammatica sul fronte del sovraffollamento: come ha documentato l’ultimo rapporto di Antigone, «al 30 giugno 2025 le persone detenute erano 62.728, in aumento di 1.248 unità rispetto all’anno precedente. A fronte di una capienza regolamentare di 51.276 posti, e con oltre 4.500 letti indisponibili, il tasso di affollamento reale si attesta al 134,3%. In ben 62 istituti il sovraffollamento supera il 150%, e in 8 casi addirittura il 190% – come a San Vittore, Foggia, Lodi e Roma Regina Coeli. Nel 35,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






