Donne e azione umanitaria: perché abbiamo deciso di parlarne al Meeting
di Redazione
WeWorld ha promosso una appuntamento sull'applicazione del diritto umanitario e sulla difficoltà crescente di intervenire nei contesti di crisi. La necessità dello sguardo femminile

Nell’ambito della 46ª edizione del Meeting di Rimini, WeWorld – organizzazione umanitaria che da più 50 anni lavora per portare al centro chi è ai margini, geografici e sociali, in oltre 20 Paesi del mondo – promuove l’incontro “Il ruolo delle donne nell’ambito dell’azione umanitaria, tra resilienza e leadership nei contesti di crisi”. L’appuntamento intende riaffermare il valore universale del diritto umanitario - oggi messo in discussione da crisi sempre più complesse e prolungate - e vuole tenere i riflettori accesi sul ruolo chiave che le donne possono avere nella risposta umanitaria.
Le principali criticità che ostacolano l’applicazione del diritto umanitario derivano da conflitti in cui è sempre più frequente la mancata volontà di tutelare le persone civili, in particolar le fasce più vulnerabili della popolazione.
Attacchi contro la popolazione civile, le infrastrutture sanitarie e le scuole mettono in pericolo non solo direttamente le vite delle persone, ma distruggono la possibilità di godere dei servizi necessari per la sopravvivenza di una comunità. A ciò si aggiungono restrizioni all’accesso di aiuti, criminalizzazione delle ONG, e ridimensionamento delle risorse finanziarie, elementi che riducono la nostra capacità di intervento nel rispondere ai bisogni di tutte le crisi umanitarie.
Le violazioni del diritto internazionale umanitario colpiscono profondamente anche sul piano operativo e morale. Garantire continuità agli interventi diventa complesso in contesti come Gaza, oggi simbolo della crisi del sistema di protezione internazionale, in cui lo spazio umanitario è soggetto a continue restrizioni. Qui, WeWorld opera dal 1997 grazie alla collaborazione con organizzazioni locali e strategie di adattamento che consentono di distribuire aiuti anche in condizioni di limitata presenza internazionale. La formazione del personale locale, la trasparenza delle procedure e il coinvolgimento delle persone beneficiarie sono aspetti centrali per l’efficacia e la sicurezza degli interventi, così come strategie logistiche flessibili e sistemi avanzati per il monitoraggio delle attività anche a distanza, per mantenere efficacia degli interventi anche nelle emergenze più gravi.
Lo scenario globale è aggravato anche da un crescente rifiuto della solidarietà: chiusura delle frontiere e respingimenti di chi scappa da guerre e persecuzioni.
Per farvi fronte, le ONG hanno rafforzato la formazione del personale locale, costruito nuove collaborazioni con organizzazioni locali, diversificato le modalità di intervento, con sistemi di monitoraggio remoto e revisione periodica degli interventi.
Emblematico è il caso dell’Afghanistan, dove il ritiro degli aiuti internazionali ha aggravato una crisi umanitaria già durissima. La riduzione dei finanziamenti e delle risorse ha limitato l’accesso a sanità, istruzione e sicurezza alimentare, colpendo in particolare donne, bambine e bambini. WeWorld continua a operare in Afghanistan grazie a fondi istituzionali e privati, con progetti per la sicurezza alimentare delle famiglie con donne capo famiglia e programmi di empowerment economico rivolti a donne e giovani.
Per migliorare il sistema di protezione umanitaria è necessario intervenire su più livelli: promuovere la responsabilità degli Stati e delle parti in conflitto, rafforzare i meccanismi di monitoraggio e introdurre sanzioni più efficaci in caso di violazione. Inoltre, è necessario creare corridoi umanitari al fine di garantire assistenza in condizioni di sicurezza e neutralità.
Solo un approccio coordinato e condiviso può ripristinare il ruolo delle ONG nella tutela dei diritti e nella promozione della giustizia umanitaria.
Consigliera delegata WeWorld
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