Detenuto si toglie la vita a Modena: è il 62esimo da inizio anno

September 24, 2025
Detenuto si toglie la vita a Modena: è il 62esimo da inizio anno
Fotogramma | Sono 62 i detenuti che si sono suicidati in carcere nel 2025
Alle 20 di mercoledì un detenuto marocchino di 24 anni si è tolto la vita impiccandosi in una cella del carcere Sant'Anna di Modena: è il 62esimo suicidio da inizio anno in Italia e il quinto all'interno dell'istituto modenese. A darne notizia il Garante regionale dell’Emilia Romagna Roberto Cavalieri e il sindacato Uilpa. Il giovane detenuto si è impiccato in una cella della sezione accoglienza, dov'era stato appena trasferito.
Il carcere di Modena in particolare era già stato teatro di un'impressionante sequenza di suicidi all'inizio di quest'anno: quattro in un mese e una settimana. Il 31 dicembre scorso nell’istituto emiliano si era tolto la vita un 37enne di origine macedone, inalando gas dalla bomboletta usata dai detenuti per cucinare. Il 6 gennaio eramorto un 27enne di origine marocchina, ricoverato in ospedale in gravissime condizioni dopo un tentativo di suicidio. Il giorno successivo si è ucciso, sempre con il gas, un 49enne italiano, e, il 4 febbraio un 27enne marocchino con problemi psichiatrici si era tolto la vita con un'overdose di farmaci
«A Modena sono ammassati 580 detenuti in 371 posti regolamentari, mentre gli agenti in servizio sono solo 225, quando ne servirebbero almeno 296. Una situazione insostenibile che si inserisce nel contesto nazionale di 63.136 reclusi stipati in 46.560 posti mentre alla Polizia penitenziaria effettivamente impiegata nelle carceri mancano oltre 20.000 unità, attesi anche gli esuberi negli uffici ministeriali e nelle sedi extrapenitenziarie», spiega Gennarino De Fazio, segretario generale Uilpa.
«Mentre al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria si esercitano nel pestare l'acqua nel mortaio, nelle carceri si continua a soffrire, più del necessario, e a morire - aggiunge De Fazio - Siamo a 62esimo recluso che si toglie la vita nel corso dell'anno, cui bisogna aggiungere un internato in una Rems e 3 operatori. Perché a soffrire e a morire, insieme ai ristretti, sono anche i servitori di uno Stato che per mano del dicastero della giustizia continua mostrarsi patrigno e "caporale". Se i detenuti subiscono una carcerazione non rispettosa di elementari principi di civiltà, gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria espiano le pene dell'inferno per la sola "colpa" di essere al servizio del Paese. Carichi di lavoro sovrumani e turni di servizio che si protraggono fino a 26 ore continuative hanno ormai stremato gli agenti, i quali da gennaio a oggi hanno subito anche 2.500 aggressioni».
Solamente tre giorni prima di quest'ultimo suicidio, il 21 settembre, una detenuta italiana di 30 anni originaria di Taranto, con disturbi psichiatrici, si era tolta la vita in una cella del carcere di Capanne, a Perugia.

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