Dai campi rom alle ferite di Gaza, ecco le persone di Paolo Pellegrin

Alle Officine Fotografiche di Roma una mostra inedita, di ritratti, del fotografo dell'agenzia Magnum. «Nel racconto dell’Occidente, ci sarà un prima e un dopo Gaza»
October 13, 2025
Il ritratto, in primo piano, di un soldato ucraino, con l'elmetto, durante un addestramento
Addestramento militare ucraino. Ivano-Frankivsk, Ucraina 2023 / © Paolo Pellegrin - Magnum
Lo sguardo dignitoso di un padre rom col suo bambino in una periferia romana. Quello atterrito di un civile ucraino appena arruolato nell’esercito. Gli occhi persi nel vuoto di Maram, cinque anni, ferita alla testa dopo un bombardamento israeliano a Bei Hanoun, Gaza. I volti felici di due sposi di Haiti durante i festeggiamenti del matrimonio. Persone, non frammenti di cronaca. Cercate e immortalate da un fotografo deciso a catturare quell’attimo. Per ribadire che a galleggiare – o affondare - nel flusso delle notizie ci sono bambini, donne, uomini. Non numeri. “Persona” è infatti il titolo della mostra che Paolo Pellegrin, uno dei più grandi fotografi sulla scena internazionale, ha voluto regalare a Officine Fotografiche, associazione culturale e scuola di fotografia attiva a Roma dal 2000 (via Giuseppe Libetta, 1, Roma. Fino al 31 ottobre, ingresso libero, dal lunedì al venerdì 10-13 e 15,30-19,30, sabato 10-13 e 15 18,30).
Proprio per celebrare i primi 25 anni di attività, Annalisa D’Angelo ha curato una selezione di oltre 50 scatti di Pellegrin che esplorano le infinite sfaccettature del ritratto. Singolare coincidenza, “Custodire voci e volti umani” è il tema per la Giornata delle comunicazioni sociali del prossimo 17 maggio 2026, scelto da papa Leone XIV. Per confermare che la persona, il suo volto e il suo sguardo ci ricordano l’unicità e il valore assoluto di ogni essere umano. Anche il più dimenticato e solo, sprofondato in uno dei tanti angoli della Terra teatro di emarginazione, sofferenza, dolore.
Coppia durante un matrimonio, Jacmel, Haiti, 2006 ©Paolo Pellegrin / Magnum 
Coppia durante un matrimonio, Jacmel, Haiti, 2006 ©Paolo Pellegrin / Magnum 
La mostra è un’occasione preziosa per esplorare un aspetto forse più intimo e meno conosciuto della produzione dell’autore: il ritratto come forma di indagine, relazione e memoria. Da sempre terreno di confronto e riflessione, la fotografia dell’essere umano è specchio dell’anima per alcuni, addirittura furto per alcune culture indigene. Sicuramente spazio di verità e “presa di posizione politica”, nell’approccio di Paolo Pellegrin è un ritratto narrato con un linguaggio che attraversa le vite altrui con rispetto, delicatezza e intensità.
La mostra è anche una originale retrospettiva dell’autore, che presenta una selezione inedita di ritratti attraverso l’intera carriera del fotografo: dai primi scatti nei campi rom italiani degli anni ’80 e ’90, ai volti segnati dei feriti di Gaza o dei coloni israeliani durante le proteste del 2005. Dalle immagini sospese di Haiti a quelle drammatiche dell’ordinaria repressione del crimine negli Stati Uniti e del contrasto all’immigrazione dal Messico. Dai bambini delle guerre di disgregazione della Jugoslavia al conflitto russo-ucraino in Crimea, Donbass, Ucraina. Fino alle fotografie posate di attori hollywoodiani pubblicate come copertine del New York Times.
Una famiglia rom di origine bosniaca in un accampamento temporaneo alla periferia di Roma, 1995 / ©Paolo Pellegrin-Magnum
Una famiglia rom di origine bosniaca in un accampamento temporaneo alla periferia di Roma, 1995 /

©Paolo Pellegrin-Magnum
All’inaugurazione Paolo Pellegrin, kefiah nera sul collo, ha voluto ricordare il dramma delle donne e degli uomini che ha incontrato e fotografato tante volte in Palestina: «Il pensiero che abita in tutti noi da due anni a questa parte – ha detto - è che stiamo vivendo un’enormità della storia. Nel racconto dell’Occidente, ma anche della nostra vita, ci sarà un prima e un dopo Gaza».
L’esposizione indaga anche il rapporto tra immagine e potere. Con i ritratti di Donald Trump colti attraverso uno schermo durante la cerimonia di insediamento, o il cancello spezzato che lascia intravedere la Gaza di ieri. Il tema del ritratto ambientato è declinato in una varietà di tecniche e formati: stampe vintage, serigrafie, digitali e gigantografie.
«Festeggiare i venticinque anni di Officine Fotografiche con una mostra di Paolo Pellegrin – ha detto Emilio D’Itri, direttore e fondatore dell’associazione - non è una scelta casuale. Officine è diventata un luogo d’incontro, formazione e crescita per generazioni di fotografi e appassionati, ma anche uno spazio in cui riflettere sul mondo attraverso le immagini. Con Persona abbiamo voluto restituire al pubblico un percorso che attraversa la carriera di un autore capace di trasformare il ritratto in memoria viva e testimonianza universale».

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