Da Tomba al decreto Sport: come si è arrivati all'obbligo di casco per tutti
Le pene vanno dai 150 euro di multa alla sospensione dello skipass. Ma, se non bastassero, a convincere gli sciatori sono i dati sugli incidenti e l'esempio del campione

Si dice che il giovane Alberto Tomba non si sia mai fatto convincere a indossare il casco, neppure dalla mamma. Chi sa come avrebbe reagito se negli anni '80, volando sulle nevi della Gran Risa, nell’Alta Badia che gli ha regalato quattro vittorie di Coppa del mondo, con il manto bagnato di inizio stagione, a fermare “Albertone” fosse stato un collega dell’Arma dei Carabinieri, tenendo in mano il decreto Sport. La legge che disciplina la stagione invernale alle porte: obbligo di casco per tutti, minori e adulti, pena una multa da 150 euro e il ritiro dello skipass fino a tre giorni. Con ogni probabilità, avrebbe accettato senza battere ciglio. Un po’ perché il mito del ragazzo sregolato, appunto, è solo un mito. Ma soprattutto perché il campione emiliano, in realtà, è stato tra i primi sciatori professionisti a indossare il casco, anche nella disciplina del Gigante (più lenta della tradizionale Discesa libera), per evitare le “testate” sui pali. I suoi colleghi, poco dopo, sono stati tutti obbligati a indossarlo in gara. E ora toccherà anche agli amatori.
In realtà, le resistenze sono poche: a dare un’occhiata alle piste, quasi nessuno continua a scendere con il vento tra i capelli. Ma, se mai persistesse qualche oppositore, a convincerlo potrebbero essere i dati sugli incidenti sugli sci. I numeri non sono aggiornati alla scorsa stagione ma, secondo il Sistema nazionale di sorveglianza sugli incidenti in montagna (Simon), coordinato dall’Istituto superiore di sanità, quasi ogni anno si registrano oltre 30mila incidenti sulle piste da sci, di cui 1.500 richiedono assistenza in ricovero ospedaliero (5%). La maggior parte – va detto – riguarda gli arti inferiori: ginocchia, lesioni legamentose e fratture di tibie le più frequenti. Ma gli infortuni più gravi restano i traumi cranici.
Un’attenzione maggiore, poi, la dovrebbe porre proprio chi si sente più vicino ad Alberto Tomba. O, almeno, si illude di averne le doti tra i pali. Secondo una indagine del 2024 dell’ospedale di Bressanone, lo sciatore più a rischio di incidenti è giovane, maschio (50,8% dei casi) e si considera «un buono sciatore» (61,3%). Nella stragrande maggioranza dei casi, poi, fa tutto da solo: il 70% degli incidenti è legato a una “condotta autonoma”.
Il decreto Sport, perciò, peserà su chi non è stato ancora convinto a indossare il casco né dall’esempio di “Albertone” né dallo spettro dell’infortunio. Per loro, potrebbero funzionare le sanzioni. Fino al 2021, l’obbligo del casco riguardava solo gli under-14. Il governo Draghi ha alzato l’asticella ai minorenni e, ora, Meloni l’ha tolta del tutto. Le multe, però, sono le stesse da anni: da 100 a 150 euro per chi viene beccato sulle nevi senza protezioni. La sanzione più severa introdotta dal governo Meloni a partire da questo novembre, dunque, sarà la cacciata dalle piste e lo strappo dello skipass, previsto per chi infrangerà le regole più di una volta. Il massimo previsto dalla pena sono tre giorni senza scarponi ai piedi: se può sembrare poco, basti pensare che la durata media dei soggiorni in montagna oscilla tra i 4 e i 5 giorni (previsioni Osservatorio turismo Confcommercio). Chi si farebbe rovinare la settimana bianca per un casco?
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