Cresce l’allarme tra i vicentini: «Pfas e smog, si deve cambiare»

di Marco Birolini, inviato a Vicenza
Esperti a raccolta per affrontare la nuova emergenza. E anche le polveri sottili sono fuori controllo. Il vescovo Brugnotto: «Territorio sfregiato»
December 1, 2025
Cresce l’allarme tra i vicentini: «Pfas e smog, si deve cambiare»
Le mamme vicentine "No Pfas"
Vicenza
«Questo territorio è stato sfregiato e ferito. Dobbiamo avviare un dialogo costruttivo e cercare percorsi condivisi per ridurre i fattori di inquinamento e promuovere stili di vita più sobri e giusti». L’amarezza e la speranza del vescovo Giuliano Brugnotto hanno aperto il convegno di ieri dedicato all’inquinamento di aria, suolo e acqua che da anni tormenta Vicenza e dintorni. Esperti, medici e sindaci si sono radunati nel Palazzo delle Opere sociali per fare il punto dopo l’ennesimo allarme ambientale: i Pfas spuntati nelle cave a monte del capoluogo, che a più di 10 anni dal caso Mitemi (l’azienda di Trissino da cui fuoriuscirono le sostanze chimiche) tornano a insidiare le falde da dove si attinge acqua potabile. Se dopo il primo disastro gli acquedotti si sono attrezzati con costosi filtri a carboni attivi (si sono spesi milioni di euro), desta più che mai inquietudine la tradizione di abbeverarsi a pozzi privati. Sotto la lente, in particolare, c’è Dueville, sprovvisto di rete idrica pubblica: 13 mila persone pescano l’acqua sotto il giardino, nonostante 3 km a nord siano emerse - già 6 mesi fa - le tracce evidenti di un’altra probabile contaminazione.
«Cosa abbiamo imparato dal passato, se siamo daccapo con una nuova emergenza?» La domanda scagliata sulla platea da Francesco Bertola, membro della Commissione ambiente dell’Ordine dei medici (organizzatore dell’evento insieme a Comune e Curia) resta sospesa nel silenzio. Nulla, si direbbe: se nel 2016 la Regione ordinò di mappare i pozzi privati e di fare analisi ogni 6 mesi, stavolta non si è ancora deciso niente. «Bella roba pescare l’acqua sotto Dueville...» si lascia sfuggire Bertola. L’impressione è che la questione sia troppo grande per un territorio che si era già trovato ad affrontare - parole dell’epidemiologo Mario Saugo - «il più grande inquinamento da Pfoa (il “capostipite” dei Pfas) del mondo». Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, ha passato la patata bollente proprio alla Regione: «Abbiamo bisogno che prenda in mano la situazione e non abbandoni gli enti locali al loro destino, perché la partita acqua è complicatissima».
I Pfas, usati in abbondanza dall’industria per le loro proprietà idrorepellenti, sono nemici subdoli: invisibili ma «praticamente indistruttibili» e «micidiali», li hanno definiti alcuni dei relatori intervenuti. Accertati e variegati i danni che provocano alla salute. «Alzano il colesterolo, provocano i tumori della prostata e del testicolo, rendono i bambini più esposti alle infezioni» sottolinea l’ex primario dell’ospedale San Bortolo, che studiò gli effetti del primo inquinamento. E mentre ancora Saugo suggerisce di «approfondire gli studi epidemiologici sulle proprietà carcinogene» di queste molecole (definite «terribili» dallo stesso Scanelli), il comitato “mamme no Pfas” rileva come le sostanze si siano trasmesse negli anni da loro prima ai feti e poi ai neonati tramite l’allattamento. «Ben vengano questi convegni - avverte la signora Annamaria Panarotto - ma troppe volte in questi anni ho sentito dire: adesso basta, si cambia. Nella pratica tuttavia tutti devono fare di più. A partire proprio dai medici, che spesso non sono abbastanza informati». Tasto dolente, quello della conoscenza. Renato Giaretta, anche lui medico della Commissione ambiente, non le ha mandate a dire quando ha affrontato l’altra grande emergenza vicentina, lo smog: «La comunicazione su questo fronte è pessima. L’Arpav mette i dati, ma qualcuno poi deve spiegarli. Perché altrimenti non viene messo in evidenza che i valori sono fuori dalla grazia di Dio. In ottobre le soglie sono state superate 8 volte in 10 giorni...». Qualcuno punta il dito contro i caminetti - bruciare legna inquina, per carità - mentre Lorenzo Altissimo, chimico di fama ed esperto di acque - preferisce chiamare in causa il sistema produttivo: «Viviamo, produciamo e scarichiamo sopra una falda vulnerabile. Era inevitabile che si arrivasse a questa situazione. Già nel 1976 nei pozzi vicentini fu trovato il Cromo VI (cancerogeno, ndr). Negli ultimi 50 anni si sono contati 22 casi di inquinamento industriale».
Chiosa finale riservata al cardinale Fabio Baggio, sottosegretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano, che ha ricordato l’ecologia integrale rilanciata dalla Laudato si’ di Francesco. «Non è solo una risposta alla crisi climatica, ma uno stile di vita necessario per realizzarci come esser umani». Mettere la testa nella sabbia, invece, è roba da struzzi.
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