Così in Italia i beni confiscati sono diventati luoghi di legalità
Nel 2025 Libera registra più di mille soggetti della società civile impegnati nella gestione degli immobili tolti alle mafie. Ma in Europa solo il 2% dei patrimoni illeciti viene tolto alle mafie

La società civile si sta riprendendo piano piano quello che la criminalità organizzata le ha tolto. Oggi sono 1.132 i soggetti impegnati nella gestione dei beni confiscati, con oltre 600 associazioni, 30 scuole di ogni ordine e grado e numerosi gruppi locali che utilizzano questi immobili per creare nuove opportunità e un'economia positiva. Tutte belle realtà che stanno trasformando gli spazi confiscati in luoghi di aggregazione, cultura e welfare, contribuendo a tessere un tessuto sociale più forte e resiliente. Soprattutto al Sud, dove sono 773 i gestori del Terzo settore (267 al Nord, 92 al Centro).
Sono i numeri che emergono dal report "Raccontiamo il bene", presentato da Libera in occasione dell'anniversario della Legge n. 109/96 (il 07 marzo) che regola il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie. Ma cosa si fa nelle ex case e nei campi dei boss? Per il 56% attività di welfare e politiche sociali, per il resto promozione culturale (25,9%), agricoltura (9,9%), produzione e lavoro (4,8%) e anche sport (3%).
Sono i numeri che emergono dal report "Raccontiamo il bene", presentato da Libera in occasione dell'anniversario della Legge n. 109/96 (il 07 marzo) che regola il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie. Ma cosa si fa nelle ex case e nei campi dei boss? Per il 56% attività di welfare e politiche sociali, per il resto promozione culturale (25,9%), agricoltura (9,9%), produzione e lavoro (4,8%) e anche sport (3%).
Gli immobili sottratti ai clan e in attesa di destinazione (perché l'iter giudiziario non è ancora concluso) sono 19.987 in tutta Italia, mentre sono ben 18.159 quelli requisiti definitivamente e già assegnati a istituzioni, enti locali o Terzo settore perché li "riciclino" a fini sociali.

Rispetto all'anno scorso, il numero di soggetti coinvolti è aumentato del 6,2%, con una presenza attiva in 398 comuni (contro i 383 del 2024). La Sicilia resta la regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati (297 soggetti), seguita da Campania (186), Lombardia (159) e Calabria (147). “Dietro ogni numero ci sono storie di associazioni e cooperative che hanno trasformato luoghi di malaffare in spazi di crescita, educazione e comunità. L’impegno collettivo ha rafforzato il nostro tessuto sociale e il supporto delle istituzioni è stato fondamentale, ma il percorso è ancora lungo” dice Tatiana Giannone, responsabile nazionale dei Beni Confiscati di Libera. La sfida è tutt'altro che vinta. Basti pensare che a livello europeo, la criminalità organizzata vanta proventi stimati tra i 92 e i 188 miliardi di euro l’anno. Nonostante ciò, meno del 2% dei beni illeciti viene effettivamente confiscato. La recente approvazione della Direttiva 1260/2024, la cosiddetta "legge Rognoni-La Torre europea", potrebbe però segnare un punto di svolta nella lotta contro le mafie, accelerando l'aggressione contro i patrimoni criminali anche fuori dall'Italia.
Qualcosa da rivedere anche nelle pratiche di destinazione: la burocrazia in questo caso non si rivela la miglior alleata. In Sicilia, la regione a più alta densità di beni confiscati, ci sono ancora 8.206 immobili da consegnare in buone mani. Notevole comunque anche il numero di quelli già destinati: 6.437. Dietro la Sicilia ci sono Campania (3.225) e Calabria (2.920), più staccata la Lombardia, che comunque dispone di 1.557 tra casi e terreni tolte ai clan, segno inequivocabile - se ancora ce ne fosse il bisogno - della presenza radicata delle mafie nella Locomotiva d'Italia. Così come nel Lazio (862 beni destinati) e nel Nordest (234 beni in Venteo, 68 in Friuli Venezia Giulia). La regione che ha "ereditato" meno beni è il Trentino Alto Adige (3).
Ma alle mafie lo Stato non sequestra solo ville, ci sono anche diverse aziende "inquinate" che sono state avviate nel percorso di ripulitura dalle incrostazioni criminali: 2.823 le imprese in gestione, 1.521 quelle già destinate a manager rispettabili.
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