«Commissario ad hoc e corridoi comuni»: le Acli chiedono all’Europa sforzi di pace

di Paolo Lambruschi, inviato a Strasburgo
A Strasburgo l’evento conclusivo della “carovana” che in poco più di 100 giorni ha toccato 78 tappe raggiungendo oltre 8mila persone: presentato un manifesto
December 15, 2025
«Commissario ad hoc e corridoi comuni»: le Acli chiedono all’Europa sforzi di pace
Dai corpi di pace europei alle case per formare alla nonviolenza a politiche per un lavoro dignitoso. Un manifesto appello con sette richieste per costruire la pace è stato presentato dalle Acli ai gruppi parlamentari europei oggi al Parlamento di Strasburgo. È l’evento conclusivo della “carovana della pace” iniziata il 3 settembre scorso a Palermo per dare voce all’Italia che abita la pace e la rende possibile. In poco più di 100 giorni la carovana Peace at Work ha attraversato l’Italia in 78 tappe, incontrando oltre 500 testimoni, dialogando con più di 250 istituzioni civiche e religiose, raggiungendo più di 8.000 persone e percorrendo 15.000 km su due furgoni da lavoro. E a tutti i territori è stato donato un piccolo ulivo da coltivare.
L’attacco del manifesto aclista spiega che «c’è un’Italia che ogni giorno, silenziosamente, costruisce pace. È l’Italia del lavoro che educa, cura, accoglie, forma, produce, allena, ascolta; l’Italia che crea legami nelle fabbriche e nelle scuole, negli ospedali e nei cantieri, nei servizi, nello sport, nella cultura e nelle comunità. Un’Italia che affronta i conflitti senza violenza, che difende la dignità delle persone. Questa Italia esiste, resiste, costruisce. Chiede solo di essere riconosciuta e ascoltata, perché la pace non è un settore fra tanti: è una priorità culturale e trasversale che riguarda il lavoro dignitoso, la cura, l’educazione, lo sport, la cultura, l’economia sociale, la cooperazione internazionale, la giustizia, la tutela dell’ambiente e dei territori».
Cosa chiede il manifesto? Anzitutto il rilancio di una conferenza di pace sul modello di Helsinki, con l’impegno europeo di assumere a un ruolo guida nella promozione di un processo multilaterale che deve riportare la gestione dei conflitti nell’alveo della politica, della diplomazia e della legalità internazionale. La seconda richiesta è sostenere una agenda europea del lavoro perché il lavoro dignitoso genera pace. Quindi la promozione di una casa per la pace in ogni comunità per creare spazi e tempi dedicati alla mediazione, al dialogo, all’educazione alla nonviolenza e alla formazione alla trasformazione dei conflitti. Poi la richiesta – molto attuale in tempi come questi – di istituire accanto agli strumenti militari di difesa comune i corpi di pace europei, forze civili formate per la prevenzione dei conflitti, la mediazione tra comunità, la ricostruzione sociale nei post-conflitti e la diplomazia popolare. Il passaggio politico chiave è l’istituzione di un commissario europeo per la pace e responsabile della diplomazia preventiva, della cooperazione internazionale, dei diritti umani, della mediazione civile e della trasparenza delle filiere legate agli armamenti. Le Acli chiedono inoltre che l’Ue promuova l’istituzione, negli Stati membri, di Ministeri per la Pace; e si impegni a sensibilizzare gli enti locali in Italia verso la creazione di specifici assessorati per la Pace. Importante la richiesta di trasparenza sul commercio delle armi con l’adozione di un sistema come quello della legge italiana n. 185 del 1990, che consenta al Parlamento europeo e ai Parlamenti nazionali di conoscere i dati relativi alle esportazioni, importazioni e transiti di armamenti, verificandone la coerenza con i principi dei diritti umani e della politica estera comune. Infine, la creazione di corridoi umanitari lavorativi europei sicuri per l’ingresso lavorativo, accompagnati da percorsi formativi nei Paesi d’origine.
«La conclusione della carovana a Strasburgo – spiega Simone Romagnoli, coordinatore nazionale dei giovani delle Acli – coincide con la Giornata nazionale del servizio civile per ricordare che la difesa non armata dei territori si può portare avanti concretamente. Ricordiamo anche Antonio Megalizzi, il giornalista che perse la vita sette anni fa a Strasburgo che ci insegna che si può narrare una Europa diversa con una informazione vera».
Per Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli, «questo viaggio della pace è stato un’esperienza di incontro, di relazioni, di attività per la pace per dire che tutti noi possiamo fare qualcosa per la pace. Le nostre proposte non sono per niente da sottovalutare, perché la pace si può costruire e non si fa con le armi, questo è il primo grande messaggio. Il ruolo del Parlamento europeo può essere centrale. Per esempio puntando sulla creazione dei corpi civili di pace che è una sorta di diplomazia dal basso, quindi preparare attraverso anche la società civile, il terzo settore, persone capaci di ricostruire e tessere relazioni nei territori, soprattutto nei territori in conflitto. Non possiamo investire miliardi di euro per prepararci alla guerra come fosse un destino. Possiamo – e dobbiamo – investire per costruire la pace con una scelta politica responsabile attraverso la costituzione di un commissario ad hoc che possa avere in sé le funzioni della cooperazione internazionale, della cooperazione rafforzata e di tutto quello che può riguardare le politiche della pace, anche promuovendo le istituzioni degli assessorati delle pace nelle città e dei ministeri della pace nei vari governi. E di un ministero della pace in Italia».
Non meno importante la sollecitazione al Parlamenti a tornare sul tema della dignità del lavoro, base per una Europa senza disuguaglianze, quella che è legittimo continuare a sognare.

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