Com'è che i Dns hanno bloccato le connessioni di Fastweb
di Pietro Saccò
A bloccare per qualche ora i servizi è stato un problema al sistema che "traduce" in codici IP gli indirizzi dei siti

Poco dopo le dieci del mattino più o meno un terzo degli italiani si sono trovati improvvisamente offline. Un problema alla rete fissa di Fastweb+Vodafone ha mandato in tilt i router degli abbonati, che per diverse ore non sono riusciti a connettersi a Internet. Su Downdetector – che analizza a livello globale il numero di segnalazioni di problemi ai servizi digitali – il conto delle “interruzioni segnalate” ha toccato un picco sopra quota 33mila attorno alle 11 del mattino per poi ridursi gradualmente e sostanzialmente azzerarsi dopo le 14, quando l’azienda ha comunicato che il problema è stato risolto. Con quote di mercato rispettivamente del 31,3% e del 32,4% sui collegamenti in fibra ottica fino a casa (tecnicamente Ftth) e su quelli in fibra ottica fino “all’armadietto” (Fttc), Fastweb si gioca con Tim il primato nel mercato italiano delle connessioni ad alta velocità: l’incidente di ieri ha avuto impatto su decine di migliaia di persone e attività. All’origine del disservizio non c’è stato un danno fisico dell’infrastruttura, ma un problema tecnico legato al DNS, sigla che sta per “Domain Name System”. Il DNS è una sorta di rubrica di Internet: è il sistema che traduce i nomi dei siti (tipo avvenire.it) nei loro indirizzi IP, cioè i codici numeri che identificano un singolo dispositivo connesso alla rete Internet. Siamo abituati a considerare la rete uno spazio digitale fatto di siti con i loro indirizzi, ma in realtà quando navighiamo colleghiamo i nostri dispositivi, ognuno con il proprio indirizzo numerico (appunto il codice IP) a server che hanno a loro volta i propri IP. I sistemi DNS si occupano di fare in modo che quando un utente digita “avvenire.it” nella barra degli indirizzi web venga messo in collegamento con i server che ospitano i contenuti del sito.
Gli operatori che vendono connessioni a Internet, come Fastweb, hanno i propri server DNS interni, gestiti direttamente dall’azienda, e i modem dei clienti usano quelli per consentire agli utenti di navigare. Se i DNS non funzionano e i dispositivi non riescono ad aprire i siti web, a fare funzionare le app che hanno bisogno di essere online per funzionare o anche gestire servizi come email o streaming, che passano sempre dal Web. Tecnicamente Internet c’era, ma i dispositivi non avevano modo di raggiungere i siti. «I tecnici si sono attivati tempestivamente per la risoluzione del problema mettendo in campo tutte le misure di mitigazione necessarie per ripristinare la piena operatività» hanno spiegato da Fastweb+Vodafone in una nota, aggiungendo che «già alle 14, la maggior parte dei clienti aveva visto i propri servizi di connettività fissa tornare a funzionare regolarmente» mentre «una parte limitata dei sistemi interni ha richiesto interventi aggiuntivi». L’azienda si è scusata per il disagio e ha confermato «il proprio impegno nel garantire la massima affidabilità e continuità dei servizi». Le associazioni dei consumatori hanno protestato. «Chiediamo a Fastweb di studiare forme di indennizzo diretto in favore di tutti gli utenti» hanno detto dal Codacons, mentre Assoutenti invita a «rivedere le politiche di customer care delle aziende e valutare tali disservizi non solo ai fini dell'indennizzo, ma anche del risarcimento del danno nei casi specifici, in misura economicamente più consistente».
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