Caso Ciro Grillo, per i giudici fu stupro di gruppo. Le lacrime di Silvia

Condannati tutti e quattro gli imputati per il processo per violenza sessuale ai danni di due giovani donne. Otto anni al figlio del comico ligure. Il legale del ragazzo: siamo delusi, faremo appe
September 21, 2025
Caso Ciro Grillo, per i giudici fu stupro di gruppo. Le lacrime di Silvia
Ciro Grillo
Si è chiuso con la condanna di tutti e quattro gli imputati il processo per il presunto stupro di gruppo ai danni di due giovani donne avvenuto, secondo l'accusa, la notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 a Porto Cervo, in Sardegna. Il collegio del tribunale di Tempio Pausania, presieduto dal giudice Marco Contu, dopo tre ore di camera di consiglio ha inflitto 8 anni di reclusione a Ciro Grillo, figlio di Beppe, fondatore del Movimento 5 stelle, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, 6 anni e 6 mesi a Francesco Corsiglia. Nessuno dei quattro era in aula. Assente anche la principale accusatrice, la studentessa italo norvegese all'epoca 19enne che i media hanno conosciuto con il nome fittizio di Silvia.
Il procuratore Gregorio Capasso, nella sua requisitoria, aveva sollecitato una condanna a 9 anni per tutti e quattro gli imputati ritenuti "inattendibili" per aver "adattato la loro versione a seconda delle indagini", mentre la ragazza "ha sempre ripetute le stesse cose" senza mai cambiare le sue dichiarazioni.
Gli avvocati difensori, invece, che hanno sempre sostenuto che i rapporti sessuali fossero consenzienti e ritenendo la ragazza "non credibile", avevano chiesto l'assoluzione perché il fatto non sussiste.
"Le sentenze non si commentano, si rispettano. E quando non si condividono si impugnano. Quindi aspettiamo le motivazioni e poi vedremo - ha commentato il procuratore Capasso al termine dell'udienza - È stato un processo difficile al di là della complessità del caso, perché abbiamo sentito decine di testimoni, tre anni di dibattimento, ma è stato difficile perché ha coinvolto sei ragazzi".
Soddisfatta l'avvocata Giulia Bongiorno. "La mia assistita è scoppiata in lacrime, lacrime di gioia, piangeva e mi ringraziava quando le ho comunicato la sentenza. Le hanno detto che era una mezza pazza, che era assetata di sesso. Quindi dico a tutte le donne di denunciare. È una sentenza importante, perché significa che quando ci sono delle violenze non vince l'ostruzionismo ma vince chi ha il coraggio di denunziare".
Delusione, invece, alla lettura della sentenza da parte degli avvocati delle difese. "Siamo molto delusi, ribadiamo il fatto che siamo convinti della nostra innocenza. Proseguiremo nei gradi di giudizio successivi. Aspettiamo i motivi della sentenza e poi ovviamente proporremo appello. Non ci aspettavamo questa sentenza", ha detto l'avvocato Enrico Grillo, che difende Ciro.

Le tappe della vicenda

Queste le tappe della vicenda. Il 6 agosto 2019 una modella milanese di origine scandinava, poco più che maggiorenne, presenta denuncia ai carabinieri della compagnia Duomo di Milano sostenendo di aver subito violenza la notte del 16 luglio nella villa di Porto Cervo, di proprietà di Beppe Grillo. Gli indagati per violenza sessuale in concorso sono quattro: Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, che invece sostengono si sia trattato di un rapporto di gruppo consenziente. I carabinieri acquisiscono un video di quella serata. A difendere la ragazza c'è Giulia Bongiorno, avvocata e senatrice della Lega. A novembre la procura di Tempio Pausania conclude le indagini dopo aver sentito le testimonianze della presunta vittima e della sua amica.
Il 19 aprile 2021 Beppe Grillo interviene nella vicenda, con un video sui social: «Non è vero che c'è stato lo stupro, arrestate me». I ragazzi «non sono stupratori», mentre la presunta vittima «viene stuprata la mattina, il pomeriggio fa kitesurf e denuncia dopo 8 giorni». Scoppia la bufera politica. Anche la moglie di Grillo, Parvin Tadjik, sostiene che «c’è un video dove si vede che lei è consenziente». Il 27 aprile uno dei quattro ragazzi, Francesco Corsiglia, si smarca: al magistrato spiega di avere avuto con la ragazza un rapporto consenziente e poi di essere andato a dormire. Corsiglia non appare nelle foto e nei video considerati decisivi per l'inchiesta, né nelle foto con l'amica. Il 24 maggio Grillo jr, Capitta e Lauria chiedono di essere interrogati di nuovo, per la terza volta in due anni. Sarà sentito però solo Ciro. Il 4 giugno la Procura chiede il rinvio a giudizio per i quattro ragazzi. Emergono nuovi dettagli, come le frasi di preoccupazione captate dalle microspie della caserma di Quarto, a Genova, dove Ciro e i suoi tre amici vengono convocati a fine agosto 2019. Filtrano anche le loro dichiarazioni negli interrogatori dei mesi precedenti: le foto oltraggiose sono state «un brutto scherzo», mentre sui rapporti di gruppo «eravamo noi in imbarazzo, era consenziente».
Il 21 ottobre Ciro Grillo e i suoi tre amici scelgono il rito ordinario. Il 26 novembre i quattro ragazzi vengono tutti rinviati a giudizio, con l'accusa di violenza sessuale. Il 16 marzo 2022 si svolge la prima udienza del processo, a porte chiuse. Vengono ammessi a dibattimento 56 testimoni. L’1 giugno il processo entra nel vivo, sfilano i primi testimoni. L'avvocata di Corsiglia chiede e ottiene che vengano riprodotti in aula gli audio e i video sequestrati dagli smartphone dei ragazzi e delle ragazze. Il 21 settembre sul banco dei testimoni c’è la madre di Ciro, che quella notte dormiva nella casa accanto e che conferma: non ho sentito nulla. Un’amica della donna: «Ho visto la ragazza tranquilla sul patio». Il 7 novembre 2023, la testimonianza-fiume della principale accusatrice: «Costretta a bere, poi il blackout. Ero paralizzata». Dopo quella notte, atti di autolesionismo e tentativi di suicidio. Il 18 luglio 2024, Corsiglia conferma la sua versione: con me, dice, era consenziente e al presunto stupro di gruppo non ha partecipato perché dormiva in un'altra stanza. Il 16 dicembre dalle perizie informatiche emerge che l'autore del video girato quella notte è lo stesso Ciro Grillo. L’1 luglio scorso, il procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, chiede 9 anni per tutti e quattro gli imputati con le attenuanti generiche e le conseguenze accessorie. Il 9 luglio parlano le difese: i rapporti sessuali sono stati consenzienti e la presunta vittima non è credibile, riferendosi anche a un secondo presunto stupro in Norvegia denunciato dalla ragazza, che poi però ha ritrattato.

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