Calano i migranti in arrivo in Europa, ma resta il dramma: 1.700 morti nel Mediterraneo

Secondo i dati di frontex, nei primi 11 mesi gli ingressi irregolari nella ue sono diminuiti del 25%, con forti cali sulla rotta dell'Africa occidentale
December 13, 2025
Calano i migranti in arrivo in Europa, ma resta il dramma: 1.700 morti nel Mediterraneo
Un barcone carico di migranti nel Mediterraneo / ANSA
Forte calo degli ingressi irregolari nell'Unione Europea nei primi 11 mesi dell’anno. Lo confermano i dati preliminari diffusi ieri da Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Ma resta grave il bilancio di perdite di vite umane, con oltre 1.700 morti sulle rotte migratorie mediterranee che partono dal continente africano in direzione della Fortezza Europa. In entrambi i casi – calo degli arrivi e morti – si tratta della conferma di una tendenza. Per quanto riguarda gli attraversamenti irregolari delle frontiere dell’Ue erano infatti già diminuiti del 38% nel 2024, raggiungendo poco più di 239.000 rilevamenti, il dato più basso dal 2021. Per quanto riguarda le morti sulle rotti migratorie verso l’Europa erano stati 2.452 le morti documentate nel Mar Mediterraneo. Al conto, occorre ricordarlo perché sfugge alla pur sommaria contabilità ufficiale, mancano i morti nel deserto del Sahara, che sono stimati dagli esperti essere un numero equivalente a quelli che hanno perso la vita tra i flutti.
Gli arrivi secondo il bilancio preliminare, sono diminuiti del 25% nei primi 11 mesi del 2025, scendendo a poco più di 166.900. Ma l'Unione nel suo complesso sembra perdere attrattività agli occhi dei migranti. Infatti la seconda rotta più trafficata dell'Ue è quella per lasciarla, non per arrivarci. La rotta della Manica, che porta al Regno Unito, ha visto infatti 62.240 attraversamenti, tra tentati e riusciti, stabili rispetto allo scorso anno, appena un migliaio in meno di quelli dal Nordafrica all'Italia. E il Regno Unito ha siglato un accordo con la Francia in vigore dallo scorso agosto per respingere a Calais chi arriva illegalmente via mare facendo, però, entrare per vie legali un rifugiato che vive in un centro per profughi sul suolo francese.
Resta sempre quella del Mediterraneo centrale dalla Libia a Lampedusa la principale rotta migratoria verso l'Ue, concentrando quasi il 40% di tutti gli ingressi irregolari registrati quest'anno. Tra gennaio e novembre sono stati rilevati oltre 63.200 arrivi, un dato sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo del 2024. La Libia, in barba ai memorandum di intesa, continua a essere il principale punto di partenza, responsabile di oltre il 90% delle traversate su questa rotta, seguita a distanza da Tunisia e Algeria.
Forti cali si registrano invece sulla rotta dell'Africa occidentale (-60%) e su quella dei Balcani occidentali (-43%). In controtendenza la rotta del Mediterraneo occidentale, dove gli attraversamenti irregolari sono aumentati del 15%, con l'Algeria che rappresenta oltre il 70% degli arrivi. Le principali nazionalità individuate su questo corridoio sono quella algerina e somala. Nel Mediterraneo orientale gli ingressi irregolari sono invece diminuiti del 30%, attestandosi a quasi 46.200. Resta però attiva la rotta Libia-Creta, che da gennaio a novembre del 2025 ha fatto segnare un aumento delle rilevazioni del 260%.
Le nazionalità più frequentemente segnalate alle frontiere esterne dell'Ue sono bangladese, egiziana e afghana. E questi paesi di origine sono stati indicati, alcun giorni fa, su pressione del governo italiano, come paesi sicuri dai ministri degli Interni dell’Unione Europea e sono in attesa di conferma dal Parlamento europeo. Frontex sottolinea che oltre 3.500 suoi agenti continuano a operare a fianco delle autorità nazionali per la sorveglianza delle frontiere esterne. Nonostante la flessione complessiva dei flussi, il bilancio umano resta grave: Frontex ricorda che, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, più di 1.700 persone hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo dall'inizio di quest’anno.
Ma come si spiega questo calo di arrivi in uno degli anni considerati dall’Unhcr di mobilità record? Secondo le stime dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, guerre, persecuzioni e mutamenti climatici hanno costretto almeno 122,1 milioni di persone a fuggire dalle loro case nel 2025, al culmine di un decennio di aumenti annuali costanti del numero di rifugiati e di altre persone in fuga. Gli esperti suggeriscono che proprio i conflitti globali e le questioni ambientali potrebbero essere la causa del rallentamento generale degli attraversamenti irregolari. Insomma non si arriva in Europa agli stessi ritmi che si sono registrati in questi dieci anni subito dopo ad esempio la primavera africana, la crisi siriana, il passaggio di potere in Afghanistan ai taleban e la pandemia da Covid-19. Ma i dati dell’Unhcr confermano che, contrariamente alla percezione diffusa, il 67% dei rifugiati rimane nei Paesi limitrofi e che i Paesi a basso e medio reddito ospitano il 73% dei rifugiati globali.

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