Brucia il Vesuvio, si risveglia l'Etna
di Redazione
Fiamme nel parco nazionale, aperto fascicolo contro ignoti. Nuova bocca effusiva sul vulcano siciliano. Allerta arancione per i voli a Catania, ma l'aeroporto rimane aperto

Migliora la situazione sul Vesuvio. L'incendio rimane infatti circoscritto nella parte alta della pineta, lontano dai centri abitati, che restano fuori pericolo. Il lavoro di contenimento va avanti senza sosta, tra mezzi aerei e squadre da terra, e la conta dei danni si annuncia pesantissima, sia per l'ambiente che per l'economia locale.
La procura di Nola ha aperto un fascicolo; per il momento i vigili del fuoco non hanno trovato tracce di inneschi dolosi ma, prima che sulle eventuali responsabilità, ci si concentra ovviamente sullo spegnimento. Sembra difficile che un incendio di queste proporzioni - tre chilometri il fronte del fuoco, oltre 500 gli ettari distrutti - non sia dovuto alla mano dell'uomo. Dolo o comportamenti irresponsabili, si vedrà: negli annali del Parco del Vesuvio ci sono persino bracconieri che davano alle fiamme zone di vegetazione per spingere la cacciagione verso le aree volute, oppure casi di smaltimento illegale di rifiuti attraverso falò non controllati. Da valutare anche le testimonianze secondo cui un piccolo incendio nella pineta di Terzigno sarebbe stato segnalato, e forse ignorato, tre giorni prima che la situazione precipitasse. I carabinieri hanno dato vita oggi a una task force investigativa specializzata, composta da militari con specifiche competenze per individuare le cause dei roghi.
Intanto lo stato di mobilitazione nazionale chiesto ieri dalla Regione e subito concesso dal ministro Musumeci ha permesso l'arrivo di squadre di volontari da diverse regioni, che si sono aggiunte ai rinforzi dei vigili del fuoco ed all'impegno delle altre forze dell'ordine, sotto il coordinamento della Protezione civile campana. Uno spiegamento massiccio per un lavoro non privo di rischi, come nel caso del volontario colpito da un arbusto, a Terzigno, e finito in ospedale in condizioni per fortuna non gravi.
Tre sono i fronti di fuoco attivi, come emerso in una riunione operativa in prefettura. La valle del Gigante in direzione del Monte Somma, dove stanno operando i Canadair; a sud del cratere del vulcano, con l'impiego di elicotteri della Protezione civile regionale e nella zona del Vicinale, dove la scorsa notte è ripreso l' incendio a causa del vento, e dove si sta operando via terra. In una parte del territorio di Terzigno si è già iniziata la complessa opera di bonifica.
La presidente di Coldiretti Napoli, Valentina Stinga, ricorda che sono stati devastati molti vigneti del Lacryma Christi, ma anche le produzioni di altre eccellenze locali come i pomodorini del Piennolo e le albicocche Pellecchiella. Dal Vesuvio continua ad alzarsi una interminabile colonna di fumo, visibile anche dallo spazio e ripresa in alcune foto satellitari.
Il Vesuvio non smette di bruciare, mentre si è risvegliato invece l'Etna, con una colata lavica a tremila metri, avvenuta con l'apertura di una nuova bocca effusiva sul versante meridionale della Bocca Nuova. Il flusso, stando alle indicazioni dei geofisici, muove in direzione sud. Per ora non si registrano nubi di cenere e l'aeroporto di Catania resta aperto, anche se è scattata l'allerta arancione sui voli.
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