«Accoglienza, noi sindaci in prima linea. Ora si cambi marcia»

di Diego Motta, inviato a Teramo
Per il sindaco di Teramo, D'Alberto, responsabile nazionale dell'Anci per l'immigrazione, «il governo deve spostare risorse dai Cas al sistema Sai, nell'ottica di un'ospitalità mirata. Sui minori non accompagnati, abbiamo garantito fondi a città che rischiavano il dissesto a causa di una circolare»
November 7, 2025
«Accoglienza, noi sindaci in prima linea. Ora si cambi marcia»
Il sindaco di Teramo, Gianguido D'Alberto
Più risorse e investimenti sull’accoglienza diffusa, meno fondi ai centri straordinari a gestione prefettizia. È nel passaggio dall’emergenza alla quotidianità che si gioca il futuro dell’integrazione nel nostro Paese e il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, lo dice chiaramente. «Il governo deve spostare risorse dai Cas al sistema Sai, nell’ottica di un’ospitalità mirata di cui i Comuni sono garanti, proprio a partire dalla scelta fatta su base volontaria». D’Alberto è responsabile nazionale dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, per l’immigrazione, le politiche di integrazione e l’accoglienza ed è reduce dal tavolo con il Viminale che, a fine settembre, ha consentito di ridare ossigeno ai progetti di presa in carico personalizzata sul territorio. «Eravamo in emergenza, come primi cittadini, sul caso dei minori stranieri non accompagnati. Alcune grandi città addirittura erano a rischio dissesto, a causa di un’esposizione finanziaria molto elevata. Poi, grazie all’intervento del prefetto Rosanna Rabuano, capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, le risorse sono state assicurate».
Perché si era generata una situazione del genere?
Nel maggio scorso una circolare aveva modificato le modalità di rimborso ai Comuni, che garantivano l’accoglienza a chi era arrivato in Italia da solo in minore età. La prassi prevedeva sostanzialmente che i Comuni anticipassero risorse destinate ai percorsi di questi ragazzi, risorse che poi venivano rimborsate dallo Stato. Prima bastava presentare un’istanza e si otteneva il rimborso totale. La circolare ha stabilito, con effetto retroattivo, che dal 2023 il costo per minore straniero non accompagnato pro capite e pro die passasse da 65 a 100 euro, con dotazione immutata del Fondo ad esso dedicato e contestuale crescita dei giovani in arrivo. In pratica, i Comuni venivano rimborsati solo percentualmente e non più in maniera integrale. Per i bilanci delle grandi città si è aperto così un grosso problema, risolto appunto soltanto al termine del negoziato avviato nei mesi scorsi.
A quanto ammontavano i costi da coprire?
Circa 100 milioni per il biennio 2023-2024 e altrettanti per il 2025, perché le spese sono aumentate. Lo Stato sta effettuando ora i pagamenti ai Comuni per gli anni scorsi e l’anno prossimo coprirà il 2025. Il punto, se vuole, sta proprio qui: occorre cambiare mentalità. Passare dal migrante accolto alla comunità che sa accogliere. Invece oggi parliamo solo di numeri e non di persone, di costi e non di valore.
Perché il sistema Sai, che funziona, è stato ridimensionato?
La fase normativa più complessa è stata nel 2023, con i cosiddetti “decreti Cutro”, che hanno imposto la riduzione del perimetro dell’accoglienza ai soli richiedenti asilo vulnerabili. Eppure l’accoglienza gestita dai Comuni ha continuato a funzionare: oggi abbiamo 55mila persone nel sistema Sai, che coinvolge 2mila municipi, la metà dei quali è rappresentato da piccoli borghi. Sono 25mila gli operatori, tra pubblici e privati, coinvolti. Come Anci, pensiamo sia necessario passare dalla logica dei progetti alla logica del servizio, per inserire chi arriva dentro la rete dei servizi di welfare locali. È ora di invertire la rotta e di decidere tra la gestione securitaria di questi anni e una politica umanitaria che metta al centro la persona.
Da sindaco di centrosinistra, come valuta l’interlocuzione con il governo su questi temi?
La consapevolezza di dover cambiare marcia c’è, ora occorre che il ministero dell’Interno, a partire dal ministro Matteo Piantedosi e dal sottosegretario Nicola Molteni si esprimano con una chiara assunzione di responsabilità sui temi dell’accoglienza. Il sistema Sai da solo non basta: le politiche di accoglienza prevedono, come sostiene la direttiva comunitaria legata al prossimo Patto europeo della migrazione, il rispetto di diritti sociali anche per i richiedenti asilo, a partire da lavoro, scuola, sanità e formazione. Per questo, al tavolo devono esserci anche le Regioni, che hanno competenze su questi capitoli di spesa e che purtroppo sui migranti finora hanno giocato a nascondino.

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