lunedì 23 ottobre 2017
In Veneto l'affluenza alle urne ha raggiunto il 57 per cento con il 98 per cento di "si" all'autonomia, in Lombardia poco sopra il 38. I due governatori: ora al via le trattative con il governo
Luca Zaia con Roberto Maroni in una foto Ansa del 2010

Luca Zaia con Roberto Maroni in una foto Ansa del 2010

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L'esito del referendum consultivo sull'autonomia promosso da Veneto e Lombardia si è tradotto in una schiacciante vittoria dei "sì", ma con una notevole differenza per quel che riguarda l'affluenza al voto, che in Veneto si avvicina al 60% mentre in Lombardia si è attestata poco sopra al 38%.

In particolare l'affluenza veneta, secondo i dati forniti dal sito del Consiglio regionale, si è attestata al 57% circa, con i "sì" che raggiungono il 98%. Per quel che riguarda invece la Lombardia (dove non era previsto il quorum), i dati definitivi danno 3.22.101 votanti, pari al 38,25% degli aventi diritto, con un picco del 47,37% a Bergamo e Milano in controtendenza al 31,20%. (IL FLOP DEL VOTO ELETTRONICO)

Gli elettori di entrambe le Regioni erano chiamati ad esprimersi a favore o contro al fatto che Veneto e Lombardia chiedessero al governo "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse", nell'ambito dell'unità nazionale. Una delle principali critiche rivolte all'iniziativa referendaria era che per avviare una trattativa con il governo non fosse necessario indire la consultazione, ma fosse sufficiente un provvedimento regionale, come ha fatto l'Emilia-Romagna.

Zaia (Veneto): chiedo lo Statuto speciale

Soddisfazione è stata espressa in due separate conferenze stampa dai presidenti delle due regioni. "È il big bang delle riforme istituzionali - ha detto il governatore veneto Luca Zaia (esponente leghista come Maroni) -. Più di due milioni di veneti si sono recati al voto. Questa chiamata è trasversale alle forze politiche. Vincono i veneti e il senso civico dei veneti. Speriamo che Roma capisca che questa non è l'indicazione di un partito ma l'indicazione di un popolo. Spero che Roma si renda conto di quel che sta accadendo".

Zaia ha poi aggiunto che da oggi la Giunta regionale veneta è convocata per promuovere una proposta di legge che chieda più autonomia "per tutti e 23 gli ambiti previsti dalla Costituzione", ribadendo la richiesta di trattenere sul territorio "i nove decimi delle tasse".

La giunta, convocata in seduta straordinaria post referendum, ha approvato 3 delibere: una con cui si avvia la trattativa col governo, un'altra con cui si crea la Consulta del Veneto per l'autonomia. E la terza per un percorso che porta a fare in modo che anche il Veneto sia riconosciuta Regione a Statuto Speciale, presentando una proposta di legge costituzionale che chiede una modifica del primo comma dell'articolo 116 della Costituzione aggiungendo dopo le parole "la Valle d'Aosta/Vallee d'Aoste" la frase "e il Veneto". A chi chiede a Zaia se dopo questa legittimazione popolare incassata alle urne ieri dai veneti pensi a candidarsi a premier, il governatore ed ex ministro risponde che "non esiste, soprattutto davanti a un voto come questo bisogna stare qui in Veneto e fare presidio".

Maroni (Lombardia): superata soglia affluenza che mi ero dato

Anche il presidente della Lombardia Roberto Maroni aveva annunciato che avrebbe chiesto più autonomia per tutti e 23 gli ambiti previsti. In una conferenza stampa convocata a urne chiuse Maroni ha espresso la sua soddisfazione "per le criticità risolte", aggiungendo che "il sistema di voto elettronico ha funzionato", rispondendo alle critiche che erano state rivolte alla Regione in giornata per la lentezza degli aggiornamenti sull'affluenza. IL FLOP DEL VOTO ELETTRONICO

"Il sistema è sicuro, e non consente intrusioni - ha dichiarato - Il primo risultato storico che abbiamo raggiunto è che abbiamo sperimentato il voto elettronico. Ho sentito il ministro dell'Interno Minniti a urne chiuse e preparerò per lui una relazione dettagliata: gli chiederò che questo sistema elettronico venga utilizzato per le prossime politiche".

Maroni ha quindi espresso la sua "soddisfazione" per l'affluenza spiegandosi il risultato inferiore a quello della regione "gemella", col fatto che "in Veneto il valore dell'autonomia è molto più forte".

L'affluenza lombarda ha comunque "superato la soglia che mi ero dato - ha precisato - Mi ero posto come prospettiva lo stesso risultato che ebbe il referendum confermativo sulla riforma del titolo quinto (riforma federale) dell'ottobre 2001 Allora fu del 34%. Questa soglia l'abbiamo ampiamente superata. Sono felice per la Lombardia e sono felice per il Veneto. Uniremo le forze".

La trattativa con il governo: cosa succede ora

Ora inizia la trattativa per la realizzazione di una maggiore autonomia nelle due regioni, il governo, come ha annunciato il sottosegretario Gianclaudio Bressa, è pronto ad aprire un tavolo per negoziare ma blocca le macchine appena sente parlare di Statuto speciale, considerata come una proposta irricevibile, diversa da quella di cui si è parlato durante la campagna referendaria e soprattutto di competenza parlamentare, non governativa.

Il ministro Maurizio Martina, dal canto suo, ribadisce che "il fisco non è oggetto di trattativa, i soldi delle tasse non sono trattabili". Secondo le intenzioni dell'esecutivo la trattativa dovrà ricalcare il modello Emilia Romagna. Bressa però blocca le

Esulta il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ribadendo che "più di 5 milioni di persone che hanno votato chiedono il cambiamento. Meno sprechi, meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dello Stato e dell'Unione Europea. La partecipazione è stata straordinaria e la vittoria è dei cittadini, alla faccia di Renzi che invitata a stare a casa".

Le reazioni. Berlusconi: attueremo la riforma

Silvio Berlusconi ha commentato dicendo che «è necessario che da questo voto nasca un processo di riforma federalista, che avvicini le scelte di governo alla gente. Non è un risultato che vada contro l'unità nazionale, che per noi è sacra, né contro le altre Regioni: sono convinto al contrario che se Lombardia e Veneto potranno crescere più velocemente, tutto il paese ne guadagnerà. Ora comincia una fase nuova: credo che toccherà a noi, quando torneremo alla guida del Paese dopo le elezioni, dare compiuta attuazione a una riforma che potrà riguardare tutte le regioni italiane".

E ora si muovono altre Regioni: il segretario della Lega Nord di Torino, Fabrizio Ricca, ha annunciato che il partito è pronto «a lavorare perché si arrivi anche in Piemonte ad una legge che permetta di promuovere il referendum, così da poter finalmente trattenere nella Regione i 10 miliardi che tutti gli anni vengono inviati allo Stato".

Monsignor Santoro: attenzione al Mezzogiorno, non si spezzetti il Paese

"Il nostro obiettivo non può essere quello di spezzettare il Paese in tante regioni". Lo ha detto il vescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, a margine della presentazione a Roma la Settimana Sociale, il convegno della Cei dedicato al lavoro che si terrà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre. "Serve una logica inclusiva - ha detto ancora Santoro - anche se certe attribuzioni alle regioni sono utili e necessarie. L'importante e mantenere una logica unitaria e un'attenzione al Mezzogiorno il cui sviluppo è utile al Paese intero".

Renzi: risultato da non minimizzare

"Il risultato in Lombardia e, soprattutto, in Veneto non va minimizzato. Tanta gente, soprattutto in Veneto, ha votato per dare un messaggio: si chiedono più autonomia e più efficienza, maggiore equità fiscale, lotta agli sprechi a livello centrale e periferico»; così su Facebook il segretario del Pd Matteo Renzi.

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