Su Google si cerca la preghiera: uno studio e le domande da farsi
Bentzen si basa su un'analisi di Google Trends, dove «le ricerche relative alla preghiera sono aumentate vertiginosamente allorché il coronavirus è divenuto globale». Basandosi «sui dati quotidiani delle interrogazioni su internet relative alla preghiera in 75 Paesi», compresi quelli a maggioranza musulmana, ha calcolato che «l'intensità di ricerca sulla preghiera raddoppia ogni 80mila nuovi casi accertati di Coronavirus»: un dato incomparabilmente maggiore di quelli rilevati in anni recenti durante altre gravi crisi globali o regionali. Bentzen la chiama «reazione religiosa: quando c'è da far fronte a un'avversità, preghiamo». Se la cosa non fosse assai seria, si potrebbe ironizzare sul fatto che serva una ricerca per provare un fenomeno che appartiene all'esperienza, sia personale, sia sociale, di tanti, e come tale continuamente sviscerato dalle scienze umane. Ma quel che qui mi interessa mettere in luce è il ruolo che assume la Rete come canale dell'accresciuta domanda religiosa. La quantità delle ricerche lascia supporre che non si tratti solo dei praticanti abituali, impediti di frequentare i luoghi di culto. E allora: gli utenti avranno trovato quel che cercavano? E a chi si sarebbero rivolti trent'anni fa, quando internet era ancora un'ipotesi?