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Quel legame stretto che unisce sport e politica

Mauro Berruto mercoledì 17 gennaio 2024
Il momento del giuramento degli atleti all’inaugurazione della Coppa d’Asia di calcio che di solito spetta al capitano della nazionale ospitante, in questo caso il Qatar, è stato ceduto al capitano della nazionale palestinese che ha recitato la formula, emozionatissimo, indossando la kefiah. Gli organizzatori qatarioti della Coppa d’Asia hanno anche precisato che i proventi della vendita dei biglietti saranno destinati ad aiuti umanitari per la popolazione della Striscia di Gaza. In una delle prime partite della Coppa d’Africa, invece, William Troost-Ekong, capitano della Nigeria, è sceso in campo indossando scarpini realizzati completamente grazie a materiali riciclati e sostenibili, segnando una prima storica volta di un gesto del genere, orientato verso un forte messaggio e impegno ecologista, di cui il calciatore nigeriano (oggi al Paok Salonicco, ma che in passato ex Udinese e Atalanta) aveva già discusso in passato con il prestigioso quotidiano inglese “The Guardian”. In Francia, dopo l’approvazione di una legge che presenta limitazioni a immigrazione e diritto alla cittadinanza per i figli di immigrati nati nel Paese, i tifosi del Red Star Parigi, squadra che milita nella terza divisione francese ma che gode di grande fama in virtù di una forte connotazione antifascista, hanno esposto in curva uno striscione con su scritto: “Quando il razzismo diventa legge, la Resistenza è un dovere”. E, ancora, l’attaccante israeliano Sagiv Yehezkel, in forza alla squadra turca dell’Antalyaspor dopo aver segnato un goal ha mostrato la scritta “100 giorni dal 7/10”, fatta con il pennarello sulla fasciatura del polso, a memoria dell’attacco di Hamas e per solidarietà con gli ostaggi israeliani ancora in mano ai terroristi. Il suo club lo ha sospeso per aver “agito contro i valori nazionali turchi” e, poche ore dopo, è stato arrestato dalle autorità turche con l’accusa di “incitare pubblicamente all’odio e all’ostilità”. Ho riassunto alcuni avvenimenti successi nello sport solo nell’ultima manciata di giorni, tenendo volutamente fuori lo sport italiano, che in questo momento pare capace esclusivamente di distinguersi per piagnistei legati a finanziamenti di Stato alle società di calcio di serie A, polemiche su arbitri più o meno capaci e isterismi legati alla non-sopportazione di una modalità di valutazione che dovrebbe essere oggettiva (mi riferisco alla tecnologia Var) e che invece è riuscita a far moltiplicare interpretazioni soggettive. Insomma, mentre il mondo va in una certa (preoccupante) direzione, lo sport tranne che in Italia, si schiera, si espone, sollecita riflessioni e ho citato esempi volutamente molto diversi fra loro: razzismo, ecologia, posizioni pro-Palestina, posizioni pro-Israele. Il legame fra sport e politica è talmente stretto e inevitabile che è assurdo ipotizzare, tanto più chiedere, che le due sfere si possano dividere, tenendo la politica fuori dallo sport. Non solo perché gli sportivi e le sportive, soprattutto quando sono di livello assoluto, sono personaggi pubblici e hanno un impatto diretto su milioni di tifosi, ma perché è insito nella bellezza stessa della parola politica l’idea che fare bene il proprio mestiere, incluso quello di sportivo, significhi tentare di contribuire – ciascuno a modo proprio – all’idea di costruire un mondo migliore per consegnarlo, possibilmente più pulito e più in pace, a chi verrà dopo. © riproduzione riservata