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NON MULTA SED MULTUM

Gianfranco Ravasi mercoledì 11 settembre 2002
Si dice talvolta che i critici non leggono da capo a fondo i libri dei quali devono parlare. No, non lo fanno. O per lo meno, non sono tenuti a farlo. Per riconoscere la specie e la qualità di un vino non c'è bisogno di bere tutta la botte.Un famoso critico letterario, ora scomparso, a una signora che gli chiedeva se leggesse tutte le pagine di tutti i libri che recensiva, aveva reagito scrollando le spalle: «Ci mancherebbe anche questo!». Ricordo questa scena, accaduta in mia presenza, perché fa il paio con quella di coloro che, vedendo enormi biblioteche private, chiedono al loro proprietario: «Lei li ha letti tutti?». In realtà, bisogna evitare i due estremi facilmente ipotizzabili. Da un lato, parlare o scrivere di cose che non si sanno o che si conoscono solo vagamente: di un altro critico si diceva ironicamente che recensiva solo i libri che non leggeva! Ribadire la serietà professionale in un tempo di fretta, di approssimazione e di luoghi comuni è sempre necessario.Tuttavia c'è l'altro estremo da evitare, quello della pedanteria e della perdita di tempo. E qui viene bene la frase sopra citata di Oscar Wilde, il famoso scrittore inglese, nato a Dublino nel 1854 e morto a Parigi nel 1900. In tutte le attività è indispensabile avere un pizzico di genialità, una scintilla di acutezza, un minimo di capacità nel saper cogliere la sostanza dei problemi, senza disperdersi in questioni secondarie. E' questo anche un consiglio per studenti che stanno riprendendo la scuola perché sappiano molto (multum) e non molte cose (multa), come dicevano gli antichi latini (non multa sed multum).