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La grande spiritualità di Telemann pervade le Cantate per Pentecoste

Andrea Milanesi domenica 27 maggio 2007
I numeri della produzione musicale di Georg Philipp Telemann (1681-1767) sono davvero impressionanti: durante la sua lunga e fortunata carriera, costellata di prestigiosi incarichi nei più importanti centri di area germanica, l'artista sassone ha affidato al pentagramma qualcosa come oltre 600 lavori strumentali di vario genere, 640 composizioni vocali profane, 25 opere teatrali, 18 oratori, 49 Passioni e circa duemila cantate sacre. Cifre da capogiro, che non hanno forse eguali nell'intera storia della musica; all'interno di questo sconfinato patrimonio, l'abilità degli esecutori è quella di andare a scovare i tesori nascosti dove la scintilla del genio di Telemann ha brillato maggiormente di luce propria. A capo della compagine vocale Kammerchor Michaelstein, dell'ensemble strumentale Telemannisches Collegium Michaelstein e di un valido quartetto di cantanti solisti, il direttore Ludger Rémy ha così optato per un trittico di Cantate festive - scritte tra il 1759 e il 1762 - che risalgono all'ultima stagione creativa del compositore tedesco, quando ormai ottuagenario non aveva comunque perso la forza di volontà, la lucidità e l'ispirazione per concepire opere di grande respiro e profonda spiritualità (cd pubblicato da Cpo e distribuito da Sound and Music). La Cantata per la Pentecoste Komm, Geist des Herrn sorprende infatti per lo spessore e la complessità dell'invenzione artistica, la maestosità delle sue dimensioni e l'imponenza dell'organico impiegato (coro e voci soliste sono accompagnate da un'orchestra che comprende tre trombe, due oboi e timpani, oltre ad archi e a una sezione di basso continuo); in piena continuità ideale con l'intento celebrativo che caratterizza la destinazione liturgica del lavoro, Rémy opta per una lettura condotta all'insegna di armonia ed equilibrio, volta a far risaltare la trasparente lucentezza del tessuto melodico, l'elegante agilità delle linee vocali e l'estrema confidenza con la retorica dell'epoca, riuscendo soprattutto a mantenere sempre acceso il clima di vitalità, stupore e gioia con cui la plasticità barocca della musica di Telemann accompagna le immagini che evocano la discesa dello Spirito Santo, «guida dei popoli di tutto il mondo nel santuario della pace divina».