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“Hotel Sarajevo”, memorie di guerra

Andrea Fagioli martedì 31 maggio 2022
Nessuno avrebbe immaginato (o voluto immaginare) in tempi recenti una guerra nel cuore dell'Europa. E non parliamo dell'Ucraina, bensì della Bosnia. «La guerra – racconta Zoran Herceg, scrittore e fumettista all'epoca tredicenne – è arrivata a Sarajevo di domenica. Era il 5 aprile del 1992. Tutti dicevano che la guerra non ci sarebbe stata. E se anche ci fosse stata non sarebbe mai arrivata a Sarajevo». La data ufficiale dell'inizio del conflitto è il 6 aprile, ma già dal giorno prima alcuni cecchini iniziano a sparare dal tetto dall'Holiday Inn, lo stesso hotel che pochi giorni dopo diventa la “casa” di molti corrispondenti stranieri a Sarajevo per raccontare il più lungo assedio della storia moderna: 1425 giorni. L'Holiday Inn è ora anche la principale ambientazione del docu-film Hotel Sarajevo di Barbara Cupisti, andato in onda su Rai1 domenica in seconda serata, che ricostruisce la storia di tre generazioni e del loro rapporto con la guerra attraverso il racconto privato, strettamente personale, oltre che di Zoran, di Boba Lizdek, allora 26enne fixer di guerra (interprete e mediatrice culturale), e di Belmina Bajrovic, che all'epoca non era nata e che ora è manager dell'Holiday Inn. Un confronto sul filo della memoria e di un trauma difficile da superare. Hotel Sarajevo ripercorre così, con la forza della testimonianza in prima persona, le vicende cruciali del conflitto, ma soprattutto descrive le ferite lasciate aperte da una guerra che ha sconvolto comunità che dopo una convivenza pacifica si sono ritrovate coinvolte in crimini spietati, alternativamente vittime e carnefici. «La mia guerra – conclude Zoran – è finita quando avevo 17 anni. Ora che ne ho 43, i colpi di mortaio li sento ancora. Arrivano da un altro Paese che, come il mio, si sente parte d'Europa».