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Harry Christophers e The Sixteen: voci come strumenti in gloria di Dio

Andrea Milanesi domenica 17 giugno 2012
Sarebbe sufficiente ascoltare l'emissione di voce dei soprani nelle prime battute del mottetto Aurora lucis rutilat di Orlando di Lasso (ca. 1532-1594) per capire su quale registro artistico e su quali finezze interpretative si giochi il nuovo progetto discografico firmato da Harry Christophers e dal gruppo vocale The Sixteen: il disco The Earth Resounds rappresenta infatti una nuova tappa dei rinomati "pellegrinaggi musicali" che il direttore inglese e il suo ensemble vanno compiendo da tre decenni alla scoperta dei tesori più o meno nascosti tra le pagine del repertorio sacro (cd pubblicato da Coro e distribuito da Sound and Music).Come suggerisce il titolo dell'album, la "terra risuona" dei canti sublimi con cui alcuni dei più illustri maestri del passato hanno rivolto un omaggio alle Sacre Scritture attraverso le opere del loro ingegno, spingendosi – come sostiene lo stesso Christophers – «oltre i normali confini dell'ortodossia tecnica e musicale per liberare tutte le potenzialità drammatiche della parola». Compresi nell'arco di circa un secolo, i brani a cappella di tre dei maggiori esponenti della scuola polifonica fiamminga riflettono i caratteri peculiari di uno stile, di un linguaggio e di un'impronta formale che trova espressione paradigmatica tra le maestose architetture del Gloria e del Sanctus dalla Missa "Et ecce terrae motus" a 12 parti di Antoine Brumel (ca. 1460-1513) o nella solennità straniante del brano natalizio Praeter rerum seriem di Josquin Despréz (ca. 1452-1521).Sulla spinta di una suggestione derivata dalla partecipazione dell'ascolto sembra quasi di cogliere qua e là la presenza di uno strumento, di percepire in secondo piano il timbro vellutato di una viola da gamba o quello più squillante di un flauto; "effetto Christophers", verrebbe da dire, che nasce dal modo con cui il direttore "manipola" il coro quasi fosse un ensemble strumentale, un'altra fonte sonora da intrecciare virtualmente alle reali voci dei cantanti per rendere ancora più coinvolgente un eloquio contrappuntistico già di per sé ricco si sorprendenti sfumature armoniche, scolpito nei contrasti, in grado di dare vita al miracolo grazie al quale la terra risuona appunto delle melodie provenienti dalle sfere celesti.