Attualità

L'allarme. Culle vuote, prof a rischio

Paolo Ferrario mercoledì 4 giugno 2014
L’inverno demografico che, ormai da tempo, caratterizza l’Italia, comporterà grandi cambiamenti nel mondo della scuola, lanciando nuove sfide al sistema dell’istruzione nel suo complesso. Ne sono convinti gli esperti del mensile Tuttoscuola, che hanno realizzato una ricerca a partire dai dati dell’Istat sulle nascite. Confrontando i nati del 2008 (553.457), che cominceranno la prima elementare a settembre, con quelli del 2013 (504.148), che entreranno a scuola fra cinque anni, si può facilmente concludere che, nell’arco di un solo lustro, avremo 49.309 alunni in meno (-9% circa). Questo comporterà, a cascata, una riduzione sia del numero delle classi (circa 23mila), sia un taglio dei posti di docente (circa 40mila, senza contare la scuola dell’infanzia e i posti di sostegno), lungo tutto l’arco dei successivi tredici anni (dal 2018 al 2030) del percorso scolastico dei bambini nati nel 2013. Complessivamente, Tuttoscuola prevede un taglio degli organici del 7%.Secondo la ricerca, l’area geografica che per valori assoluti registrerà il maggior calo di alunni sarà il Nord Ovest (meno 14.307), mentre in termini percentuali sarà il Nord Est con un decremento del 10,8%. In Lombardia nel 2018-19 vi saranno così circa 9.500 alunni in meno, rispetto ad oggi e nel Veneto la contrazione sarà di circa 6mila scolari. «In una certa misura – si legge nel rapporto di Tuttoscuola – il calo di alunni sarà contenuto dal minor numero di studenti per classe (10-15%), ma inevitabilmente il calo determinerà comunque una diminuzione del numero delle classi. Se verranno mantenuti gli attuali parametri per la costituzione delle classi di scuola primaria, potrebbero essere circa 2mila le classi che non verranno riaperte per mancanza di alunni».E soppressione delle classi significa anche riduzione dei posti di docente. Stando agli esperti, «considerato che nella scuola primaria attualmente il rapporto medio docenti/classi è di 1,5 insegnanti per classe, la chiusura di 2mila classi comporterebbe un decremento di organico di circa 3mila posti».Soltanto al termine del primo ciclo (elementari e medie), a causa del calo demografico, saranno tagliate circa 15.700 classi che, come detto, saliranno a 23.200 al termine delle superiori. E questo comporterà, appunto, un taglio di 38.800 posti di docente.Secondo Tuttoscuola, questa nuova situazione potrà rappresentare «l’occasione per aumentare la qualità del servizio, programmando per tempo un razionale impiego delle risorse umane e strumentali derivanti dal calo». Per esempio, i docenti in esubero potrebbero essere utilizzati per costituire un organico funzionale d’istituto da impiegare per corsi di recupero, attività di orientamento, integrazione degli alunni stranieri e sostegno agli alunni con disturbi di apprendimento. Le aule in eccesso, potrebbero essere adibite a laboratori o ristrutturate secondo le nuove esigenze della didattica digitale.«La scuola italiana saprà cogliere l’opportunità che si affaccia?», si domanda Tuttoscuola, lanciando la sfida al governo Renzi, «che punta come mai nessuno finora, proprio sull’educazione come leva per rilanciare la competitività del Paese».