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Ricerca. Tornare a camminare con le protesi robot

Vito Salinaro mercoledì 17 dicembre 2014
​La fase di ricerca è ancora "preclinica", cioè non prossima allo sviluppo di una produzione a larga scala. Ma il progetto Cyberleg, finanziato dalla Commissione Europea per realizzare protesi robotizzate in grado di restituire un agile cammino a persone amputate, in particolare ad anziani con un quadro clinico compromesso e debilitato, è pronto per la fase più delicata: i primi test sui pazienti. I ricercatori – un team dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha coordinato il progetto, della Fondazione Don Carlo Gnocchi, dell’Università di Lubiana (Slovenia) e di due atenei belgi, l’Università Cattolica di Louvain e la Libera Università di Bruxelles – sono ora alla ricerca di volontari per provare le protesi.Due in particolare, entrambe robotizzate: una sostituisce l’arto amputato, l’altra, un’"ortesi pelvica", è collegata a entrambi gli arti, aiuta il movimento e facilita il cammino. In questo dispositivo e nella sua integrazione con la "gamba artificiale" – osservano gli scienziati italiani –, risiede l’elemento più innovativo: una sorta di "tutore attivo" che, dopo la fase sperimentale, assumerà l’aspetto di un paio di pantaloncini facili da indossare e che agevolerà il movimento delle gambe, aiutandolo nella fase di spinta. L’interazione dei due dispositivi permette «di camminare, salire le scale, sedersi e rialzarsi da una sedia, senza eccessiva fatica e grandi ingombri», e senza una tecnologia troppo complessa da gestire.«Siamo contenti del lavoro realizzato in tre anni – spiega, dall’Istituto pisano, Nicola Vitiello, coordinatore del progetto "Ciberlegs" –; abbiamo dato forma ad un crogiolo di idee innovative, accumulando un portafoglio di tecnologie candidabili alla fase clinica. Speriamo di poter essere supportati ancora da partner pubblici o privati per completare le successive fasi del progetto che vuole contrastare patologie non solo invalidanti ma pure in forte aumento, anche per via dell’invecchiamento della popolazione. Ci vorranno, mi auguro, 4 o 5 anni».Dunque, via ai test. Si cercano volontari disposti a provare i dispositivi mettendosi a disposizione per una giornata. L’identikit del volontario ideale (che può candidarsi telefonando allo 055.73931) è una persona che ha subito l’amputazione dell’arto inferiore a livello femorale per cause vascolari o per traumi, che abita a Firenze o dintorni. Le prove si svolgeranno nella Fondazione Don Gnocchi del capoluogo di regione toscano, dove ha sede il laboratorio congiunto con l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna "Mare Lab". A proposito di sperimentazioni per arti inferiori: gli scienziati stanno "addestrando" i moduli a riconoscere il rischio caduta decodificando le intenzioni di movimento del paziente e leggendo le situazioni a rischio in soli 300 millisecondi. Altro progetto avviato riguarda lo sviluppo di sensori per trasmettere al paziente le sensazioni del cammino. Il futuro in fondo non è poi così lontano.