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Musica. Il ritorno di Stromae cantore degli ultimi

Angela Calvini giovedì 10 marzo 2022

Il cantautore belga Stromae pubblica il suo terzo album "Multitude"

Ci sono pochi artisti per i quali nell’usare l’aggettivo geniale non si teme di esagerare. È il caso del belga Stromae, che con i suoi primi due album è riuscito a lasciare un segno indelebile nella discografia mondiale. Un artista superiore ad ogni barriera musicale e libero di riapparire oggi dopo 8 anni di assenza dalle scene musicali con un nuovo album, Multitide, (in digitale e cd per Virgin Island e Universal) assolutamente originale, ricco di suoni dal mondo e potente nei testi raffinati con uno sguardo poetico e compassionevole sulle fragilità e sull’altro.

Un gigante gentile Stromae (al secolo il 35enne Paul Van Haver) che nell’altezza porta i geni dell’etnia tutsi cui apparteneva il padre, architetto ucciso nel 1994 nel genocidio del Rwanda, e negli occhi verdi quelli della madre belga che gli ha fatto conoscere il mondo viaggiando zaino in spalla dall’Africa al Sudamerica. «Mio padre non l’ho conosciuto molto, ma la tragedia della guerra è stata terribile per tutta la sua famiglia, me compreso. Per questo dico che la violenza della guerra di oggi è insostenibile» ci spiega riferendosi all’Ucraina in un incontro con la stampa a Milano. Già al secondo album Racine Carrée, del 2013, lui si era affermato come una star mondiale vendendo milioni di dischi (disco di Platino in Italia, primo ed unico album in lingua francese primo nella classifica italiana) con hit come Tous les memes, Papaoutai, Alor on danse e Formidable.

E formidabile è anche il ritorno musicale con il suo terzo album, Multitude che arriva dopo un lunghissimo periodo in cui l’artista ha aperto una casa di moda, Mosaert, si è sposato ed ha avuto un bimbo che ora ha tre anni. Anche la pressione del successo lo aveva portato ad un’estrema difficoltà e sofferenza fisica, costringendolo a rallentare drasticamente per riposare mente e corpo. Una ritrovata serenità accanto alla sua famiglia, ha riportato l’ispirazione. «Volevo sposarmi e fare un figlio ed avere una specie di vita normale» ci racconta oggi sereno e affabile. Il lancio della toccante e raffinata L’enfer( L’inferno) in diretta al Tg della francese Tf1 poche settimane fa, lasciò basiti tutti con Stromae che di punto in bianco, durante l’intervista, da grande performer qual è, iniziava a cantare guardando dritto in camera «du coup /j’ai parfois eu des pensées suicidaires et j’en suis pas fier», svelando di avere avuto pensieri suicidi di cui non andava fiero. Dal giorno dopo migliaia di ragazzi francesi si sono rivolti ai centri di supporto psicologico trovando il coraggio di raccontare lo stesso tormento interiore. «Io racconto solo delle storie, ma se posso aiutare qualcuno è fantastico, è il nostro lavoro di artisti. Sapere come uscire da un periodo buio è molto personale, ma per chi ha problemi di salute mentale ci sono la terapia, gli amici, la famiglia» aggiunge l’artista. L’album è davvero, come ci spiega Stromae, «un viaggio dal buio alla luce, un album sulla guarigione», che inizia col brano Invincible, in cui dichiara la sua personale vittoria, per chiudersi con l’ottimistica Bonne journée, che fa da contraltare, superandola, alla depressione di Mauvaise journée. «La vita è fatta di alti e bassi, a tutti dico che è positiva» sostiene convinto. «Tutte le volte mi dico che il prossimo sarà un album meno cupo, ma a me viene naturale creare delle musiche ballabili o allegre con testi che raccontano situazioni tristi».

In questo nuovo album Stromae si conferma grande chansonnier, erede e innovatore di una tradizione autoriale mescolata con la world music, dai violini cinesi ai cori bulgari, dai flauti persiani al charango, dal reggaeton all’afrobeat, rivisitati in maniera pop contemporanea, anche grazie al supporto del fratello produttore, al di là e al di sopra di ogni moda. Dai contenuti sorprendenti. Nella ritmata Santé ispirandosi a Rosa, la signora che fa le pulizie a casa sua, punta lo sguardo su chi spesso lavora per noi passando inosservato: camerieri, cuochi, lavapiatti, autisti. «E se festeggiassimo quelli che non festeggiano? / Per una volta vorrei levare il bicchiere a chi non ce l’ha» canta l’artista.

Come invisibili e maltrattate sono le prostitute, cui Stromae dona uno struggente inno alla dignità in Fils de joie dove commuove alle lacrime sfoderando vocalità baritonale, nell’immedesimarsi nel figlio di una prostituta, vilipesa da tutti, ma che per lui è il suo eroe. «Mi sono ispirato a un servizio che ho visto in tv sui figli delle prostitute – racconta l’artista –. Bambini che vedono le loro madri insultate e disprezzate dalla società, una cosa terribile. Ho voluto donare un tributo a queste donne che fanno un mestiere difficile, mentre nessuno parla delle loro vite e tutti girano la testa dall’altra parte». E poi ancora un omaggio alle donne e a sua moglie in Déclaration: «Ero titubante a inserire questo pezzo perché il femminismo ora è troppo di moda. Ma il punto di vista degli uomini non si è sentito spesso. Io non sono il migliore dei mariti, ma ci provo».

Ed ancora i sogni di Riez, ritmo afro accanto al classicismo dell’Orchestra nazionale del Belgio: si passa dai sogni di gloria di chi vuol diventare famoso e desidera auto di lusso e ville, a quelli di un migrante che attraversa il mare «per cui il cui più grande sogno è avere un documento per vivere in Europa – aggiunge l’artista –. La mia attenzione agli ultimi? Amo parlare di qualcosa di diverso, non amo ripetere quello che dicono gli altri». Con la nascita di un figlio C’est que du bonheur, la felicità arriva anche «se non è sempre facile il mestiere di padre – sorride –. Io ho cambiato i ritmi lavorativi e trovato con lui un nuovo equilibrio. La creatività non dipende dalla sofferenza». Intanto aspettiamo Stromae in concerto il prossimo 20 luglio al Milano Summer Festival mentre il 16 maggio 2023 sarà al Palazzo dello Sport di Roma