Goffi e poco atletici, i robot cinesi scendono in campo
di Luca Miele
Si è concluso a Pechino il torneo di calcio robotico “ROBO League”. Gli esperti cinesi: "Un'importante opportunità per introdurre i robot nella vita pubblica e negli scenari del mondo reale&q

Dimenticate (per ora) schemi e tattiche. Nessuno che si involi sulla fascia, dribbling neanche a parlare, la fantasia un miraggio lontano, le acrobazie alla Ronaldo o le prodezze alla Messi un’utopia e la poesia di un rigore - questa sintesi, sempre incerta, sempre sospesa tra freddezza e gesto tecnico (“Un giocatore lo vedi dal coraggio/ dall'altruismo e dalla fantasia”, cantava De Gregori) - qualcosa di irraggiungibile. Insomma, sul campo i robot sono impacciati e i loro movimenti, lenti e legnosi, si esauriscono in una serie di passetti, votati a un solo scopo: inseguire il pallone. Ma le (modeste) gesta atletiche dei robot non hanno frenato l’entusiasmo, con tanto di folla (di bambini) in visibilio per la finale del torneo di calcio robotico “ROBO League”, conclusosi sabato a Pechino. A disputarsi il trofeo la squadra THU Robotics della Tsinghua University e la Mountain Sea della China Agricultural University. Ha vinto la prima: 5 a 3.
Si è trattato del primo test “per i prossimi Giochi mondiali di Robot sportivi umanoidi del 2025 e ha segnato la prima competizione di calcio robotico 3 contro 3”. "Questa è la prima partita di calcio robotico completamente autonoma in Cina. Rappresenta una combinazione di innovazione tecnologica e applicazione industriale, nonché un'importante opportunità per introdurre i robot nella vita pubblica e negli scenari del mondo reale", ha dichiarato al Global Times Dou Jing, direttore esecutivo del comitato organizzatore del torneo e vicedirettore generale del Shangyicheng (Pechino) Technology and Culture Group.
Niente cartellini gialli o espulsioni, nonostante le continue “collisioni” tra i giocatori robot. Come scrive ancora il Global Times, “i robot presentano ancora delle limitazioni nell'evitamento dinamico degli ostacoli, il che porta a frequenti scontri durante le partite. Per ovviare a questo problema, gli organizzatori hanno adottato un sistema di regole più permissivo, consentendo che alcune collisioni non dolose rimanessero impunite”.
La competizione di quest'anno ha raggiunto due importanti traguardi tecnici, ha fatto sapere Cheng Hao, fondatore di Booster Robotics, fornitore ufficiale di robot per l'evento: “In primo luogo, tutti i robot partecipanti operavano interamente basandosi su strategie guidate dall'intelligenza artificiale, senza richiedere alcun intervento umano, incluso il recupero autonomo dalle cadute; in secondo luogo, il torneo ha introdotto un sistema ottimizzato di penalità e arbitraggi, riducendo significativamente le interruzioni di gioco e migliorando la fluidità e l'intensità delle partite”.
Al di là della goffaggine “sportiva” dei robot, siamo agli albori di una nuova rivoluzione tecnologica, destinata ad avere effetti dirompenti sull’organizzazione del lavoro e sugli equilibri geopolitici prima di tutto ma anche sui nostri sistemi percettivi e sul nostro immaginario. Perché la corsa per l’utilizzo dei robot umanoidi - automi a forma di esseri umani, con testa, busto, braccia e gambe - è già iniziata. E a competere, in una sfida che si preannuncia decisiva per il futuro dell’egemonia mondiale, sono - neanche a dirlo - Stati Uniti e Cina. Soltanto i due giganti hanno al momento le (immense) risorse, le competenze scientifiche e gli apparati produttivi e tecnologici per giocare la partita e spartirsi una torta che, secondo Goldman Sachs, varrà 38 miliardi di dollari entro il 2035. Per Citibank, da qui al 2050, il mondo ospiterà ben 648 milioni di esemplari. Come ha scritto la rivista Foreign Policy, «la competizione per la leadership nel campo dei robot umanoidi potrebbe essere la gara tecnologica più importante dei prossimi decenni».
Sui campi di calci, nonostante i progressi dei robot, Messi e Ronaldo restano irraggiungibili.
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