Runner: quando arrivare è già la vittoria della vita

In “Final finishers” le storie di chi taglia dopo ore il traguardo della maratona di New York. Il regista Valdez: «Il coraggio e la determinazione, bellezza da celebrare»
July 20, 2025
Runner: quando arrivare è già la vittoria della vita
- | Corridori amatoriali alla maratona di New York
Le librerie delle piattaforme di streaming hanno una vasta raccolta di documentari sportivi che celebrano le imprese dei volti più noti dello sport mondiale: dai campioni del tennis che si raccontano davanti alle telecamere in Break point, a The last dance, la storia dei Chicago Bulls di Michael Jordan, è facile facendo zapping inciampare in qualche super star che ha scritto la storia dello sport grazie a performance stupefacenti e irripetibili. Per una volta invece, grazie alla collaborazione tra la non profit New York Road Runners (ente sportivo che organizza di più di sessanta gare su territorio statunitense, tra cui la maratona di New York) e Tribeca Studios, viene raccontata la storia di persone comuni, identificabili con noi stessi, che grazie alla loro resilienza hanno portato a termine, in questo caso, una maratona. Il documentario presentato al Tribeca Film Festival si intitola Final Finishers e cattura l’emozione pura degli istanti finali della maratona newyorchese, mentre gli ultimi runner tra decine di migliaia di corridori tagliano il traguardo. Questi corridori, spesso trascurati, sono il cuore dello spirito inclusivo dell’evento, completando gli estenuanti quarantadue chilometri dopo il tramonto, acclamati da volontari, funzionari di gara e tifosi. A differenza di molte altre grandi maratone che estromettono dal percorso i partecipanti più lenti, la maratona di New York permette ai runner di arrivare al proprio ritmo, trasformando Central Park in una festa che onora il percorso di ogni partecipante. «Ci sono migliaia di storie incredibili sulla linea di partenza di ogni gara», afferma Rob Simmelkjaer, ceo dei New York Road Runners. «Il nostro obiettivo è raccontare le storie più avvincenti, con il supporto di partner creativi come Tribeca Studios, e così facendo, ispirare milioni di persone a sperimentare il potere trasformativo della corsa nelle loro vite e nelle loro comunità». Diretto da Rudy Valdez, regista vincitore di due Emmy Award, il documentario di trenta minuti racconta la storia stimolante di corridori mentre gareggiano per trionfi personali piuttosto che per record. «Sono sempre stato attratto dalle persone e dalle storie che di solito passano inosservate », racconta il regista. Persone che lottano con tutte le loro forze per raggiungere il traguardo, anche quando nessuno le guarda. La pellicola parla di questa lotta, parla di resilienza, di scegliere di credere in sé stessi, anche e specialmente quando tutto intorno dice che non si dovrebbe. I podisti non stanno solo terminando una gara; stanno mantenendo una promessa fatta a sé stessi. «Realizzo film come questo perché credo che ci sia un’incredibile bellezza e potenza in quella scelta, in quel coraggio silenzioso e determinato. Merita di essere visto e merita di essere celebrato». Tra i personaggi che spiccano nel documentario c’è Janelle Hartman, una sessantaduenne del Queens che ha completato la maratona nel 2018 con un tempo di quasi undici ore, arrivando ultima in quell’edizione. La sua storia illustra gli ostacoli emotivi che molti runner affrontano prima ancora di mettere piede sul percorso. Ha parlato apertamente della lotta contro l’insicurezza e l’immagine corporea, ricordando agli aspiranti runner che rincorrere le condizioni perfette può significare perdere la possibilità di raggiungere un obiettivo che può cambiarti la vita. C’è poi Michael Ring, sessantunenne, che ha dimostrato una straordinaria resilienza durante tutta la sua vita. Dopo la scoperta di una rara ma-lattia diagnosticata nel 2014, ha dovuto affrontare notevoli difficoltà fisiche, ma non si è scoraggiato. L’impegno di Michael per la comunità dei podisti è evidente: ha completato trentatré maratone, tra cui venti maratone di New York consecutivamente. Se solo gli atleti più veloci spiccano sulle prime pagine dei giornali, a volte sono proprio queste storie che possono essere fonte di ispirazione per chi si affaccia al mondo del running: oltre la metà dei partecipanti si identifica come runner occasionale, motivo per cui negli ultimi anni sono aumentati gradualmente. «Raggiungere il traguardo, non importa quante ore ci vogliano, può cambiarti la vita», ha detto Meb Keflezighi, vincitore della Maratona di New York del 2009 e della Maratona di Boston del 2014, alla première del film lo scorso giugno. Final Finishers è un documentario potente e umano che ribalta i cliché dello sport professionistico, celebrando la fatica, la resilienza e il cuore di chi “semplicemente” finisce la maratona, ma alla fine dimostra cosa significa davvero correre. Ognuno coi propri tempi e motivazioni.

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